16 luglio 2007

L'estate solidale dei giovani

Dai campi della legalità di Libera e Legambiente alle occasioni internazionali
Un'esperienza per mettere in moto le migliori energie. A partire soprattutto le ragazze
di Federico Pace
Migliaia nei campi di lavoro
Per molti è il primo viaggio. La prima estate lontano da casa. Per altri è l'unico modo per entrare in contatto con un ambiente internazionale e scoprire un luogo immaginato a lungo. Per tutti è il modo migliore per dare una mano, in un periodo di vacanza, a chi ha bisogno. Non si tratta di solo turismo. Né di solo lavoro. Ma di qualcosa che ha un po' dell'uno e dell'altro e che vale molto di più delle due cose messe assieme. Trascorrere un paio di settimane della propria estate in un campo di lavoro vuole dire avvicinarsi a un'esperienza difficile da classificare in cui si mettono in moto energie sconosciute prima di tutti a se stessi.
Molte sono le opportunità in Italia, nel Sud e nel Nord del mondo e se è vero che a partire sono soprattutto le ragazze, tanto che nei campi a esaurirsi prima sono quasi sempre i posti destinati a loro, anche i ragazzi non si tirano indietro. Si aiuta a costruire una scuola, si combatte contro il bracconaggio, si fa qualcosa per proteggere le specie animali. E intanto, mentre per cinque o sei ore al giorno ci si dà da fare anche in piccoli gesti quotidiani come cucinare o pulire un sentiero di una riserva ambientale, cresce la consapevolezza di quel che accade sul pianeta.
I campi della legalità. Tanti i giovani che ogni estate si impegnano per fare qualcosa di utile per gli altri, per l'ambiente, per la pace, per la memoria storica e per l'arte. Le destinazioni sono le più disparate. Dalla Mongolia alla Siria. Dal Canada fino alla Sicilia (vedi 20 link). E' proprio dall'isola tormentata che può partire il percorso ideale delle scelte possibili. Dai terreni di Corleone, Monreale, Mesagne, Gioia Tauro e Castelvetrano, da quelle terre che prima erano in mano alle famiglie Riina, Liggio e Brusca e dove ora invece lavorano tante cooperative. In queste terre l'associazione Libera insieme a Legambiente organizza anche questa estate i campi della legalità. "Per noi la legalità - ha detto Don Ciotti - è la saldatura tra responsabilità e giustizia. Tutti dobbiamo fare la nostra senza aspettare". Il primo campo nella Piana degli Albanesi è partito qualche anno fa. Ora le cose sono cresciute e questa estate si aspettano più di mille giovani nelle diverse strutture sparse per l'Italia. Non solo in Sicilia ma anche in Piemonte, Puglia, Calabria, Campania e Sardegna.
Quelli che vengono aiuteranno gli operatori delle cooperative agricole e sociali a produrre farina, pasta, vino, legumi o passata di pomodoro. Ma non si tratta solo di questo. "Partecipare è una testimonianza da parte di tutti a questa battaglia contro la mafia. I volontari che sceglieranno questi campi - ci ha spiegato Luca Gallerano di Legambiente (leggi l'intervista) - avranno la possibilità di lavorare a fianco dei ragazzi delle cooperative di Libera. Ma ci saranno anche dei momenti di incontro e di formazione, dove i ragazzi delle cooperative spiegheranno come è nata Libera e come si è arrivati all'espropriazione dei terreni ai mafiosi. La mafia non viene sconfitta dall'oggi al domani, non basta toglierle un campo".
La difesa dell'ambiente. Fino a settembre sono molte le opportunità legate anche alla tutela ambientale. In Italia e all'estero. Dalle vette più alle alte fino alle profondità marine (vedi le offerte di Legambiente). Un campo di Legambiente per la fine di luglio si tiene nel Parco Naturale delle Prealpi Giulie. Si dorme in una ex canonica e tra declivi e boschi, vette dolomitiche, camosci e stambecchi, i partecipanti lavoreranno soprattutto al ripristino ambientale di un'area nelle vicinanze del rifugio dove in passato erano stati abbandonati dei rifiuti. Un altro campo è quello nell'Area Marina Protetta Capo Gallo Isola delle Femmine in Sicilia dove i volontari, dopo un breve corso formativo, saranno impegnati nel censimento di specie ittiche.
Le mete internazionali e i diritti umani. Ma non solo Italia. Lo Sci, il Servizio civile internazionale, organizza per quest'anno più di seicento campi di lavoro in oltre sessanta nazioni diverse. Un'offerta importante visto che per alcuni, quello del campo di lavoro, è l'unico modo per aprirsi a un ambiente internazionale. Si va dal campo in Colorado nel Mission Wolf Sanctuary, un rifugio per lupi in cattività, all'isola Vanuatu nel sud dell'Oceano Pacifico (vedi le offerte dello Sci). Le mete più desiderate dai ragazzi e dalle ragazze sono quelle che un po' meno ti aspetti. Quest'anno, dicono dallo Sci, a tirare di più è soprattutto l'Islanda dove vengono organizzati più di cinquanta campi, soprattutto quelli ambientali e quelli legati ai festival culturali. Quanto al tipo di attività, negli ultimi anni i campi internazionali più richiesti sono quelli legati alla difesa dei diritti umani, dei rifugiati e delle minoranze etniche. Dalla Serbia alla Polonia. Dalla Siria all'Ucraina.
Vicini alle comunità locali. Fare un campo di lavoro vuol dire anche riuscire ad entrare meglio all'interno della realtà locale con cui si viene a contatto. "Questa esperienza - dice Mauro Carta dello Sci - è molto più gratificante di un viaggio normale. Si conosce meglio la comunità locale, si vive all'interno di un contesto che permette la conoscenza diretta con il posto. E poi c'è il valore aggiunto di farlo con volontari di tutto il mondo. Si condividono esperienze con coetanei che vengono dall'Africa o dagli Stati Uniti o da qualsiasi altro paese europeo".
Impegno e responsabilità. Ad ogni modo chi sceglie di trascorre parte del suo tempo in un campo lavoro deve sapere che è un'attività che richiede attenzione. Un campo di lavoro "è un impegno dove è necessario essere responsabili - spiega Carta -. Si deve essere flessibili e predisposti a risolvere problemi con il dialogo. Si deve essere pronti ad imparare. E' difficile collocare un'esperienza di questo tipo. Certo è che si deve essere dotati di una certa sensibilità ed essere aperti all'aspetto dello scambio di culture. E' bene conoscere un minimo di inglese ma quello che è più importate è avere la voglia di farsi capire e essere pronti e avere la volontà di risolvere problemi". Anche da qui si può partire per imparare l'arte della tolleranza e sconfiggere la pratica del fanatismo. Anche da qui si può partire per imparare a dialogare con chi appartiene a culture diverse.
«La Repubblica» del 18 giugno 2007

Nessun commento:

Posta un commento