13 febbraio 2007

Dalle critiche agli elogi: la doppia faccia di Vittorini

I documenti della Fondazione Mondadori rivelano il cambiamento di opinione dello scrittore
Di Paolo Di Stefano
Nel ‘59 bocciò il «Tamburo» di Grass, dopo il successo lo definì «ricchissimo»
Scavando negli archivi editoriali per andare alla ricerca di una testimonianza che chiarisse inequivocabilmente il caso Bompiani-Grass (di cui si è parlato ieri sul Corriere), sono venute fuori carte di non secondario interesse. La Fondazione Mondadori è una miniera di documenti su cui si potrebbe rifare buona parte della storia non solo dell’editoria ma della cultura italiana del secondo Novecento. Chi sapeva, per esempio, che Elio Vittorini, dopo aver bocciato Pasternak e Tomasi di Lampedusa, aveva scartato per la pubblicazione presso Mondatori anche Il tamburo di latta su cui gli editori europei, appena uscito lo scandaloso romanzo di Grass nel ‘59, si stavano precipitando? L’episodio non è segnalato da Gian Carlo Ferretti nel suo L’editore Vittorini del 1992. Ma una scheda di lettura firmata dallo stesso Vittorini per la casa editrice milanese e datata 5 giugno 1959, a proposito di «Die Blechtrommel» (il romanzo d’esordio di Grass), recita: «Tentativo riuscito a metà. Intenzioni di arte prestigiosa poi realizzate per un quarto appena. Comunque noioso e velleitario. I pareri di entrambi i consulenti concordano. Possiamo perciò scartate tranquillamente». I due consulenti che avevano espresso il giudizio negativo, su cui Vittorini baserà la sua sentenza definitiva, sono Bruno Maffi, dirigente del Partito Comunista Internazionale e fedelissimo di Bordiga oltre che lettore per la Mondadori, e la germanista e traduttrice Lavinia Mazzucchetti. Maffi definisce Grass uno scrittore «ultrabrillante», «uno stregone della lingua e della fantasia, un tecnico del gioco, dell’arte come bizzarra combinazione di immagini»: ma ritiene che «il gioco è troppo scoperto per non stancare», l’intreccio «uno scherzo gratuito, il prodotto di una fantasia molto più meccanicamente abile che profonda». La Mazzucchetti, che si dichiara ironicamente una lettrice «preistorica» quasi a voler mettere le mani avanti, sconsiglia l’editore «da ogni idea di acquisto»: si tratta, secondo lei, di un libro «noioso, disgustante, supertedesco, barocco, superfluo», chiamandolo ironicamente «La trombetta». Ora, può darsi che il parere di Vittorini tenesse conto esclusivamente delle letture negative dei due consulenti, ma la decisione di «scartare tranquillamente» il romanzo si rivelerà precipitosa. Già nel febbraio ‘61, infatti, il direttore editoriale Vittorio Sereni sollecita un’opzione per il secondo annunciato libro di Grass («Kartoffelschale», che uscirà nel ‘63 in Germania con il titolo «Hundejahre» e nel ‘66 come Anni di cane da Feltrinelli) e tornerà alla carica per il terzo («Katz und Maus», che in realtà verrà anticipato e tradotto nel ‘64 da Feltrinelli con il titolo Gatto e topo). Su quest’ultimo, in risposta a Sereni, si scatena ancora la Mazzucchetti il 13 ottobre ‘61, tornando su quella «geniale porcheria» che era Il tamburo di latta, un romanzo «vuoto e ripugnante e monotono nelle sue morbosità esibizionistiche». E sconsigliando nuovamente tutti i romanzi del «bluffista» Grass: «Ho pregato amici giovani di venire fra 30 anni sulla mia tomba a confermarmi che nel frattempo Grass è già dimenticatissimo». A proposito di Gatto e topo aggiunge, a scanso di equivoci: «Siamo nella stessa Danzica, nello stesso puzzolente ambiente. Tra studenti sporcaccioni (...). Se il romanzo fosse libero, naturalmente direi di pubblicarlo (sperando che la censura non imponga tagli) ma spero siate esonerati da questo onore». Non si può escludere che la Mazzucchetti avesse qualche ragione sulla qualità dei suoi romanzi, ma è pur vero che nel ‘99 l’autore del «Trombetta» sarebbe diventato Premio Nobel, smentendo le profezie dell’attenta lettrice. Fatto sta che la Mondadori non si dà pace, perché il rumore attorno al giovane scrittore tedesco è assordante (specialmente per gli scandali provocati dai prestigiosi premi letterari assegnatigli e dai litigi delle giurie). Tanto che Vittorini il 28 novembre 1961 sembra aver cambiato parere: «Intanto Grass raccoglie allori. Io ho appena letto in francese (Ed. Seuil) Il tamburo di latta e l’ho trovato di ricchissima lettura, e considero un peccato che non si possa essere noi a farlo conoscere in Italia (in Medusa)». Forse non sapeva che il libro era già stato stampato due volte: da Bompiani (e gettato al macero) e da Feltrinelli (un mese prima), che si apprestava a farlo uscire.
«Corriere della sera» del 9 febbraio 2007

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