29 gennaio 2007

Organi in vendita business mondiale

In Cina gli organi di un condannato a morte possono venire utilizzati se il prigioniero acconsente. L'accusa: uccisioni programmate per rispondere alle esigenze del mercato. Amnesty: ogni anno 10mila esecuzioni con conseguente trapianto
di Nello Scavo
Il campionario ha tariffe variabili: 62 mila dollari per un rene, 15 mila i polmoni, 30 mila una cornea. Tutto compreso: espianto, trasporto, impianto. Quattrini, beninteso, che vanno all'intera «organizzazione», perché i donatori o sono morti (non di rado uccisi apposta) o incassano poche migliaia di euro. Il preventivo però è variabile: dipende dalla disperazione del venditore, dalla cassaforte del compratore, dal costo della logistica (mediatori, chirurghi, cliniche private) e soprattutto da quanto è alto il rischio di finire in galera.
Il consenso del "donatore" non è indispensabile. In Cina sarebbe obbligatorio, se non fosse che i cadaveri dei condannati a morte vengono nascosti perfino ai familiari e nessuno sa se vengono sepolti interi o sezionati. In India la vita di un bambino povero spesso non vale quanto quella di uno a cui è capitata la fortuna di nascere da famiglia ricca, ma con la sventura di una qualche disfunzione. E che importa se per salvare il proprio rampollo è necessario "sopprimere" uno di quei chiassosi bimbi di infima casta. Quello del traffico illegale di organi umani è un viaggio tra i "non so", i forse, le prevedibili omissioni. C'è solo una voce nitida: è "il silenzio degli innocenti".
Il caso Iran. Pochi lo sanno ma quello di Teheran è l'unico governo al mondo ad aver legalizzato e gestito la compravendita di organi umani, in particolare reni. Il "donatore" deve manifestare la propria volontà alle autorità. Una volta raggiunto l'accordo lo Stato riconosce al "venditore" un compenso di circa 1.000 dollari, ma il prezzo dell'organo viene maggiorato delle spese sanitarie che deve pagare il ricevente, che per legge non può essere uno straniero. I ricercatori dell'Hashemi Nejad kidney Hospital di Teheran hanno recentemente sostenuto che il «modello iraniano del trapianto di rene» è un sistema «ben controllato», che ha portato al «totale abbattimento delle liste di attesa». Più volte però l'Associazione mondiale dei Trap ianti ha risposto con sette parole: «Condanniamo qualunque pratica di compravendita degli organi». Si stima che ad oggi oltre 20.000 reni sono stati trapiantati con questa procedura.
Il "suk" asiatico. Notizia di dieci giorni fa: in India la polizia ha arrestato un ricco uomo d'affari, Moninder Singh, ed il suo cameriere, Surendra Kholi. Gli agenti hanno scoperto nella villa di Singh una serie di strumenti chirurgici, tra i quali diversi bisturi. La casa degli orrori era organizzata come una macelleria, con un retrobottega da far perdere il sonno: in un cortile i poliziotti hanno rinvenuto i resti di 17 bambini (11 maschi e 6 femmine) disposti nello stesso modo con cui gli ospedali organizzano lo smaltimento dei rifiuti speciali. Le autorità hanno accertato che i corpicini erano stati sezionati da mano esperta, molti mancavano degli organi interni. Entrambi gli imputati hanno confessato: la maggior parte dei bambini sono stati strangolati. All'appello mancano altri 21 ragazzini della stessa zona, scomparsi negli ultimi tre anni. Interi villaggi dell'India più povera sono diventati come bazar dove trovare "pezzi di ricambio". Arrivano malati dall'Europa, dagli Usa, ma anche dall'India più benestante e sono pronti a pagare in contanti. Nel 1994 la pratica è stata messa fuori legge. In realtà i controlli sono blandi, come dimostra la cronaca. Non lontano, in Pakistan, si vendono oltre 6.500 reni l'anno. In Afghanistan sono in corso indagini su alcuni centri clinici che al tempo dei talebani avrebbero fornito supporto di personale e di attrezzature ai trafficanti di organi.
Ma è la Cina ad essere considerata al vertice anche di questo turpe "business". Una norma del 1984 stabilisce che gli organi dei condannati a morte possono venir utilizzati per il trapianto se il prigioniero da il suo consenso (che certo i carcerieri sanno come ottenere). Tutto deve essere fatto in segretezza. Le esecuzioni verrebbero programm ate proprio per andare incontro alle esigenze del mercato, anche se nelle ultime settimane - considerato il contraccolpo all'immagine internazionale - il governo di Pechino ha ordinato una stretta. Secondo Amnesty International ogni anno sono circa 10 mila le esecuzioni con conseguente espianto.
Misteri in Sudamerica. Da informazioni raccolte dai padri Mercedari, nel 2005 in Colombia sono state "esportate" più di mille cornee in vari paesi del mondo, «per una cifra - è la stima dei Mercedari - pari a un miliardo di dollari». Anche tra i bambini del Brasileci sono vittime di questo mercato. La magistratura carioca è riuscita ad accertare casi di piccoli prima adottati, poi misteriosamente scomparsi: inghiottiti dai "Barbablu" del nostro tempo.
Allarme negli Usa. Neanche gli Stati uniti sfuggono ai "ladri di organi". Un macabro traffico di cadaveri è stato scoperto l'anno scorso: ossa e tessuti illegalmente prelevati negli obitori di Brooklyn venivano "conservati" in un laboratorio di biotecnologie del New Jersey e da qui trasferiti in decine di ospedali americani, dove sono stati impiantati su centinaia di inconsapevoli pazienti. La vicenda, su cui ancora si indaga, ha ramificazioni internazionali perché i resti umani fuorilegge sono stati venduti anche in Canada (in Ontario, British Columbia e Alberta) e potrebbero aver viaggiato fino all'Asia e all'Europa. La procura di Brooklyn e l'ufficio del medico legale di New York negli ultimi mesi hanno esumato cadaveri da cimiteri, accertando che per poter intervenire illegalmente bisognava pagare alle agenzie di pompe funebri dai 500 ai mille dollari. Sotto i ferri era finito perfino Alistair Cooke, l'intellettuale inglese che ogni giorno trasmetteva per la Bbc la sua "Lettera dall'America".
Europa senza «barriere». Recenti indagini sul territorio dell'Unione europea hanno permesso di aggiornare il "borsino" nero: i venditori, in gran parte moldavi o bulgari, vendo no un rene per 1.900-3.800 euro; i compratori se lo fanno impiantare, specie in Turchia, per 100 mila-180 mila euro. In Albania si è sviluppato un importante giro di sfruttamento, mentre in Bulgaria un ospedale di Sofia è accusato di aver coperto un traffico clandestino, in particolare di reni, ceduti da pazienti stranieri per un prezzo di 15 mila dollari e poi impiantati in ricchi malati, provenienti soprattutto dall'estero. I beneficiari si facevano impiantare organi acquistati da russi, ceceni, georgiani e moldavi, fatti passare come parenti, ha confermato il ministero della Sanità. L'ospedale fatturava 15 mila dollari per ogni operazione: non è stato precisato quanto dell'ammontare finisse nelle tasche dei donatori-finti parenti.
Orrore d'Africa.I racconti delle suore di Santa Maria gelano il sangue. Da tempo le religiose denunciano (portando raccapriccianti prove fotografiche) il ritrovamento in Mozambico di cadaveri di bambini senza fegato, pancreas, cuore, occhi, organi sessuali. Le indagini sono lentissime, e ai pochi finiti in carcere è consentito di pagare una cauzione per tornare liberi. Le autorità del Paese hanno ammesso che le sparizioni sono avvenute in particolare nella città di Maputo, ma sul presunto traffico di organi gli inquirenti minimizzano.
«Avvenire» del 28 gennaio 2007

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