Dalla A al calcio minore, la svolta di Borriello e di quelli che fanno «downshifting», rinunciano per guadagnare «in vita». L’esperto: «È un gesto coraggioso, sfida le aspettative»
di Elvira Serra
Quando martedì si è diffusa la notizia che Marco Borriello aveva firmato il contratto con l’Union Deportiva Ibiza, la ripescata della Segunda División B (che corrisponde alla serie C italiana) qualcuno su Twitter ha aggiornato la classifica personale di chi avrebbe voluto essere, mettendo l’attaccante napoletano al primo posto. Tutta invidia maschile per le fortune sentimentali dell’ex calciatore di Milan-Juve-Roma-Cagliari (è ormai nella storia dell’antidoping la difesa dell’allora fidanzata Belen Rodriguez dopo che lui risultò positivo ai test; gli smemorati cerchino su Google). Ma in quelli che commentavano il nuovo ingaggio forse c’era anche un pizzico di ammirazione per un uomo che ha avuto il coraggio di fare downshifting, di scalare la marcia, rinunciando a qualcosa per guadagnarne un’altra.
Gli altri che hanno «scalato»
Borriello, in fondo, avrebbe potuto giocare un altro anno in A e segnare così i quattro gol che gli mancavano per raggiungere quota 100. Invece, a sorpresa, ha scelto la sfida spagnola: vincere il campionato, magari portare l’Ibiza in Liga, e scrivere la sua pagina di storia con gli infradito. Forse lo raggiungerà Antonio Cassano. E così sarebbero in due. Non soli, nella decisione di arretrare per vincere, non per forza una coppa. Molto più in piccolo, il fumettista Matteo Bussola a 35 anni decise di lasciare il lavoro di architetto per guadagnare sicuramente meno, ma passare più tempo in casa con le figlie: dalla sua nuova vita è nato un fortunato libro con Einaudi, Notti in bianco, baci a colazione, tradotto in Francia, Spagna, Germania e Stati Uniti. E il manager Simone Perotti, che dieci anni fa ha mollato il posto di manager per girare il mondo in barca, oggi 52enne nella sua bio online scrive: «Per vivere faccio qualunque cosa solo quando ho bisogno di soldi, cioè raramente perché vivo con poco. Ho pitturato case, preparato aperitivi, fatto la guida per turisti americani, fatto conferenze. Vendo le mie sculture e i miei “pesci” di ardesia e legno antico».
Il coraggio della lentezza
Daniele Trevisani, specializzato in formazione aziendale, coaching e counseling, non teme di scatenare ilarità dicendo che la decisione di Borriello è «spirituale». Anzi, la difende proprio perché si svolge a Ibiza. «Lì il calciatore può praticare una vita con abitudini quotidiane molto più allentate rispetto a quelle che avrebbe avuto in una squadra russa o cinese o araba. Soprattutto, Borriello ha scelto un life script, un copione di vita, che non è stato scritto da nessuno». Questo per Trevisani, autore di Psicologia della libertà, è un gesto molto coraggioso. Lui di norma ha a che fare con dirigenti e imprenditori che non riescono a uscire dalle modalità on o off: «Alternano il lavoro massacrante a periodi di isolamento totale, senza mai trovare un equilibrio».
Bisogno diffuso di nuovi valori
Fabio Introini, che è ricercatore di sociologia alla Cattolica di Milano, osserva una necessità diffusa di ridisegnare le priorità. «Per quelli come Borriello è più facile dire rallento, ma in generale i valori dominanti del tardo capitalismo hanno un po’ stancato: la nuova idea di benessere passa per la riscoperta della dimensione sociale. Ne sono prova le social street, le comunità di cittadini che abitano nella stessa strada e che hanno come principale obiettivo l’inclusione, la socialità e la gratuità». Avanguardie che sono la spia di un cambiamento che è già un orizzonte reale per le nuove generazioni. Perché, analizza Introini, «sono quelle che hanno risentito di più della crisi, e hanno il desiderio di riscoprire valori diversi, post individualisti. Sono naturalmente più rilassati di noi».9 agosto 2018
Gli altri che hanno «scalato»
Borriello, in fondo, avrebbe potuto giocare un altro anno in A e segnare così i quattro gol che gli mancavano per raggiungere quota 100. Invece, a sorpresa, ha scelto la sfida spagnola: vincere il campionato, magari portare l’Ibiza in Liga, e scrivere la sua pagina di storia con gli infradito. Forse lo raggiungerà Antonio Cassano. E così sarebbero in due. Non soli, nella decisione di arretrare per vincere, non per forza una coppa. Molto più in piccolo, il fumettista Matteo Bussola a 35 anni decise di lasciare il lavoro di architetto per guadagnare sicuramente meno, ma passare più tempo in casa con le figlie: dalla sua nuova vita è nato un fortunato libro con Einaudi, Notti in bianco, baci a colazione, tradotto in Francia, Spagna, Germania e Stati Uniti. E il manager Simone Perotti, che dieci anni fa ha mollato il posto di manager per girare il mondo in barca, oggi 52enne nella sua bio online scrive: «Per vivere faccio qualunque cosa solo quando ho bisogno di soldi, cioè raramente perché vivo con poco. Ho pitturato case, preparato aperitivi, fatto la guida per turisti americani, fatto conferenze. Vendo le mie sculture e i miei “pesci” di ardesia e legno antico».
Il coraggio della lentezza
Daniele Trevisani, specializzato in formazione aziendale, coaching e counseling, non teme di scatenare ilarità dicendo che la decisione di Borriello è «spirituale». Anzi, la difende proprio perché si svolge a Ibiza. «Lì il calciatore può praticare una vita con abitudini quotidiane molto più allentate rispetto a quelle che avrebbe avuto in una squadra russa o cinese o araba. Soprattutto, Borriello ha scelto un life script, un copione di vita, che non è stato scritto da nessuno». Questo per Trevisani, autore di Psicologia della libertà, è un gesto molto coraggioso. Lui di norma ha a che fare con dirigenti e imprenditori che non riescono a uscire dalle modalità on o off: «Alternano il lavoro massacrante a periodi di isolamento totale, senza mai trovare un equilibrio».
Bisogno diffuso di nuovi valori
Fabio Introini, che è ricercatore di sociologia alla Cattolica di Milano, osserva una necessità diffusa di ridisegnare le priorità. «Per quelli come Borriello è più facile dire rallento, ma in generale i valori dominanti del tardo capitalismo hanno un po’ stancato: la nuova idea di benessere passa per la riscoperta della dimensione sociale. Ne sono prova le social street, le comunità di cittadini che abitano nella stessa strada e che hanno come principale obiettivo l’inclusione, la socialità e la gratuità». Avanguardie che sono la spia di un cambiamento che è già un orizzonte reale per le nuove generazioni. Perché, analizza Introini, «sono quelle che hanno risentito di più della crisi, e hanno il desiderio di riscoprire valori diversi, post individualisti. Sono naturalmente più rilassati di noi».9 agosto 2018
«Corriere della sera» del 29 agosto 2018
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