Il commento
di Marco Imarisio
L’assoluzione rimette le cose nel loro ordine naturale
Meno male che è finita. Nell’unico modo possibile, se si analizzano le carte e non si cade nella logica delle opposte tifoserie. Erri De Luca, imputato di istigazione a delinquere dalla procura di Torino che per lui aveva richiesto 8 mesi di pena per via di due interviste del 2013 (quando in Val di Susa la tensione era alta) nelle quali lo scrittore napoletano faceva l’elogio del sabotaggio contra la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, altrimenti detta Tav, è stato assolto, al termine di un processo che mai si sarebbe dovuto fare.
Formula piena, il fatto non sussiste. L’eco della vicenda aveva da tempo superato i confini italiani. Intellettuali ed esponenti della società civile italiana e soprattutto francese avevano lanciato campagne di solidarietà con l’autore, che ha scritto anche un libro sul processo che lo riguarda.
Secondo De Luca e i suoi molti sostenitori, in gioco c’era la libertà di espressione cara a Voltaire. Per la procura di Torino si trattava invece di verificare se era stato commesso un reato a mezzo stampa, applicando un codice penale che non prevede deroghe, neppure per gli scrittori. L’assoluzione rimette le cose nel loro ordine naturale. L’aula del tribunale non era il luogo giusto per pesare le opinioni di uno scrittore. Tanto più che il nesso tra causa, le parole di De Luca, e l’effetto, atti di sabotaggio al Tav successivi alle sue dichiarazioni, era impossibile da dimostrare. Altra cosa è l’impunità assoluta rivendicata da De Luca in quanto scrittore. I nostri atti, e le nostre parole, di tutti, anche degli intellettuali, ci seguono. La parola è libera ma non deve essere irresponsabile. Vale per tutti. Anche per Erri De Luca.
Formula piena, il fatto non sussiste. L’eco della vicenda aveva da tempo superato i confini italiani. Intellettuali ed esponenti della società civile italiana e soprattutto francese avevano lanciato campagne di solidarietà con l’autore, che ha scritto anche un libro sul processo che lo riguarda.
Secondo De Luca e i suoi molti sostenitori, in gioco c’era la libertà di espressione cara a Voltaire. Per la procura di Torino si trattava invece di verificare se era stato commesso un reato a mezzo stampa, applicando un codice penale che non prevede deroghe, neppure per gli scrittori. L’assoluzione rimette le cose nel loro ordine naturale. L’aula del tribunale non era il luogo giusto per pesare le opinioni di uno scrittore. Tanto più che il nesso tra causa, le parole di De Luca, e l’effetto, atti di sabotaggio al Tav successivi alle sue dichiarazioni, era impossibile da dimostrare. Altra cosa è l’impunità assoluta rivendicata da De Luca in quanto scrittore. I nostri atti, e le nostre parole, di tutti, anche degli intellettuali, ci seguono. La parola è libera ma non deve essere irresponsabile. Vale per tutti. Anche per Erri De Luca.
«Corriere della sera» del 19 ottobre 2015
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