di di Giulia Taddeo
Per provare a raccontare più da vicino cosa fa un ufficio stampa niente è meglio che mettere sotto la lente d’ingrandimento un caso: la storia di un autore e dei suoi due esordi nella letteratura per bambini e ragazzi.Ogni strategia di comunicazione è un azzardo, una scommessa. Da dove iniziare allora a costruire questa scommessa? A cosa dare più peso? Alla forza del marchio editoriale per cui esordiva o alla sua fama nel suo ambiente di elezione?
L’autore (lo diciamo subito, è Tito Faraci) con cui lavorare difatti non era un semplice esordiente nel mondo della narrativa per l’infanzia. Era un noto sceneggiatore italiano, un’autorità nel suo genere, creatore delle storie di personaggi che, anche grazie a lui, erano entrati nella leggenda. Ma io dovevo occuparmi della promozione del suo libro, non della sua nuova sceneggiatura. E, per di più, il libro non era rivolto al suo pubblico affezionato.
Comunicare i libri per ragazzi è un’impresa particolarmente complessa perché è una operazione mediata. Tranne rare eccezioni, i nostri messaggi promozionali non sono rivolti al vero pubblico di lettori, cioè i bambini o i ragazzi, ma a degli intermediari, che siano i loro familiari o insegnanti.
Dopo due anni da quel libro l’autore in questione è tornato a pubblicare per la casa editrice in cui lavoro e stavolta tirava fuori la sua anima più dark: un romanzo di formazione in chiave horror, sulla scia del grande Stephen King, per i lettori adolescenti e, non secondariamente, per il pubblico delle sue storie. Non troppo paradossalmente, visto che si rivolgeva ad un nuovo target, si trattava di un nuovo esordio da comunicare. Ma stavolta le carte da giocare erano altre e più promettenti.
Infatti, nel frattempo, l’autore in questione era divenuto anche una twitstar, ossia una star di Twitter. Quindi, per la prima volta nel mio lavoro, anche la comunicazione sul web 2.0 acquistava centralità nel piano di comunicazione del libro e del suo autore.
Con la diffusione massificata dei social, anche tra le celebrities letterarie, si è verificata una rivoluzione copernicana per il mio lavoro: non solo i lettori possono trasformarsi in critici e esprimere pubblicamente il loro parere sulle loro letture, condividendolo direttamente con i loro contatti, ma pure la distanza tra lettore, autore ed editore è stata praticamente spazzata via, visto che i canali di comunicazione web 2.0 permettono loro di essere in contatto diretto e costante, senza più il filtro dei mezzi di comunicazione tradizionali.
Questi cambiamenti hanno obbligato gli uffici stampa dapprima a monitorare, e, in un secondo momento, a provare a gestire anche questo tipo di medium, in vista di una comunicazione più efficace dei libri, che potesse parlare direttamente al suo pubblico ideale di lettori.
Una strategia di questo tipo è quella che ho scelto di adottare per il lancio del secondo libro, o meglio, del nuovo esordio dello sceneggiatore. Accanto alla comunicazione con i media tradizionali, in cui stavolta la sua fama e il suo talento hanno avuto maggiore centralità visto che si rivolgeva ad un pubblico pressoché coincidente con quello dei lettori delle sue altre storie, insieme a lui ho scelto di dare importanza alla comunicazione on-line, organizzando chat su Twitter con i suoi «follower» più incuriositi dal vederlo nella sua nuova veste di scrittore di libri. Ciò ha innescato un circolo virtuoso non solo accrescendo la sua popolarità per il suo essere affabile e complice con i suoi lettori, ma dando visibilità anche alla casa editrice e alla collana per i cui tipi usciva il libro in questione.
Il risultato è stato di successo perché grazie alla qualità della sua scrittura il libro ha ricevuto sia da parte della stampa tradizionale sia da parte dei lettori on-line un’ottima accoglienza e lo sceneggiatore può da allora definirsi anche uno scrittore. E per acclamazione pubblica.
Al di là del fatto che si tratti di una storia di successo ho voluto portare questo esempio per dimostrare come i due libri, anche se di uno stesso autore, abbiano imposto una strategia di comunicazione diversa, su misura e che essere un professionista della scrittura non equivalga ad essere un autore. E’ quest’ultimo uno status che va conquistato: sicuramente con la qualità dell’opera, ma pure attraverso la cornice che quelli che fanno il mio mestiere gli costruiscono attorno. Si tratta, in altre parole, di “chiavi di lettura” con cui interpretare lui e la sua opera.
Lo sceneggiatore nel frattempo ha scritto un altro libro che ha avuto grande successo di critica, dentro e fuori dalla Rete. Non ci resta che aspettare allora il prossimo…
L’autore (lo diciamo subito, è Tito Faraci) con cui lavorare difatti non era un semplice esordiente nel mondo della narrativa per l’infanzia. Era un noto sceneggiatore italiano, un’autorità nel suo genere, creatore delle storie di personaggi che, anche grazie a lui, erano entrati nella leggenda. Ma io dovevo occuparmi della promozione del suo libro, non della sua nuova sceneggiatura. E, per di più, il libro non era rivolto al suo pubblico affezionato.
Comunicare i libri per ragazzi è un’impresa particolarmente complessa perché è una operazione mediata. Tranne rare eccezioni, i nostri messaggi promozionali non sono rivolti al vero pubblico di lettori, cioè i bambini o i ragazzi, ma a degli intermediari, che siano i loro familiari o insegnanti.
Meglio provare a dire loro che è arrivato in libreria un nuovo divertente romanzo della collana preferita dai loro ragazzi o che una celebrità proveniente da un altro mondo culturale ha appena esordito nella letteratura per l’infanzia?Si dovrebbe sempre puntare sull’argomento più forte e in questo caso, non dimenticando di dire che si trattava di un «esordio importante» ho preferito puntare sulla forza del marchio e della trama. Non dimentichiamo che se questo sceneggiatore era così apprezzato era per la bravura con cui scrive le sue storie. Ciò ha garantito un successo di promozione e di vendita del libro a tal punto da portare lo sceneggiatore a essere ospite di numerosi festival letterari per incontrare i suoi piccoli lettori.
Dopo due anni da quel libro l’autore in questione è tornato a pubblicare per la casa editrice in cui lavoro e stavolta tirava fuori la sua anima più dark: un romanzo di formazione in chiave horror, sulla scia del grande Stephen King, per i lettori adolescenti e, non secondariamente, per il pubblico delle sue storie. Non troppo paradossalmente, visto che si rivolgeva ad un nuovo target, si trattava di un nuovo esordio da comunicare. Ma stavolta le carte da giocare erano altre e più promettenti.
Infatti, nel frattempo, l’autore in questione era divenuto anche una twitstar, ossia una star di Twitter. Quindi, per la prima volta nel mio lavoro, anche la comunicazione sul web 2.0 acquistava centralità nel piano di comunicazione del libro e del suo autore.
Con la diffusione massificata dei social, anche tra le celebrities letterarie, si è verificata una rivoluzione copernicana per il mio lavoro: non solo i lettori possono trasformarsi in critici e esprimere pubblicamente il loro parere sulle loro letture, condividendolo direttamente con i loro contatti, ma pure la distanza tra lettore, autore ed editore è stata praticamente spazzata via, visto che i canali di comunicazione web 2.0 permettono loro di essere in contatto diretto e costante, senza più il filtro dei mezzi di comunicazione tradizionali.
Questi cambiamenti hanno obbligato gli uffici stampa dapprima a monitorare, e, in un secondo momento, a provare a gestire anche questo tipo di medium, in vista di una comunicazione più efficace dei libri, che potesse parlare direttamente al suo pubblico ideale di lettori.
Una strategia di questo tipo è quella che ho scelto di adottare per il lancio del secondo libro, o meglio, del nuovo esordio dello sceneggiatore. Accanto alla comunicazione con i media tradizionali, in cui stavolta la sua fama e il suo talento hanno avuto maggiore centralità visto che si rivolgeva ad un pubblico pressoché coincidente con quello dei lettori delle sue altre storie, insieme a lui ho scelto di dare importanza alla comunicazione on-line, organizzando chat su Twitter con i suoi «follower» più incuriositi dal vederlo nella sua nuova veste di scrittore di libri. Ciò ha innescato un circolo virtuoso non solo accrescendo la sua popolarità per il suo essere affabile e complice con i suoi lettori, ma dando visibilità anche alla casa editrice e alla collana per i cui tipi usciva il libro in questione.
Il risultato è stato di successo perché grazie alla qualità della sua scrittura il libro ha ricevuto sia da parte della stampa tradizionale sia da parte dei lettori on-line un’ottima accoglienza e lo sceneggiatore può da allora definirsi anche uno scrittore. E per acclamazione pubblica.
Al di là del fatto che si tratti di una storia di successo ho voluto portare questo esempio per dimostrare come i due libri, anche se di uno stesso autore, abbiano imposto una strategia di comunicazione diversa, su misura e che essere un professionista della scrittura non equivalga ad essere un autore. E’ quest’ultimo uno status che va conquistato: sicuramente con la qualità dell’opera, ma pure attraverso la cornice che quelli che fanno il mio mestiere gli costruiscono attorno. Si tratta, in altre parole, di “chiavi di lettura” con cui interpretare lui e la sua opera.
Lo sceneggiatore nel frattempo ha scritto un altro libro che ha avuto grande successo di critica, dentro e fuori dalla Rete. Non ci resta che aspettare allora il prossimo…
«Corriere della Sera» del 4 gennaio 2014
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