08 gennaio 2013

Lavoro, il diploma vale più della laurea. A rischio povertà un italiano su tre

Rapporto Istat: dimezzata la ricchezza delle famiglie
di Elsa Vinci
«Laureati peggio che diplomati». Trai giovani fino a 29 anni il tasso di disoccupazione è più alto tra i "dottori" rispetto a quello di chi esce dalla scuola secondaria. «Dipende dal più recente ingresso nel mercato di chi prolunga gli studi, ma anche dalle crescenti difficoltà occupazionali dei giovani, pur con titolo di studio accademico». L’Italia ferita dei senza lavoro trova un ritratto spietato nell’Annuario statistico dell’Istat, che declina i numeri della crisi. «La ricchezza delle famiglie si è ridotta del 50 per cento, quasi otto milioni di pensionati vivono con meno di mille euro al mese, oltre un milione di disoccupati ha un’età inferiore ai 35 anni». E tra i giovanissimi cresce il sospetto che studiare non paghi: i ragazzi preferiscono gli istituti tecnici al liceo,ma soprattutto si iscrivono meno, non solo all’università, pure alle superiori. Per il terzo anno consecutivo, a scendere sono soprattutto gli iscritti alle secondarie di secondo grado, meno 24.145 unità.
L’anno scorso il 48,8 per cento dei giovani che si erano diplomati nel 2007 ha trovato un impiego, il 16,2 per cento è ancora in cerca di un’occupazione e il 31,5 rimane concentrato esclusivamente negli studi universitari. A quattro anni dalla laurea, invece, lavora il 69,4 per cento di chi ha studiato in corsi a ciclo unico, il 69,3 per cento di quelli dei corsi triennali e l’82,1 di chi ha frequentato corsi specialistici biennali. I laureati senza lavoro tra i 25 e i 29 anni sono il 16per cento, un livello superiore sia a quanto registrato dai diplomati nella stessa fascia d’età (12,6) sia alla media dei 25/29 enni (14,4). Insomma i diplomati hanno trovato un’occupazione prima di chi è "dottore". Tuttavia con l’avanzare dell’età chi è in possesso di un titolo accademico recupera il terreno perso a confronto con i diplomati per il ritardo dell’entrata nel mercato. Quindi se si guarda in generale alla disoccupazione per titolo di studio, per il 2011 si conferma il vantaggio relativo ai laureati, che presentano il tasso di disoccupazione più basso, 5,4 per cento. Per coloro che si sono fermati al diploma il dato complessivo è invece del 7,8.
In continua crescita il numero delle persone in cerca di prima occupazione, con un incremento superiore di quasi tre volte quello del 2010, 58 mila in più, pari al 10,7 per cento. «Un disoccupato su due cerca lavoro da almeno un anno», con un’incidenza sulla "lunga durata" che arriva al 51,3 per cento. Il tasso di disoccupazione nel 2011, spiega l’lstat, resta invariato all’8,4 per cento rispetto all’anno precedente: aumenta leggermente nel Mezzogiorno, rimane stabile al Centro e diminuisce al Nord.
Gli italiani sono sempre più insoddisfatti della propria situazione economica: quasi sei su dieci si dichiarano scontenti del budget familiare. «Quest’anno il quadro economico è peggiorato per oltre la metà». E circa 7,9 milioni di pensionati hanno un reddito inferiore a 1.000 euro al mese. Si tratta del 47,5 per cento. Dopo la riforma delle pensioni, l’anno scorso tecnicamente sono aumentati gli occupati, più 0,4%, in totale quasi 23 milioni. Ma per effetto della crisi i lavoratori dipendenti sono diminuiti dell’1,3.
Il rischio di povertà o di esclusione sociale è cresciuto per l’Italia dal 26,3 per cento del 2010 al 29,9 del 2011, un livello significativamente superiore alla media europea. «La variazione negativa di 3,3 punti percentuali è la più elevata registrata nell’Ue». A rischio un italiano su tre.
«La Repubblica» del 19 dicembre 2012

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