09 febbraio 2011

La lirica barocca

Brano tratto da C. Bologna - P. Rocchi, Rosa fresca aulentissima, vol. 3 (dal Barocco all’Età dei Lumi)
IL MONDO NUOVO E LA POESIA • Il sentimento del contrasto fra antichi e moderni, fra il tempo presente e il passato, che nella scienza si concretizza nelle recenti scoperte e si manifesta nel rifiuto delle forme aristoteliche e scolastiche dell’argomentare scientifico, ha un corrispettivo nel contesto letterario. Se l’affermazione della propria “modernità” è in genere condivisa da tutte le epoche, l’accentuazione che essa riceve nel Barocco riflette una reale e ricercata rottura con i modelli cinquecenteschi, in particolare con il petrarchismo. D’altro canto la nuova visione del mondo, che investe anche il rapporto con la natura e il divino, ha precisi risvolti letterari, tra i quali il rinnovato interesse per una poesia teologica e mistica, ma anche filosofica, come mostra l’esempio di Tommaso Campanella.

PETRARCHISMO E ANTIPETRACHISMO • Il petrarchismo rappresenta il modello da rifiutare e superare. Nella concreta realizzazione letteraria questo atteggiamento viene certamente favorito dal rilievo e dalla centralità che subito assume, non solo in ambito italiano, la figura di Giambattista Marino, al quale si deve, nelle liriche e nel poema Adone, la ricercata e sistematica rottura, sul piano stilistico, con quel «codice del petrarchismo che sono le Prose della volgar lingua del Bembo» (G. Getto). Salvo poi l’effetto paradossale, frequente nei poeti di questa generazione fedeli all’orientamento indicato da Marino, per cui la presenza di Petrarca è costante e visibile nella loro lirica, seppure evocata in chiave polemica.
Il recupero di Petrarca, in opposizione a questo orientamento che resterà comunque prevalente, viene promosso, a partire dagli anni ‘20 del secolo, nella cerchia di papa Urbano VIII (1568-1644) e si accompagna al recupero del latino e dei classici, quindi a un classicismo secentesco. È il tentativo di definire un preciso canone artistico e letterario che assecondi un programma di restaurazione religiosa, nel quale si intende riscattare il valore morale e didattico delle immagini (anche poetiche).

TASSONI: L’ANTIPETRARCHISMO • La sistematica rottura delle regole dell’aristotelismo letterario, perseguita da Marino nel suo poema in ottave, l’Adone, è il segno di un atteggiamento nei confronti del passato che si esprime compiutamente, sul piano teorico, nella critica del contemporaneo Alessandro Tassoni (1565-1635). Imponendo il superamento del culto cinquecentesco di Petrarca, Tassoni intende ridimensionare il valore della poesia del passato e promuovere il gusto moderno. Non più l’imitazione, ma la libera invenzione è riconosciuta quale valore principale, legato al rifiuto dell’autorità e alla ricerca del successo presso il pubblico.

TASSO FRA PETRARCA E IL BAROCCO • Coinvolta in questo inevitabile confronto-scontro con il modello di Petrarca e con il petrarchismo cinquecentesco, la lirica del Seicento risente in modo diretto e corposo dell’autorevole mediazione di Tasso e della poesia pastorale, ovvero dell’Aminta e del Pastor fido di Battista Guarini. Con modalità diverse, Petrarca e Tasso saranno anche un punto di partenza decisivo per Marino. Al contempo il Tasso del Mondo creato, che apre l’opera letteraria alla teologia e alla scienza, quindi ai richiami biblici e a elementi di storia naturale, costituisce un modello primario per la lirica secentesca.

IL “MERAVIGLIOSO METRICO” DI GABRIELLO CHIABRERA • Tra le forme dell’antipetrarchismo, o comunque della presa di distanze dalla tradizione petrarchista, è notevole lo sperimentalismo metrico di Gabriello Chiabrera (1552-1638). Il meraviglioso barocco si concretizza nella sua opera non nella moltiplicazione di metafore, ma nelle soluzioni metriche e ritmiche che rompono apertamente la predilezione del canone petrarchistico e bembiano per i settenari e gli endecasillabi. Tipica della poesia di Chiabrera è la brevitas, il verso breve in cui si frantumano e disperdono gli echi di un’eredità di Petrarca che, filtrata dall’esperienza tassiana, ancora sopravvive nel lessico e nelle immagini.

Lettura critica
Petrarca, Tasso e il Barocco (G. Getto, Barocco in prosa e in poesia, Milano, Rizzoli, 1969)
Giovanni Getto (1913-2002), uno dei maggiori studiosi del Barocco, spiega il ruolo fondamentale svolto da Torquato Tasso nella prospettiva degli orientamenti della letteratura secentesca
La bellezza femminile, che nei petrarchisti riusciva genericamente individuata secondo schemi astratti e convenzionali (i capelli d’oro, le mani di neve, i piedi d’avorio, e poi le perle dei denti, i rubini delle labbra, i soli degli occhi), si arricchisce di determinazioni nuove e concrete, secondo un processo già iniziato dal Tasso, dal Tasso dell’Aminta soprattutto, che, com’è noto, sperimenta un linguaggio originale, venato di toni parlati e sensuosi, ma anche dal Tasso lirico, che propone un ambiente qua e là brillante di mondana evidenza [...]. Il Tasso rappresenta nella storia della tradizione italiana il momento in cui l’immobile esemplare del Petrarca viene per la prima volta a contatto di una grande personalità, e subisce la più sensibile delle trasformazioni, piegandosi alle esigenze di un gusto rinnovato. Non solo: ma il Tasso doveva per la civiltà poetica barocca sostenere la parte che il Petrarca aveva sostenuto per l’età precedente. Sicché questa poesia, fondamentalmente
antipetrarchista, accoglierà del Petrarca solo quel tanto che era passato nell’ancora petrarchista Tasso, e in quella maniera e in quella misura in cui Tasso era stato a sua volta imitato attraverso il filtro del Marino. [...]
Il mondo convenzionale della lirica petrarchesca, fatto di pochi temi selezionati con cura, filtrati da un gusto schifiltosissimo, fissato in un linguaggio sperimentato da tutta una tradizione, crolla, o per lo meno si dilata e si modifica, e sorge un mondo nuovo, e fa le sue prove un nuovo linguaggio, una realtà e una lingua che sembrano preparare certe esperienze della poesia illuministica e romantica. E sotto questo aspetto, forse, la poesia barocca non appare troppo lontana dalla condizione dei nuovi esploratori del pensiero e della natura, della prosa del Seicento, piena del gusto della tecnica delle diverse arti, dell’analisi delle più svariate forme della vita.

La lirica di Giambattista Marino
LA PRODUZIONE LIRICA • Le Rime di Marino escono in tre diverse edizioni: nel 1604 in due volumi, nel 1608 in un volume unico che raccoglie i due dell’edizione precedente e nel 1614 nella versione definitiva, cui viene aggiunto un terzo volume, con il titolo La Lira. La raccolta mette insieme canti d’amore e canti di guerra e denuncia in modo visibile il debito mariniano nei confronti di Tasso e di Guarino.
Il tradizionale tema amoroso resta centrale nella lirica di Marino; ridotto essenzialmente all’aspetto erotico e sensuale, però, si realizza principalmente nell’indugio su singoli aspetti della bellezza femminile. Come questo, sono tipicamente barocchi altri temi della lirica mariniana, dal macabro alla “poetica della meraviglia”, coltivata soprattutto nella catena di sonetti nota come la Murtoleide, fino al concettismo.

LA POESIA COME RETORICA • L’originalità della soluzione di Marino, con un tratto che il suo poema Adone porterà alle estreme conseguenze, consiste nell’ostentazione dell’artificio letterario. La sperimentazione stessa dei metri, ritmi e toni più vari è caratteristica di questo rapporto con la tradizione letteraria. Si moltiplicano dunque le forme e diviene visibile la varietà della tecnica, frutto dell’ampiezza e della vivace contaminazione dei modelli; la tecnica stessa, che il secolo precedente aveva tenuto lontana dalla vista dello spettatore secondo il precetto oraziano per cui ars est celare artem (“l’arte è celare l’arte”), ora diviene forma d’arte scoperta ed esibita.

UN VOCABOLARIO DI IMMAGINI • Il vasto patrimonio culturale assimilato diventa quasi un vocabolario per la costruzione del testo, repertorio di immagini, frasi o situazioni sulla cui base si sviluppa il discorso.
Lo stesso atteggiamento che orienta il rapporto con la tradizione letteraria si riscontra nella posizione di Marino di fronte alle arti figurative del suo tempo: più e prima della realtà, esse divengono stimolo costante della sua immaginazione. E il mondo della lirica mariniana è di conseguenza tutto esterno, tutto concentrato sull’oggetto anziché sull’io del poeta: persino il tema amoroso è tutto proiettato nel suo aspetto esteriore.


Marinisti e antimarinisti
LIRICI MARINISTI • L’importanza del ruolo culturale di Marino, non solo entro i confini d’Italia, è misurabile sul piano dell’influenza da lui esercitata sui poeti contemporanei e delle generazioni successive; tra i più noti, il bolognese Claudio Achillini (1574-1640), il friulano Ciro di Pers (1599-1663) e il napoletano Giacomo Lubrano (1619-93). Le affinità tra questi poeti non danno vita, però, a una vera e propria scuola poetica, poiché spesso proprio l’appartenenza a diverse aree geografiche e a diversi contesti politico-sociali determina differenze rilevanti. Il tratto comune consiste nella ripresa di alcuni temi mariniani e nella condivisione di caratteristici indirizzi di stile, segnati soprattutto da un ricercato virtuosismo. Come in Marino, il tema amoroso è svuotato di soggettività sentimentale e diviene occasione, piuttosto, di descrizione sensuale, di esaltazione degli aspetti erotici o di adorna galanteria. La bellezza petrarchesca, ben presente alla mente di questi poeti, viene diffranta in una miriade di singole immagini particolari, dai capelli d’oro ai denti di perla, ognuna oggetto di osservazione e descrizione.

UNA COLLEZIONE DELLA REALTÀ • L’introduzione di temi inediti, come del resto la rivisitazione di temi tradizionali, è legata principalmente alla ricerca della meraviglia. In accordo con la visione barocca della provvisorietà dell’esistenza, la bellezza diventa oggetto di contemplazione non solo in sé ma nel suo trascorrere, fino al suo corrompersi e mutare in bruttezza. Non solo la metamorfosi, ma il brutto stesso, o il deforme e il mostruoso, divengono oggetto di rappresentazione, in un «riscatto estetico dell’imperfetto» (C. Ossola) che anticipa alcune delle linee estetiche che matureranno con la grande poesia europea del Settecento e Ottocento, da Goethe a Baudelaire.
Il sentimento della mutevolezza del reale si accompagna alla consapevolezza della sua varietà: quest’epoca incapace di sintesi è appassionata della descrizione minuta di ogni singolo aspetto della realtà. Sullo sfondo è evidente l’importanza delle osservazioni scientifiche e delle invenzioni tecniche: si spazia così dall’ottica, con il tema ricorrente degli specchi, all’osservazione del flusso dell’acqua (che mima quello inesorabile del tempo), fino alla descrizione delle piante o degli insetti, o delle nuove “tecnologie”, dalle lenti agli orologi.

GLI ANTIMARINISTI • Tra gli oppositori più accessi di Marino si distingue soprattutto Tommaso Stigliani, autore, tra l’altro, di un Canzoniere (1605 e 1623) e di un poema intitolato Il mondo nuovo (pubblicato nel 1617, e in una seconda e più ampia versione nel 1628), nel quale Marino stesso è attaccato in modo diretto. Gli argomenti della polemica mossa da Stigliani contro l’Adone e i modi dominanti nella poesia barocca si trovano poi condensati nell’Occhiale, una prosa polemica che promuove la ripresa dei motivi classicisti. Stigliani condanna lo sperimentalismo linguistico e il “disordine” del poema di Marino; eppure, proprio nel momento in cui prende le distanze dalla linea prevalente della poesia barocca, dimostra di essere uomo del suo tempo, specie nel ricorso, sempre in funzione polemica, al gioco parodico.
Aspetti di un orientamento classicista, e dunque contrastante con quello dell’”avanguardia” mariniana, si riscontrano anche in Chiabrera, autore che però non può essere considerato propriamente un antimarinista. Più definita, invece, è la posizione ispirata al classicismo di autori legati alla cerchia barberiniana di Urbano VIII, come Fulvio Testi e Virginio Cesarini, quest’ultimo soprattutto interessato al recupero di Petrarca.
Postato il 9 febbraio 2011

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