24 febbraio 2011

Il delirio di Umberto Eco: "Berlusconi come Hitler"

di Vittorio Macioce
Diventato l'intellettuale di riferimento del popolo viola, il professore sceglie un palco internazionale come Gerusalemme per lanciare l'ennesimo insulto al Cav Berlusconi come Hi­tler? La sfiga di Umberto Eco è che lui spara cavo­late e tutti lo prendono sul serio. La colpa è della ma­schera. L’etichetta da se­miologo, i baciamano di quelli come Fazio, la capa­cit­à di dire castronerie sen­za sorridere. Ci ha provato a cambiare faccia. Via la barba da professorone e spuntano i baffetti da poli­ziotto belga, in stile Du­pont& Dupont. Inutile. Quella di Eco resta una vo­cazione frustrata: voleva fare il barzellettiere. Solo che i suoi giochi intellet­tuali sono così raffinati che pochi li capiscono. So­no paradossi della logica, freddure estetiche, orga­smi metalinguistici. Il vol­go purtroppo non ride, ma comincia a interrogar­si sui ragionamenti del grande intellettuale ultra­settantenne. Lo intervista­no. Lo chiamano maestro. Lo invitano a rodomonti­che manifestazioni politi­che dove lui gigioneggia convinto che prima o poi qualcuno riconoscerà ar­guzie e facezie. E invece niente. Saviano lo guarda, fa la faccia seria, si mortifi­ca, gli sanguina il costato per tutto lo sporco del mondo e a quel punto Umberto non ha il coraggio di dire la ve­rità: guarda che stavo buffo­neggiando. Così di nuovo è co­­stretto a indossare gli abiti del maestro del pensiero. Eco, in­somma, è vittima di un pregiu­dizio. E con gli anni peggiora. Come se un vecchio non aves­se il diritto di dire scempiaggi­ni per divertirsi un po’. Povero briccone. Non sa che ultima­mente perfino i suoi amici di cena e sciarade lo prendono sul serio.
L’ultima, per esempio, non l’ha capita proprio nessuno. Ecco cosa ha raccontato, que­sta volta perfino sorridendo per sottolineare la battuta, lo scrittore quasi Nobel? (A pro­posito, perché l’hanno dato a quel serioso di Pamuk e a quel tragico commediante di Dario Fo?). Alla Fiera di Gerusa­lemme arriva da una spalla compiacente la domanda buo­na per raccontare una sottile barzelletta: «Berlusconi è para­gonabile a Gheddafi e Muba­rak?». Eco fa l’occhiolino,sorri­de e risponde serio ( l’ironia na­sce dalla contraddizione sceni­ca): «No, il paragone, intellet­tualmente parlando potrebbe essere fatto con Hitler. Anche lui giunse al potere con libere elezioni. Berlusconi ha vinto con il supporto di una grande maggioranza degli italiani. È piuttosto triste ma è così». Si aspettava la risata, almeno fin­ta, tipo quelle da sit-com. Nien­te. Tutti di corsa a scrivere la notizia.
Eco sa che il paragone riabili­ta Hitler. Il peccato del Führer non si chiama propriamente bunga-bunga. E non è una bar­­zelletta. La sera prima infatti ri­muginava sul caso di dirla o meno questa battuta. Chissà se qui in Israele si offendono? Eco sa anche, intellettualmen­te parlando, che la sua bouta­de non regge. Hitler ha preso il potere con il voto, ma poi ha blindato la Germania, con tan­to di cristalli e lunghi coltelli. Berlusconi ha vinto ed è stato sconfitto. Per due volte ha la­sciato Palazzo Chigi a Prodi. E il professore bolognese non è stato fatto fuori da un golpe, ma dai traffici di Veltroni, D’Alema e compagnia.Insom­ma, se Berlusconi fosse davve­ro Hitler quegli altri sono una banda di incoscienti, bugiardi e masochisti. È per questo che la barzelletta del semiologo non funziona. È sbagliata. Non rispetta la grammatica della logica. Purtroppo non fa ridere. Le intenzioni magari erano buone. La provocazio­ne di Eco aveva un senso. Era un modo per graffiare il popo­lo Viola, Moretti, Di Pietro, gli amici di Micromega che osses­sionati dal Cav continuano a sparare paragoni assurdi e sciocchi: Mubarak, Gheddafi, Saddam, Mussolini. Mancava solo Hitler. E, zac, ci ha pensa­to Eco. Vogliamo fare a chi la spara più grossa? Serviti. All Inn. Il piatto è suo.
Il guaio è che i barzellettieri devono amare il prossimo. Eco davvero invece disprezza gli italiani. Non li sopporta. È carico di astio. Quando dice e scrive in Francia o in Germa­nia, in America o in Nuova Gui­nea che gl­i italiani non si meri­tano nulla non bluffa. È quello che pensa veramente. Ma Ber­lusconi non c’entra nulla. Eco è incazzato perché nessuno ri­de alle sue battute. È la trage­dia di ogni grande comico.
«Il Giornale» del 24 febbraio 2011

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