19 gennaio 2011

Paul Verlaine (1844-1896), Arte poetica (Art Poétique - 1882)

De la musique avant toute chose,
Et pour cela préfère l’Impair
Plus vague et plus soluble dans l’air,
Sans rien en lui qui pèse ou qui pose.

Il faut aussi que tu n’ailles point
Choisir tes mots sans quelque méprise :
Rien de plus cher que la chanson grise
Où l’Indécis au Précis se joint.

C’est des beaux yeux derrière des voiles,
C’est le grand jour tremblant de midi,
C’est, par un ciel d’automne attiédi,
Le bleu fouillis des claires étoiles !

Car nous voulons la Nuance encor,
Pas la Couleur, rien que la nuance !
Oh ! la nuance seule fiance
Le rêve au rêve et la flûte au cor !

Fuis du plus loin la Pointe assassine,
L’Esprit cruel et le Rire impur,
Qui font pleurer les yeux de l’Azur,
Et tout cet ail de basse cuisine !

Prends l’éloquence et tords-lui son cou !
Tu feras bien, en train d’énergie,
De rendre un peu la Rime assagie.
Si l’on n’y veille, elle ira jusqu’où ?

O qui dira les torts de la Rime ?
Quel enfant sourd ou quel nègre fou
Nous a forgé ce bijou d’un sou
Qui sonne creux et faux sous la lime ?

De la musique encore et toujours !
Que ton vers soit la chose envolée
Qu’on sent qui fuit d’une âme en allée
Vers d’autres cieux à d’autres amours.

Que ton vers soit la bonne aventure
Eparse au vent crispé du matin
Qui va fleurant la menthe et le thym …
Et tout le reste est littérature.


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La musica, prima di ogni altra cosa:
e per questo preferisci l’impari,
più vago e solubile nell’aria,
senza nulla in sé che pesi e posi.

È necessario poi che tu non scelga
le tue parole senza qualche errore:
nulla è più caro della canzone grigia
in cui l’incerto si unisca al preciso.

Sono occhi deliziosi dietro veli,
è la grande luce tremula del mezzogiorno,
è - in un cielo tiepido d’autunno -
l’azzurro brulichio di chiare stelle!

Perché vogliamo ancor la sfumatura,
non colore, ma solo sfumatura!
Oh, solo essa accoppia il sogno
al sogno e il flauto al corno!

Va più lontano possibile dall’assassina arguzia,
dal crudele spirito e dall’impuro riso,
che fanno piangere gli occhi dell’azzurro
e tutto quell’aglio di bassa cucina!

Prendi l’eloquenza e torcile il collo!
E farai bene, in vena d’energia,
a moderare un poco anche la rima.
Fin dove andrà, se non la tieni d’occhio?

Oh, chi dirà i torti della rima?
Quale bambino sordo o negro pazzo
ci ha plasmato questo gioiello da un soldo,
che sotto la lima suona vuoto e falso?

La musica, ancora e sempre!
Il tuo verso sia la cosa che va via,
che si sente fuggire da un’anima in cammino
verso altri cieli ed altri amori.

Il tuo verso sia l’avventura buona
sparsa al vento increspato del mattino
che va sfiorando la menta e il timo…
E tutto il resto è letteratura.

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Analisi del Testo

La Musica
La ricerca dell’unione tra poesia e musica è un ideale estetico che ha segnato tutta la storia della poesia e che in varie epoche si è concretizzato in forme artistiche importanti, componimenti poetici dedicati al canto o pensati per imitare la musicalità attraverso la sonorità della parola.
Ma è col romanticismo che questa ricerca tocca la sfera dei contenuti spirituali e filosofici più profondi. A partire dalla Germania, la musica entra ben presto nella concezione romantica che vede nell’arte lo strumento di conciliazione del conflitto tra vita terrea e Assoluto spirituale, e questo per via del suo aspetto meno materiale - rispetto ad arti come pittura, scultura e letteratura. Essa diventa la rappresentazione di quell’indistinto che è al centro dell’estetica romantica, inteso come rivelazione dello Spirito.
Sostituendo i concetti tipicamente romantici, per altro molto importanti nella formazione dei simbolisti francesi, con i nuovi temi della ricerca estetica di fine Ottocento - l’inconscio, l’ignoto, la lingua dell’anima - non è difficile comprendere come l’idea romantica abbia potuto trasfondersi totalmente nella concezione poetica simbolista. La musica, che per i romantici era lo strumento dell’unione con lo Spirito assoluto, qui - capovolta la prospettiva da un Infinito “esterno” a un infinito “interiore” - rimane la lingua privilegiata attraverso cui l’anima del poeta può comunicare agli uomini ciò che ha colto nella propria profondità, e che le parole del linguaggio “letterario” ufficiale non potrebbero mai esprimere («E il resto è letteratura» - v. 36).


L’Indeciso (unito al Preciso)
Si ripropone qui - espresso però con la chiarezza di un programma poetico esplicito e consapevole - quanto affermavamo in merito alle caratteristiche generali della poetica simbolista: l’essere cioè l’immagine simbolica utilizzata da questi poeti una figura priva di significato preciso ma dotata di grande evidenza e concretezza.
È di grande interesse notare che la stessa posizione sul valore poetico (e filosofico) delle immagini “indeterminate” l’aveva già espressa Giacomo Leopardi, in alcune pagine fondamentali del suo Zibaldone. Questo non fa che confermare il grande debito che la poesia simbolista deve riconoscere nei confronti della cultura romantica.


La Sfumatura
La sfumatura (in francese «nuance») è il termine centrale della poetica simbolista. Esso rappresenta il capovolgimento in senso psicologico ed estetico dell’atteggiamento romantico teso ad esaltare la drammaticità dei contrasti e delle passioni.
Se l’oggetto dell’indagine poetica è l’indistinto e indicibile abisso dell’interiorità pre-cosciente, l’atteggiamento di chi persegue questa indagine - che è soprattutto ascolto - non può che essere quello del silenzioso abbandono semi-cosciente, quel saper cogliere l’immagine che si svela con la “coda dell’occhio” più che con l’eroismo della volontà. Da qui, l’importanza delle sfumature più impercettibili e sottili, la cui fragilità è il correlativo della profondità su cui si aprono, come miraggi passeggeri.
E ancora una volta, l’immagine più adatta a rappresentare l’incantesimo dell’evanescente apparizione della profondità, è di tipo musicale: la sottile differenza tra il timbro dell’oboe e quello del flauto (v. 16).
Il verso è lo strumento del poeta. Esso riassume nella sua forma tutte le intenzioni espressive enunciate dal programma verlainiano:

Dev’essere dispari

e a tal fine fa’ l’abitudine
all’Impari, vago e solubile
nell’aria


cioè composto da un numero dispari di sillabe (la sillaba è l’unità di misura della metrica poetica) poiché ciò favorisce la sensazione di incompletezza e di sospensione del ritmo che crea vaghezza e indeterminatezza.

Non deve contenere troppe rime; meglio l’assonanza, che favorisce la musicalità della parola:

E torci il collo all’Eloquenza;
la Rima, è meglio che lo domi.


E quindi, il verso si faccia musica in parole:

E sempre musica. Il verso
Sia soltanto l’essenza viva
Di un animo già sulla via
D’altri amori, nel cielo terso



Commento
La poesia Arte poetica di Verlaine è un vero e proprio manifesto di poetica, nel quale l’autore esprime la propria idea sulla poesia, ispirandosi all’opera di Orazio (Ars poetica), della quale mantiene anche la parola “lima”, da labor limae.
La lirica è composta da nove quartine, dai versi in lunghezze differenti. Il poeta afferma che la poesia dovrebbe essere musicalità, quindi non dal ritmo regolare e cantilenante. Egli cerca la fluidità, l’irregolarità, quindi non ama le consonanze, le assonanze e le rime, che definisce «quel gioiello da un soldo che suona vuoto e falso sotto la lima».
Inoltre l’autore è convinto che la poesia debba essere allusiva, non oggettiva, matematica e troppo chiara; sebbene usando un lessico scelto e ricercato, non bisognerebbe quindi mai essere mai troppo diretti o espliciti, in modo che ognuno possa interpretare da solo il messaggio che l’autore vuole trasmettere.
La poesia deve essere come una «sfumatura», nella quale si mescolano le riflessioni e le idee, rendendo gli scritti meno enfatici e quindi più emozionanti e personali. Il poeta in questa poesia afferma anche che bisognerebbe evitare lo sfoggio di intelligenza (arguzia assassina), la falsità ed il sarcasmo cattivo, per scrivere così testi freschi e frizzanti, che si diversificano dalla “letteratura”.

Fonte: wikipedia
Postato il 19 gennaio 2011

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