12 gennaio 2011

Dalla Nigeria all’Egitto, per i cristiani massacrati bisogna agire

Christian Rights Watch
s. i. a.
Il premio Nobel per la letteratura Wole Soyinka l’ha detto con parole agghiaccianti e commoventi: “Un virus ha attaccato il mondo e si è diffuso in Nigeria. Barbariche orde di assassini sono entrate nelle case, trascinando fuori le persone di altre fedi per colpirle a morte. Durante la mia giovinezza potevi sentire le campane delle chiese e il bellissimo richiamo alla preghiera del muezzin. Ma adesso è una malattia”. In Nigeria è proseguito l’eccidio di cristiani per mano dei fondamentalisti islamici: 13 morti. Proprio mentre l’Egitto richiamava in patria l’ambasciatore presso la Santa Sede, perché il Cairo considera “interferenza inaccettabile” le dichiarazioni di Benedetto XVI in favore dei cristiani copti dopo la strage di capodanno. E intanto un altro cristiano veniva ucciso.
In Nigeria il conflitto ha molte radici. Economica prima di tutto, con il sud cristiano ricco di idrocarburi e il nord islamico povero. Etnica, con lo scontro fra opposte tribù. Ma soprattutto islamista: i “talebani nigeriani”, la setta Boko Haram, sono votati allo sterminio dei “galilei africani” e all’imposizione in tutto il paese della sharia. Cristiane lapidate, bambini cristiani convertiti a forza all’islam, case e chiese bruciate. E’ la solita, tragica storia africana. Ma le violenze sono il risultato prima di tutto dell’avanzata jihadista che si ispira ai talebani afghani e il cui motto significa “l’educazione occidentale è peccato”. L’obiettivo di questi miliziani è di rovesciare lo stato “corrotto” dall’occidente. Una storia che non dovrebbe suonare nuova alle orecchie dei lettori. I cristiani vengono fermati, fatti scendere dalle auto e uccisi sul posto. Le testimonianze sono agghiaccianti, ripetitive: fucilazioni sommarie, stupri, civili inseguiti e uccisi, interi villaggi dati alle fiamme.
Servirebbe, anzi serve, una mobilitazione laica di idee, politica e cultura che tenga alta l’attenzione sul dramma infinito dei cristiani massacrati: sulle sponde del Nilo, nel ventre nigeriano, nel deserto iracheno. La libertà religiosa, assieme alla democrazia, è il forcipe per aprire lo scrigno del mondo islamico. Parlando agli ambasciatori, il Papa ha chiesto aiuto per difendere le minoranze religiose. Nicolas Sarkozy, qualche giorno fa, ha denunciato che i cristiani sono vittime di una vera e propria “epurazione religiosa”. E’ necessario dare seguito a queste parole. Quando Khomeini condannò a morte Salman Rushdie, il Nobel Soyinka fu uno dei pochissimi prìncipi delle lettere a denunciare quanto stava accadendo. A migliaia protestarono di fronte al consolato britannico a Kaduna, in Nigeria, con striscioni che dicevano: “Soyinka deve morire”. Quel grido era rivolto anche a noi. La sorte dei cristiani nel mondo islamico andrebbe difesa con una sorta di “Christian Rights Watch”.
«Il Foglio» del 12 gennaio 2011

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