01 settembre 2010

Lo Zingarelli e i 150 anni dell'Unità

di Franco Gabici
È davvero significativo che Nicola Zingarelli, autore di uno dei più famosi vocabolari della nostra lingua, sia nato proprio centocinquant’anni fa, alla fine d’agosto del 1860 (il 28, come è scritto nella lapide murata sulla sua casa natale a Cerignola in provincia di Foggia, il 31 nei documenti ufficiali), proprio alla vigilia dell’unità d’Italia, perché in fondo anche la lingua concorre a creare una unità nazionale che non deve essere solamente geografica e politica. Il vocabolario di Zingarelli, oggi pubblicato annualmente dalla Zanichelli, uscì per la prima volta nel 1917, non però come volume ma come primo fascicolo di una serie che il suo autore avrebbe completato nel giro di pochi anni. Il vocabolario uscì in volume alcuni anni dopo, nel 1922, ma non costituì di certo un affare per gli editori Antonio Bietti ed Ettore Reggiani che per quella seconda edizione avevano acquistato ben 40 quintali di caratteri! Il decollo del vocabolario avvenne solamente con la quarta edizione del 1928, quando il lavoro dello Zingarelli, dedicato a Mussolini, uscì con una fascetta che recava in bella mostra il lusinghiero giudizio del Duce in persona. Ormai il nome dello Zingarelli è indissolubilmente legato al suo vocabolario e anche se questo lavoro lo ha tenuto occupato per oltre vent’anni non bisogna dimenticare la sua attività di letterato. Zingarelli, che fu docente di storia di lingue e letterature neolatine e di letteratura italiana a Palermo e a Milano, nel 1887 aveva tradotto in italiano la «Storia delle letteratura italiana» del romanista tedesco Adolfo Gaspary, un lavoro che gli procurò non poche amarezze. La sua traduzione, infatti, fu assai criticata dallo stesso Gaspary e fu recensita con toni poco benevoli dal «Giornale storico della letteratura». Molto più fortuna ebbero invece i suoi studi danteschi, che lo tennero occupato per quasi cinquant’anni a partire dal 1884, quando dette alle stampe «Parole e forme della Divina Commedia aliene al dialetto fiorentino», un saggio che inaugurò la prestigiosa collana di «Studi di filologia romanza» diretta da Ernesto Monaci. Come linguista apprezzava molto il dialetto, tant’è che nel 1900 pubblicò la traduzione in dialetto pugliese del primo canto dell’Inferno. La traduzione apparve su una rivista locale, oggi introvabile, che molto probabilmente uscì per raccogliere fondi a beneficio delle vittime del terremoto del 1883. Non va dimenticato, infine, che nel 1896 fondò la «Rassegna critica della letteratura italiana» e che negli anni Venti tenne ad Arezzo il discorso ufficiale in occasione della inaugurazione del monumento a Francesco Petrarca alla presenza di Vittorio Emanuele III. Zingarelli fece parte anche dell’Accademia della Crusca e nel 1925 fu nominato direttore della sezione «Letterature neolatine» dell’Enciclopedia Treccani. Nell’anno dei 150 anni della nascita ricorrono anche i 75 della morte. Il padre del famoso vocabolario, infatti, moriva a Roma il 7 giugno del 1935. Pochi giorni dopo avrebbe dovuto tenere in forma solenne la sua ultima lezione universitaria.
«Avvenire» del 1 settembre 2010

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