08 settembre 2010

Gli ultimi della classe

di Antonio Sciotto
L'Italia è agli ultimi posti in Europa per investimenti sulla scuola: più precisamente è penultima, precede solo la Slovacchia. I dati, pesanti ma non certo inaspettati, vengono dall'Ocse, che ieri ha diffuso il suo consueto report annuale sul mondo dell'istruzione. Il nostro paese spende il 4,5% del pil nelle istituzioni scolastiche, contro una media Ocse del 5,7%. Numeri che sostengono le critiche di opposizione e sindacati (in particolare la Cgil) contro il governo e la ministra Mariastella Gelmini. Gelmini che, però, ieri non batteva ciglio, e anzi ribaltava i dati Ocse a proprio favore.
La Slovacchia, «ultima della classe», spende solo il 4% del Pil. Ai primi posti si piazzano invece Islanda, Stati Uniti e Danimarca. Ogni scolaro costa in media ogni anno, in Italia, 6622 dollari (non molto lontana dalla media Ocse di 6687 dollari). L'Italia è inoltre ultima in classifica, per la percentuale di spesa pubblica destinata alla scuola, il 9% (rispetto a una media del 13,3%), seguita da vicino da Giappone e Repubblica ceca.
Ma c'è un'altra notizia che certamente non stupirà nessuno, che purtroppo è scientifica conferma di quanto tutti nel nostro paese già sanno: gli insegnanti della scuola pubblica italiana vengono pagati poco, e in particolare meno della media dei colleghi dei Paesi Ocse. Come se non bastasse, il divario si accentua con il passare degli anni di servizio. Un maestro elementare italiano, ad esempio, guadagna poco più di 26.000 dollari l'anno a inizio carriera, contro una media Ocse di quasi 29.000. Alla fine della carriera, il suo stipendio sale a 38.381 dollari, ma la media nei Paesi Ocse è salita a 48.000 dollari, cioè quasi 10 mila euro in più. Lo stesso vale per il professore delle scuole medie (che guadagna tra i 28.098 dollari iniziali e i 42.132 di fine carriera) e per il docente delle superiori: quest'ultimo, tra gli insegnanti italiani, ha l'aumento più consistente, passando nel corso della carriera da 28.098 dollari a 44.041, ma la media dei suoi colleghi di altri Paesi passa da 32.500 dollari a oltre 54.700.
Il solito disastro del Belpaese, che gli istituti internazionali ogni volta non fanno altro che certificare. Dalle associazioni studentesche, dall'opposizione e dalla Cgil, arrivano le critiche più pesanti al governo, dato che ha tagliato quest'anno ben 8 miliardi di euro all'istruzione pubblica.
Dati negativi anche dal rapporto studenti insegnanti, e dalla dimensione delle classi: gli studenti sono più numerosi nelle classi italiane (22 contro una media Ocse di 18) e il rapporto studenti/insegnante è tra i più bassi (16,4 contro una media di 10,6). In Italia le ore di istruzione previste per i ragazzi tra i 7 e i 14 anni sono 8.200. Solo in Israele gli studenti stanno più a lungo sui banchi, mentre la media Ocse si ferma a 6.777.
Secondo Mimmo Pantaleo, segretario Flc Cgil, l'Ocse «boccia sonoramente le politiche del governo sul sistema d'istruzione: l'Italia non solo spende meno, ma ha tagliato risorse pari a 8 miliardi di euro in tre anni alla scuola e 1,3 miliardi all'università. Per il governo l'istruzione è un costo e non una risorsa. Gli insegnanti sono pagati molto meno dei loro colleghi europei ma il governo ha bloccato per tre anni gli stipendi e cancellato gli scatti d'anzianità».
La ministra Gelmini valuta i dati, al contrario, come «la conferma delle politiche del governo: gli studenti non devono passare tante ore in aula per avere una buona istruzione, e le retribuzioni degli insegnanti devono aumentare in base al merito e non solo per l'anzianità». Per Pd, Idv e Rete degli studenti medi, l'Ocse «boccia la Gelmini», e tutti chiedono «più investimenti nell'istruzione, come vera ricetta anti-crisi». Secondo la Cisl scuola, le cifre Ocse sono «occasione per una riflessione seria su alcuni problemi cronici».
«Il Manifesto» dell'8 settembre 2010

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