09 settembre 2010

«Chi possiede un e-reader legge di più»

Si può usare ovunque, il suo segreto è la flessibilità
s. i. a.
Il Wall Street Journal: un settore in forte crescita
Gli e-reader cambiano le abitudini e spingono a leggere di più: grazie a una maggiore flessibilità, consentono infatti di «sfogliare» un libro ovunque. È il risultato di una ricerca condotta da Marketing and Research Resourches e resa nota dal Wall Street Journal, che dedica al tema un lungo articolo. Secondo i dati, chi possiede un lettore elettronico legge in media 2,6 libri al mese, contro l'1,9 di un lettore di libri stampati. Lo studio, condotto su un campione di 1.200 persone in possesso di un e-reader, rivela che il 40% degli interpellati dichiara di leggere di più grazie al nuovo dispositivo elettronico, il 58% ritiene di leggere la stessa quantità di libri e il 2% sostiene di leggere meno.
L'indagine di Marketing and Reaserch Resourches si va ad aggiungere a dati recenti relativi alle vendite di e-book e-reader, dipingendo - scrive il Wall Street Journal - lo spaccato di un settore in forte crescita. Solo nei primi sei mesi del 2010, le vendite di libri elettronici sono balzate del 183%, mentre quelle di libri cartacei non hanno subito rilevanti variazioni. Nel 2009 le vendite di ebook sono salite del 176%, quelli di libri cartacei sono scese dell'1,8%. «Anche se gli e-reader sono un prodotto di nicchia, il fenomeno sta dilagando. È ancora troppo presto per dire che la spinta alla lettura innescata dai lettori digitali continuerà anche quando la novità, al momento rappresentata dal gadget e-reader, sarà scemata e i lettori digitali saranno diventati un prodotto di massa. In ogni caso il fatto che gli e-reader siano portatili - osserva il Wall Street Journal -, spinge a leggere di più e in occasioni in cui finora un libro non ha rappresentato un'opzione. È il caso di Leslie Johnson, che con il suo lettore elettronico legge di più e più spesso, anche in Kayak. Basta far indossare al proprio apparecchio «una custodia resistente all'acqua».
«Corriere della Sera» del 26 agosto 2010

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