31 maggio 2010

Quelle ragazze arrabbiate schiave della sigaretta

Giornata mondiale senza tabacco
di Donatella Barus *
Una su cinque fuma regolarmente, anche da sola, per stress o rabbia. L’Oms avverte: il marketing dei produttori di tabacco cerca «carne fresca»
MILANO – Fumano perché lo fanno gli amici uscendo da scuola, ma anche da sole, per stress e per rabbia. Sono le baby-fumatrici che paiono affezionarsi alla sigaretta come e più dei loro coetanei maschi e che, avverte l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), insieme alle loro madri sono «uno dei target principali dell’industria del tabacco, che necessita di reclutare nuovi consumatori, per rimpiazzare la quasi metà di quelli attuali che morirà prematuramente a causa di malattie correlate al fumo». E proprio a donne e mercato dei prodotti da fumo è dedicata l’edizione 2010 della Giornata mondiale senza tabacco del prossimo 31 maggio.

MARKETING «ROSA» - Attualmente nel mondo sono donne 20 fumatori su cento (200 milioni circa), ma in diversi Paesi il tabagismo femminile è in crescita (in Italia la prevalenza di fumatrici è triplicata dagli anni ’50 ad oggi, che si assesta intorno al 20 per cento). Inoltre, secondo il recente rapporto Oms « Women and health: today's evidence, tomorrow's agenda » le pubblicità di sigarette puntano sempre più alle ragazze, che anche in Italia rischiano di «abboccare» in massa.

LA SIGARETTA? UN’ABITUDINE PER UNA SU 5 - Se un ragazzo su tre afferma di fumare e uno su cinque si definisce un fumatore regolare, fra le ragazze proprio la regolarità sembra più diffusa (22,3 per cento) e aumenta con l’età passando dal 9,3 per cento dei 14enni fino al 33,3 per cento dei 18enni. Questo evidenzia una ricerca condotta dall’Istituto AstraRicerche sui ragazzi delle scuole superiori milanesi e promossa dalla Fondazione Veronesi e dall’Assessorato alla Salute del Comune di Milano. Proprio al capoluogo lombardo spetta il deludente primato di città con il più alto numero di giovani fumatrici tra i 15 e i 19 anni.

SI FUMA ANCHE PER RABBIA - Le sigarette fumate sono in media otto al giorno, soprattutto con gli amici al termine delle lezioni (77,2 per cento), ma anche da soli (52,2 per cento). Ma se il 68,4 per cento dei giovani afferma di avere iniziato per la compagnia, il 59,9 per cento indica anche lo stress e il 57,3 per cento la rabbia.

FUMATRICI, IDENTIKIT DIFFICILE - «Probabilmente le donne, adulte e ragazze, stanno entrando oggi in una fase di abitudine al fumo che gli uomini hanno toccato anni fa» ipotizza Laura Carrozzi, pneumologa dell'Ambulatorio per la Cessazione del Fumo dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana che, con il collega Francesco Pistelli e con la psichiatra Fiammetta Cosci, risponde alle domande degli utenti sul forum Stop al fumo. Ma esiste un identikit della dipendenza femminile dal tabacco? «Si sa ancora poco, si parla di una maggiore fragilità delle donne legata a caratteristiche genetiche e ormonali. Sono dati interessanti, ma mancano conferme – risponde Laura Carrozzi -. E non è che le donne smettano più facilmente degli uomini di fumare. Certamente, dal punto di vista sociale e psicologico, le donne hanno più responsabilità, si sentono un esempio per i figli, e per loro possono più facilmente pensare di abbandonare la sigaretta. Anche se resta un dato grave che il 10 per cento delle fumatrici in attesa di un bimbo non smette».

LA SIGARETTA SI PAGA, ECCOME - E quelle teenager con la sigaretta fra le dita alle 7.30 di mattina fuori del liceo? «Le ragazze, e gli adolescenti in genere, sono una tipologia di fumatori complessa. A loro va ricordato quello che mettono sul piatto della bilancia: si perde l’autonomia, dato che la dipendenza dal fumo di sigaretta è una schiavitù come quella da altre droghe, calano le prestazioni fisiche, si rovinano la pelle e i denti, si compromette anche la futura possibilità di procreare: tutte le cose meravigliose della loro età e degli anni a venire».
* Fondazione Veronesi
«Corriere della Sera» del 31 maggio 2010

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