30 maggio 2010

Cinema, l’allarme dei genitori

Troppe pellicole non adatte ai minori non vengono vietate. Le pressioni dei produttori
di Gigio Rancilio
«Non vogliamo censurare ma dare un servizio vero Il 'liberismo' dei produttori spesso nasconde altro: se un film viene vietato incassa il 50% in meno»
L’emergenza educativa passa anche dal cinema. Ne sono più che convinte le più importanti associazioni di genitori, cattoliche e laiche, che han­no firmato un documento congiunto per rilanciare un te­ma tutt’altro che secondario: chi deve giudicare se un film, è adatto o meno ai minori: l’industria o i genitori? La do­manda è rivolta a Governo e politica, con la richiesta di mettere al più presto mano al modo in cui funziona la Commissione di revisione cinematografica.
Intendiamoci – come scrivono nel loro comunicato l’Age (Associazione Italiana genitori), l’Agesc (Associazione ge­nitori scuole cattoliche) e il Cgd (Coordinamento genito­ri democratici) – «i genitori non vogliono il ripristino della censura, ma tutelare al meglio la sensibilità dell’età evolutiva. E per farlo occorre segnalare con coraggio, motivandoli, rischi e pericoli per i bambi­ni di una certa età presenti in certi film».
Insomma, le associazioni chiedono a gran voce strumenti più efficaci «per aiutare tut­ti i genitori a vigilare e scegliere». Sempre più spesso – continua il comunicato con­giunto – «in Italia si verificano casi di film che in tutto il mondo vengono vietati ai 14 o ai 18 anni e da noi trovano il via libera senza limiti d’età». Come se un dodicen­ne italiano fosse tanto diverso da un suo coetaneo inglese, france­se o americano. L’ultimo caso è l’horror tridimen­sionale Final Destination 3D, uscito in Italia il 21 maggio senza alcun di­vieto. Peccato che in tutti gli altri Paesi del mondo (come potete leggere so­pra) sia stato vietato.
Un segnale di libertà o di scarsa attenzione verso i minori? «È il se­gno inequivocabile che da noi l’industria cine­matografica, perfino nelle decisioni educati­ve, al momento conta più delle famiglie».
Ma com’è potuto accadere che questo film sia uscito sen­za alcun divieto? Va detto che in Italia la censura non esi­ste più da tempo. C’è invece una Commissione di revisione cinematografica. Come spiega il ministero dei Beni cul­turali «la commissione, articolata in otto sezioni, è pre­sieduta da docenti di diritto o magistrati ed è composta da docenti di psicologia dell’età evolutiva, da esperti di cultura cinematografica, rap­presentanti dei genitori, rappresentanti delle categorie del settore cinematografi­co e da esperti designati dalle associazio­ni per la protezione degli animali». In o­gni sezione, che è composta da otto per­sone, i genitori sono soltanto due. E rego­larmente finiscono in minoranza.
Nelle varie sezioni c’è persino un rappre­sentante degli animalisti che però ha di­ritto di voto solo se nel film al vaglio ci so­no scene con animali. Il che rischia di ge­nerare un altro paradosso: se una pellico­la ha una scena crudele con un cucciolo, spesso ha più possibilità di venire vietata di una in cui, nella scena «incriminata», al posto del cagnolino o della tigre c’è un bambino o un ragazzo.
Gli interessi in gioco sono tanti. Dietro il divieto a un film ai minori di 14 anni si nasconde un mare di soldi, perché le pellicole vietate non possono essere trasmesse in televisione in pri­ma serata e così il loro va­lore di acquisto è praticamente dimezzato.
Nel 2007 l’allora ministro dei Beni culturali Rutelli propose un disegno di legge per istituire il divieto ai mi­nori di 10 anni e al contempo lasciare l’autocertificazio­ne del divieto ai 14 e ai 18 anni di un film in mano ai pro­duttori cinematografici. Ma quel ddl, nonostante fosse molto favorevole all’industria, non venne mai approvato. Da allora oggi nei nostri cinema sono passati decine di film «per tutti» come Final Destination 3D.

IL CASO: FINAL DESTINATION 3D
Stati Uniti: «R», cioè può essere visto solo da ragazzi accompagnati da genitori
Singapore: vietato ai minori di 21 anni
Germania e Finlandia: vietato ai 18 anni
Portogallo e Brasile: vietato ai 16 anni
Giappone, Nuova Zelanda, Irlanda, Svezia e Norvegia: vietato ai 15 anni
Austria: vietato ai 14 anni
Francia: vietato ai 12 anni
Italia: il film è «per tutti»
«Avvenire» del 30 maggio 2010

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