13 aprile 2010

L’Unità non si pente affatto: sogna ancora morte del premier

Il direttore Concita De Gregorio difende la vignetta di Staino, che invoca il bis in Italia della sciagura polacca
di Francesco Cramer
Fedeli al motto che errare è umano, perseverare è diabolico, l’Unità e il vignettista Staino s’incaponiscono nella truce ilarità in nome della satira. Non è bastata una giornata intera di rovente polemica per quella ruvida vignetta in cui ci si augurava la morte di Berlusconi e il suo governo tramite tragedia aerea (ndb: la vignetta e un altro articolo contro la squallida posizione de l'Unità, puoi trovarla all'indirizzo http://terzotriennio.blogspot.com/2010/04/la-grandezza-polacca-e-le-bassezze-di.html)
Mea culpa? Macché. Rettifica per aver sorpassato il limite del buon gusto? Neanche per idea. Così, giù un’altra bella sganasciata all’idea che al posto dei vertici della Polonia sull’aereo precipitato a Smolensk ci fossero i ministri italiani, soprattutto il primo. Non solo: ieri è arrivata la rivendicazione ufficiale che desiderare una sciagura aerea, se a bordo c’è il Cavaliere, è ragionevole, giustificato, perfino doveroso. Nessun pessimo gusto, anzi: fa ridere. Ci si sbellichi a pensare a un velivolo che si schianti al suolo se per aria c’è Silvio. Ci si scompisci a immaginare i membri del nostro esecutivo spariti in un sol colpo dopo una disgrazia in alta quota.
Ieri la direttora dell’Unità Concita De Gregorio è tornata sull’imbarazzante argomento con un pirotecnico mix di candore e aggressività, attaccando chi ha osato irritarsi per quella sconcertante sghignazzata. «Gasparri e altri dipendenti di Berlusconi tra cui l’ex piduista Cicchitto - sputa veleno la De Gregorio - si sono indignati per la vignetta di Staino sulla tragedia polacca. La satira ha licenza di linguaggio, persino la Cassazione lo dice». Immancabile la frecciata al curaro anche al direttore del Tg1 Augusto Minzolini, reo di aver dedicato alla faccenda, come per altro hanno fatto tutti i quotidiani ieri in edicola, «un ampio servizio: non altrettanto ha fatto quando abbiamo scritto di come abbia ricevuto in dono i nastri di intercettazioni a lui gradite e due giorni dopo pubblicate sul Giornale, o dei picchetti alla Omsa, o dei prelati vaticani in rapporti con associazioni sotto inchiesta per violenze».
Ridacchiare sui morti si può se serve a dire che Berlusconi sotto terra è un auspicio, un desiderio, un piacevole sogno. Ecco la motivazione: «Abbiamo sopportato per anni le barzellette del premier sugli ebrei, sui comunisti, sui negri e sugli omosessuali. Nessun servizio al Tg1, in quel caso: nemmeno quando ha detto che avrebbe sconfitto il cancro, e non era una battuta». Per la De Gregorio è ipocrita turbarsi se la satira diventa lo strumento per ardere dal desiderio di vedere morto ammazzato l’avversario politico.
Ma non è solo la direttora a prendere le difese del vignettista giacché lo stesso Staino rivendica l’opportunità di quel disegno. Altro disegno a pagina tre, altro scambio di battute tra Bobo e la figlia: «Piccola, qualcuno dice che quella tua battuta offende ed è troppo cinica». Risposta: «E perché? Mica ho detto che, senza soldi alla ricerca, fra tre anni sarà sconfitto il cancro...». Insomma, il vero cinico, ignobile, indecente, immorale e turpe è sempre il solito Berlusconi. E via a smascellarsi dalle risate, si tirino in ballo i morti oppure no.
Comunque è meglio se c’è un riferimento a qualche decesso: che la sinistra abbia una sorta di predilezione per il sense of humor macabro lo dimostra la cronaca recente. Alfonso Pecoraro Scanio, infatti, nel 2006 si fece una crassa risata assieme a Vasco Errani durante i funerali solenni dei caduti di Nassirya. Il tutto immortalato da un implacabile fotoreporter. Il collega di Staino, Vauro Senesi, invece arrivò a ghignare sui morti dell’Aquila a tre giorni dal terremoto, pur di sbeffeggiare il piano casa del governo in carica.
Per quella vignetta intitolata «Aumento delle cubature... Dei cimiteri», con tanto di bare abruzzesi ben allineate, il satiro di Santoro fu sospeso per una puntata di Annozero, con le immancabili vibranti proteste della sinistra che gridò alla censura. Insomma, per gli antiberlusconidi la satira, ma soltanto la loro, ha licenza di uccidere.
«Il Giornale» del 13 aprile 2010

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