23 marzo 2010

Gli indizi che testimoniano San Giovanni a Roma

di Ilaria Ramelli
Ho spiegato nelle pre­cedenti puntate quali elementi sug­geriscano che Giovenale nella Satira IV alluda al supplizio inflitto a Giovanni a Roma sotto Domiziano, di cui parla Tertulliano. Non è noto quale sia la fonte di Tertulliano e che origine ab­bia questa tradizione, che, come osservavo, è ripresa anche da Gerolamo in due passi. Il primo (Adversus Iovinianum, I 26) si rifà e­spressamente a Tertulliano: « Vidit enim in Pathmos in­sula, in qua fuerat a Domi­tiano principe ob Domini martyrium relegatus, Apo­calypsim [...]. Refert autem Tertullianus quod Romae [a Nerone] missus in ferventis olei dolium, purior et vege­tior exiverit, quam intraverit » («Dunque nell’i­sola di Patmos, dove era stato esiliato dall’imperato­re Domiziano a causa del martirio del Signore, vide l’Apocalisse (...) E Tertullia­no riferisce che a Roma, gettato in una pentola d’o­lio bollente (da Nerone), ne uscì più vivo e vegeto di quando era entrato»). Il se­condo passo (In Matthaeum, III 20, 23) suo­na invece: « Sed si legamus ecclesiasticas historias in quibus fertur quod et ipse (Iohannes) propter marty­rium sit missus in ferventis olei doleum, et inde ad su­scipiendam coronam Chri­sti athleta processerit sta­timque relegatus in Path­mos insulam sit... » («Ma se leggiamo le storie ecclesia­stiche, vi si dice che Giovan­ni fu posto in un’anfora d’o­lio bollente per essere mar­tirizzato, ma di lì uscì come un atleta di Cristo a ricevere la corona e subito venne e­siliato nell’isola di Pat­mos »). In entrambi i passi Gerolamo espone la mede­sima notizia, però più am­piamente rispetto a Tertul­liano e, soprattutto, nel se­condo egli stesso afferma di aver attinto non a Tertullia­no, ma alle ecclesiasticae hi­storiae: anche a volere intendere l’espressione di Ge­rolamo in senso lato, il De praescriptione haereticorum di Tertulliano non è certo u­na storia della Chiesa. La definizione di Gerolamo si adatta invece perfettamen­te a un’opera come gli Hy­pomnémata di Egesippo, che erano appunto una sto­ria della Chiesa. Egesippo fu certamente fonte di Tertul­liano e sembra anche alla radice dell’errore da lui commesso (Apologeticum 5,4) sulla revoca della perse­cuzione anticristiana da parte di Domiziano. Appare dunque probabile che an­che la notizia tertullianea su Giovanni risalga ad Egesip­po, fonte degna di attenzio­ne perché questo storico, di origine probabilmente giu­daica, risiedette a Roma dal pontificato di Aniceto (155­-166) a quello di Eleuterio (174-189) e compose 5 libri di Hypomnémata intesi a ri­ferire «la tradizione senza errore della predicazione a­postolica » (Eusebio, Histo­ria Ecclesiastica, IV 8,2). A Roma egli infatti si dedicò (ibid., IV 22,3) alla verifica e alla stesura della tradizione apostolica ivi conservata; E­gesippo appare preoccupa­to dell’istanza di cattolicità della Chiesa e di ortodossia e la sua attenzione verso la tradizione apostolica in tal senso è vivissima. Il passo di Tertulliano relativo al supplizio di san Giovanni a Roma è inserito precisa­mente in un contesto con­sono agli interessi e alle te­matiche care ad Egesippo, poiché riguarda la centra­lità della Chiesa di Roma.
L’opera stessa di Tertulliano in cui il passo è inserito, i­noltre, il De praescriptione haereticorum, essendo volta a preservare l’ortodossia e la cattolicità della Chiesa contro le eresie, risponde pienamente alle istanze di Egesippo. Il quale ha con­servato testimonianze di e­strema importanza riguar­do alla Chiesa delle origini e ai primi discepoli; basti ri­cordare il suo resoconto della morte di Giacomo Mi­nore, detto «il Giusto» e «fratello di Gesù», avvenuta a Gerusalemme nel 62 per volere del sommo sacerdote sadduceo, Anano, e di altri.
Qui si presenta anche il suo accenno alla «porta di Ge­sù », che potrebbe nascondere un dato storico di no­tevole interesse confermato dal Giuseppe slavo. Se l’at­tribuzione a Egesippo è fondata, dunque, la tradi­zione raccolta da Tertullia­no, Girolamo e anche Am­brogio, oltre che dagli apo­crifi, sulla presenza a Roma di Giovanni al tempo di Do­miziano e sul suo supplizio acquista maggiore attendi­bilità. L’eccezionalità del supplizio di Giovanni non passò probabilmente inos­servata dai contemporanei, come parrebbe suggerire la IV Satira di Giovenale, la quale attesterebbe addirit­tura, tramite lo strumento della parodia, la storicità della tradizione.
«Avvenire» del 23 marzo 2010

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