03 marzo 2010

Aborto, ecatombe in Europa

Nel 2008 contrazione delle nascite del 12,5% rispetto al 1982. E gli over 65 sono 6,5 milioni in più degli under 14
di Riccardo Cascioli
Le rilevazioni dell’Istituto di politica familiare testimoniano una crisi di valori soprattutto dei Paesi dell’Unione Europea, dove l’aumento delle interruzioni di gravidanza è costante
Nell’Unione Europea ogni anno si pratica­no oltre 1 milione e 200mila aborti, un numero equivalente al saldo negativo tra nascite e morti. Vale a di­re che il calo demografico in atto sarebbe azzerato se si la­sciassero nascere tutti i bam­bini concepiti. È questo for­se il dato, contenuto nel Rap­porto su «L’aborto in Europa e Spagna», che più dovrebbe far riflettere i governanti del­l’Unione.
In effetti le statistiche dimo­strano che l’aborto è una del­le cause principali dei bassi tassi di natalità in Europa, dove nel 2008 si è registrata una contrazione di nascite del 12,5% rispetto al 1982. E di conseguenza dell’invec­chiamento della popolazio­ne, visto che oggi si contano 6.5 milioni di ultrasessanta­cinquenni in più rispetto ai minori di 14 anni (85 milio­ni contro 78.5). Non solo, l’aborto è la prin­cipale causa di mortalità in Europa, 30 volte più degli in­cidenti stradali (39mila mor­ti nel 2008).
Un’Europa a tre velocità. Il rapporto mette a confronto le tre diverse grandezze del­l’Europa. Considerando an­che i Paesi europei al di fuo­ri della Ue, il conto totale de­gli aborti, riferito al 2008, è di 2.863.649, in pratica un a­borto ogni 11 secondi, quasi 7.500 aborti al giorno. In pra­tica ogni anno la diffusione dell’aborto provoca l’elimi­nazione di un numero di per­sone equivalente alla som­ma della popolazione di 4 Paesi: Estonia (1.3 milioni di abitanti), Cipro (0.8 milioni), Lussemburgo (0.5 milioni) e Malta (0.4 milioni).
Gli aborti praticati nei 27 Paesi della Ue rappresentano il 42% (1.207.646) del totale, tenendo però conto che la popolazione residente nel­l’Unione è circa il 68% del­l’intera popolazione euro­pea.
All’interno dell’Europa co­munitaria però ci sono note­voli differenze tra il gruppo Ue-15 (il nucleo storico del­l’Unione Europea, che rap­presenta l’83% della popola­zione) e il resto dei Paesi. In­fatti mentre nei 12 Paesi del­l’allargamento il decennio tra il 1998 e il 2008 ha visto un calo drastico nel numero degli aborti (-49%, da 550.587 a 281.060), nella Ue-15 si è registrato il fenomeno con­trario: un aumento di circa 70mila aborti l’anno, da 855.645 a 926.586 (+8,3%).
I record di Romania e Spa­gna.
In entrambi i casi risul­tano decisivi due Paesi: tra i 15, è la Spagna che da sola rappresenta l’87% dell’au­mento registrato negli ultimi dieci anni (vedi articolo a parte), mentre nei 12 di re­cente adesione il caso limite è quello della Romania, do­ve nel 1994 si praticavano 530.191 aborti, scesi nel 2008 a 127.907. Da sola quindi la Romania ha registrato un ca­lo assoluto maggiore di quel­lo di tutti i 12 Paesi messi in­sieme. Mentre considerando gli ultimi 15 anni la Romania è il Paese che ha registrato il più alto numero di aborti (4.065.904, contro i 3.082.816 della Francia, i 2.988.009 del Regno Unito e 1.998.225 del­­l’Italia), malgrado il nettissi­mo calo degli ultimi anni, es­sa rimane il terzo Paese eu­ropeo per numero di aborti, preceduta da Regno Unito (215.975) e Francia (209.913). L’Italia è invece quarta con 121.406. Rispetto agli altri tre Paesi (compresi tra i 60 e i 64 milioni di abitanti), la Ro­mania però ha una popola­zione complessiva netta­mente inferiore (21.5 milio­ni).
Una gravidanza su 5 finisce in aborto. Nel 2008 il 18.3% delle gravidanze nella Ue-27 è stato interrotto volontaria­mente. Su 6.591.836 gravi­danze, infatti, solo 5.384.190 sono state completate con la nascita di un bambino.
Il problema delle adole­scenti.
Un aborto su 7 (il 14.2%) nella Ue-27 è stato praticato su ragazze minori di 20 anni, per un totale di 170.932. Numero che sale a 338.217 se si considerano an­che i Paesi europei extra-co­munitari. Rimanendo nel­l’ambito dei 27 è chiaro che il problema è più grave per il Regno Unito, dove nel 2008 hanno abortito 46.897 ado­­lescenti, contro le 31.779 del­la Francia, le 14.939 della Spagna, le 14.316 della Ro­mania e le 13.775 della Ger­mania.
L’obiezione di coscienza non sempre rispettata. Soltanto in due Paesi dell’Unione (Ir­landa e Malta) l’aborto è ille­gale, mentre in 14 è ammes­so in certe circostanze e in 11 è invece libero. Nell’ambito della Ue-15, l’obiezione di coscienza è esplicitamente riconosciuta in undici Paesi: non è prevista invece in Gre­cia, Svezia e Finlandia. Ge­neralmente è previsto anche un periodo di riflessione in­torno a una settimana. Tale periodo è obbligatorio in Bel­gio, Francia, Lussemburgo, I­talia, Olanda, Germania, Grecia e Portogallo.
Alcune proposte. Le politiche di prevenzione dell’aborto fi­nora applicate in Europa hanno mostrato chiaramen­te di non funzionare, per questo l’Istituto di Politica Familiare (Ipf) chiede un cambiamento radicale nel­l’approccio al problema, che ruota attorno a un obiettivo di fondo: «La promozione di politiche che garantiscano i diritti dei bambini non nati e il diritto delle donne alla ma­ternità, eliminando gli osta­coli che impediscono la ma­ternità e affermando esplici­tamente che l’aborto è un at­to di aggressione contro le donne». Tra le proposte con­crete avanzate dall’Ipf tro­viamo quella di un «Aiuto di­retto universale» di 1.125 eu­ro per ogni donna incinta (125 euro per nove mesi), u­na linea diretta di finanzia­mento per le associazioni che aiutano le donne duran­te la gravidanza, la riduzio­ne del 50% dell’Iva sui pro­dotti basilari per l’infanzia.
Ma questo radicale cambia­mento di approccio avrebbe tra gli obiettivi anche quello di rispondere alla drammati­ca crisi demografica dell’Eu­ropa. E l’Ipf chiede perciò la preparazione di un Libro Ver­de sui tassi di natalità in Eu­ropa, per analizzare la situa­zione, le sue cause e le solu­zioni da individuare.
«Avvenire» del 3 marzo 2010

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