12 febbraio 2010

Web, minori senza pudore? «Genitori, non arretrate»

di Diego Motta
C’è una distanza ancora da colmare tra geni­tori e figli sul terreno delle nuove tecnolo­gie. Un mondo in cui tutto è lecito e possi­bile, per ragazzi e adolescenti; un universo scono­sciuto e temuto, per gli adulti. «I nostri sedicenni cre­dono che il numero dei legami collezionati su Face­book faccia la differenza. Confondono la quantità con la qualità – argomenta Giuseppe Romano, docente di Lettura e creazione dei testi interattivi all’Università Cattolica –. D’altro canto anche la famiglia e la scuo­la hanno grandi responsabilità».
In che senso?
Né i genitori né i professori hanno finora mostrato di comprendere il grande potenziale linguistico nasco­sto nei nuovi media. Si parla troppo di riforme e la­vagne digitali e troppo poco di cultura e formazione rispetto all’uso delle tecnologie più avanzate. È un di­scorso che vale per Internet come per il cellulare: gli adulti dovrebbero sapersi muovere autonomamente sulla Rete e nello stesso tempo schierarsi a fianco dei nostri figli quando essi si avventurano nel mondo per loro sempre più affascinante delle relazioni virtuali.
Le ricerche più recenti però ci dicono che la Rete spesso diventa una «scorciatoia» che permette di ag­girare i legami reali, rappresentando un pericolo anche sui temi dell’affettività e della sessualità di ado­lescenti e preadolescenti, italiani e non solo. È d’ac­cordo?
È necessario dedicare tempo, energia, testa e cuore per decodificare i messaggi che i quattordicenni di og­gi si spediscono via mail, via chat o via sms. Occorre mettere da parte eventuali pregiudizi e accettare di scendere su terreni pruriginosi. Certe dinamiche pos­sono provocare cortocircuiti pericolosi e bisogna e­vitare che i nostri ragazzi finiscano con l’essere tra­volti.
Cosa possono fare le istituzioni e il sistema educativo?
Sicuramente giova a tutti collaborare in modo più stretto, per conoscere abitudini e comportamenti dei giovani utenti della Rete. Non dimentichiamoci poi che, per valutare l’impatto che i nuovi media hanno sulle scelte degli adolescenti, occorre individuare a che punto si trovano nei rispettivi percorsi educativi: qual è il contesto di vita in cui si muovono, se hanno intorno o meno una famiglia attenta allo sviluppo in­tegrale della persona, com’è il gruppo dei pari in cui agiscono durante le loro giornate.
In altre parole, dobbiamo passare dal mondo vir­tuale a quello reale.
Esattamente, senza demonizzare le nuove tecnologie e il peso che ormai hanno stabilmente nelle relazio­ni tra le persone, ancor più se si tratta di giovani. Ci sono grandi rischi e grandi eccessi nell’utilizzo del te­lefonino, dall’invio delle immagini ai contenuti degli sms, così come nella circolazione di materiale por­nografico o pedopornografico online. Però, oltre a questo bicchiere pericolosamente mezzo vuoto, c’è anche il bicchiere mezzo pieno che dobbiamo risco­prire, fatto di milioni di giovani che tutti i giorni si tro­vano in Rete e navigano in modo virtuoso, cono­scendosi e facendosi conoscere.
Ha in mente qualche esempio?
Su Internet c’è uno straordinario sito in cui, a tutte le ore, si possono trovare milioni di giovanissimi navi­gatori che interagiscono nel meraviglioso mondo del­le fiabe e in altri mondi paralleli, grazie a cui nasco­no e maturano 'forum sorvegliati' in cui gli utenti si scambiano notizie e impressioni sulle avventure che stanno vivendo. Ciò dimostra che, tra chi produce contenuti per la Rete, la stragrande maggioranza dei protagonisti, aziende comprese, è impegnata nella valorizzazione delle esperienze migliori: quelle del ri­spetto dell’altro, dell’attenzione al contesto che ci cir­conda, dei valori che davvero contano. A tutte le età.
«Avvenire» del 10 febbraio 2010

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