17 febbraio 2010

Vecchie e nuove accuse ai cristiani nel mondo romano

Le
di Ilaria Ramelli
Negli
Un’altra accusa tra le tante rivolte alla moglie del mu­gnaio nel romanzo apu­leiano, del quale abbiamo parlato nelle precedenti puntate, è quella di essere «ebriosa». Anche questa e­ra una tipica accusa anti­cristiana. Gravi incom­prensioni rispetto all’Eu­caristia produssero accuse di omicidio e antropofa­gia, attestate specialmente da Giustino e Tertulliano, e forse la seconda già in Petronio. L’accusa di esse­re ubriaconi era dovuta, similmente, a un’incom­prensione del vino eucari­stico. La donna è accusata di bere vino già al mattino presto (matutino mero): Plinio attesta che le cele­brazioni eucaristiche av­venivano al mattino (Ep. 96,7). E in Atti 2,15 Pietro difende i discepoli cristia­ni dall’accusa di essere u­briachi già alle 9 del matti­no; ciò probabilmente ri­flette un’imputazione che circolava già al tempo di Luca, negli ultimi decenni del I secolo. La caratteri­stica della moglie del mu­gnaio di essere in sumpti­bus foedis profusa può spiegarsi bene anch’essa in riferimento a un matro­na cristiana: le spese di cui è accusata potrebbero essere offerte a una comu­nità cristiana e ai poveri.
Tali donazioni sono atte­state, e derise, anche da un contemporaneo di A­puleio, Luciano, nel Pere­grinus, nel ritratto della comunità cristiana che manteneva Peregrino quando questi appartene­va ad essa (come ho stu­diato su Aevum 2005). La donna è anche detta per­vicax pertinax. Anche l’ac­cusa di ostinazione era vi­va contro i cristiani al tempo di Apuleio, come attestano Plinio e Marco Aurelio. Plinio in una let­tera a Traiano (Ep. 10,96) osserva che i cristiani so­no caratterizzati da perti­nacia et inflexibilis obsti­natio, che finiscono per essere amentia, «follia».
Marco Aurelio, sotto cui A­puleio probabilmente scrisse il suo romanzo, de­scrive i cristiani come i­spirati da «pura opposi­zione » ( psilè parataxis), probabilmente anche a causa dell’influsso del montanismo. La moglie del mugnaio è inoltre ac­cusata di essere inimica fi­dei, per disprezzo delle di­vinità tradizionali (spretis atque calcatis divinis numinibus): si è rivolta piut­tosto a una religione fatta di pratiche vane ( confictis observationibus vacuis) e professa un monoteismo: in vicem certae religionis mentita sacrilega praesumptione dei, quem prae­dicaret unicum. Apuleio sembra essere il primo autore pagano a chiamare il Dio cristiano unicus. Le religioni strettamente monoteistiche del suo tempo erano il giudaismo e il cri­stianesimo, ma solo il pri­mo era legalmente ricono­sciuto a Roma, mentre il secondo era una supersti­tio illicita. Di qui l’accusa di ateismo ai cristiani. Sot­to Domiziano, molti furo­no condannati per atei­smo e costumi giudaici se­condo Dione Cassio, ma nessuno poteva essere legalmente condannato per giudaismo, che era religio licita nell’impero romano.
I condannati erano cri­stiani. La diffusione del­l’accusa di ateismo contro di loro verso la metà del II secolo è attestata da Giu­stino, che in Apol. 1,6,1 è disposto ad ammettere che i cristiani sono atheoi, ma solo rispetto alle divi­nità tradizionali pagane, non al vero Dio (cf. 1,24,1­3). Altri tratti distintivi della moglie del mugnaio sono lascivia e impudici­tia.
Anche queste accuse erano vive contro i cristia­ni al tempo di Apuleio, do­po essere state usate con­tro i giudei. Lo attestano Giustino e Tertulliano, che cita infanticidio e incesto e osserva che sono piutto­sto i pagani colpevoli di tali scelera, come dimostra Giove stesso con i suoi a­dulteri, mentre i cristiani perseguono la castità. An­cora nel capitolo 15 del romanzo apuleiano la moglie del mugnaio è ca­ratterizzata da pessimae feminae flagitia. Ha un a­mante (quendam iuvenem) e frequenta ogni giorno una donna anzia­na, presentata come co­spiratrice. Le macchina­zioni delle due donne so­no poi descritte a lungo, come pure la scena in cui il mugnaio scopre l’aman­te della moglie nascosto sotto un cesto. L’anziana donna può facilmente rappresentare una mini­stra cristiana che portava l’eucaristia alla moglie del mugnaio: le accuse di e­brietas e di impudicitia e­rano collegate precisa­mente alle celebrazioni eucaristiche.
«Avvenire» del 16 febbraio 2010

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