11 dicembre 2009

Ombre e luci tra fede & Lumi

di Lorenzo Fazzini
Dio? Non è la scienza che ne dimostra l’esistenza o meno. E di fronte all’arro­ganza ' tragica' dell’Illumini­smo, valgono di più le scoperte ' storiche' della Chiesa, che van­no dai diritti dell’uomo al ruolo della legge. Lo sottolinea Peter van Inwagen, nato nel 1942, che detiene la cattedra John Cardi­nal O’Hara di filosofia all’Uni­versità Notre Dame, in Indiana ( Usa). Inwagen parlerà sabato sul tema ' Dio e le scienze' al convegno che si apre oggi a Ro­ma. Con lui dialogheranno Ugo Amaldi, Martin Nowak, George Coyne e monsignor Rino Fisi­chella.
Professor Inwagen, in un artico­lo del 1994 su ' Dio e i filosofi', lei scrive: ' Credo di più nella Chiesa che nell’Illuminismo'. Può spiegare tale affermazione?
« L’Illuminismo è un ' movimen­to' che inizia nel XVIII secolo. Da tempo ha abbandonato que­sta denominazione: oggi può chiamarsi ' umanismo laico' o ' razionalismo scientifico', seb­bene questi siano appellativi più giusti per alcuni suoi frutti che per il fenomeno in sé. Un tempo aderivo a questo movimento e mi ero sottomesso alla sua auto­rità. A 40 anni sono diventato ' apostata' e mi sono sottoposto alla Chiesa. Questo cambiamen­to ha tre motivazioni: decisi che gli insegnamenti della Chiesa e­rano congruenti con il mondo in cui vivevo mentre non così era per quelli dell’Illuminismo; con­siderai che le conseguenze della fedeltà all’Illuminismo erano state disastrose mentre quelle della cristianizzazione dell’Eu­ropa non solo avevano portato benefici, ma anche uno stupore senza paragoni nella storia. Ter­zo, venni toccato in maniera in­descrivibile e personale dalla vi­ta di alcuni conoscenti cristiani.
Crescendo, arrivai a credere che la visione del mondo dell’Illumi­nismo era in contrasto con le scoperte della cosmologia e i fatti esistenziali degli uomini. I­noltre, compresi che il ruolo del­la legge, l’idea dei diritti umani universali e la stessa scienza era­no un prodotto della Chiesa in Occidente, e che l’Illuminismo non poteva vantarsi in nessun modo di queste acquisizioni, mentre poteva essere chiamato in causa per molti dei grandi massacri del XX secolo » .
In un suo intervento - intitolato ' Quam Dilecta' ­lei racconta di a­ver scoperto la fe­de grazie allo scrittore Clive S. Lewis. Perché l’autore di ' Il cri­stianesimo così com’è' le è risul­tato decisivo?
« Non sono mai stato ateo in senso stretto. Ero a­gnostico, non prendevo molto sul serio l’esistenza di Dio. Tale prospettiva per me era simile all’ipotesi che vi sia una vita in­telligente in qualche altro piane­ta del sistema solare: qualcosa che non poteva essere provato in maniera definitiva, bensì impro­babile e indegna di esser presa in considerazione. Come molte persone cresciute in un ambien­te non cristiano, ho scoperto co­sa il cristianesimo fosse leggen­do i testi apologetici di Lewis. Il cristianesimo che mi era stato presentato nella mia Unitarian Universalist Church ( una setta di origine protestante, ndr) era qualcosa di autoconsolatorio, frivolo e molto impreciso. Invece vidi che esso era una cosa seria e intellettualmente molto stimo­lante. Mi disinteressai di ogni cristianesimo liberal o laico.
Lessi alcuni teologi liberal come Harvey Cox e William Hamilton e potei vedere la differenza con Lewis. Posso dire oggi che teolo­gi come Cox non hanno niente di interessante da dire » .
Sabato lei parlerà su Dio e la scienza. I suoi campi di ricerca sono l’ontologia, la teologia filo­sofica e la morale. Cosa ha a che fare la scienza con la metafisi­ca?
« Ho scritto molto su Dio e la scienza, e mi è stato chiesto di legare insieme i tre argomenti, Dio, scienza e ontologia. Que­st’ultima è la parte della metafi­sica che studia la natura dell’es­sere. Molti teologi e filosofi han­no cercato di descrivere il gran­de abisso tra Dio e le creature in termini ontologici. Hanno pro­posto l’ipotesi che la vastità di tale abisso consiste nel fatto che Dio e le creature partecipano in diversi modi all’essere. Nel mio intervento suggerirò che questo è un errore, un passaggio sba­gliato in senso metafisico e na­turale. L’abisso tra la natura divi­na e ogni altra natura creaturale è invece molto vasto, tanto che può sembrare consistere in una differenza di modi dell’essere.
Dio è senza limiti, necessaria­mente esistente, presente in o­gni luogo e non presente nello spazio. Quest’ultimo aspetto è la sua onnipresenza, spesso pre­sentata in questi termini: Dio è totalmente presente ovunque e localmente presente in nessun posto. L’essere di Dio viene ma­nifestato in ogni punto dello spazio e non occupa nessuna zona dello spazio. Il punto foca­le del mio intervento sarà che la scienza può occuparsi solo degli oggetti localmente presenti, che occupano o si muovono nello spazio. La scienza può provare la non esistenza delle sfere cristal­line con cui una volta si pensava fossero avvolti i pianeti e prova­re la non esistenza dei canali di Marte perché, se fossero esisten­ti, avrebbero dovuto esserci in qualche regione dello spazio. Al­lo stesso modo la scienza può di­mostrare l’esi­stenza di neutroni e pianeti fuori dal sistema solare perché sono og­getti localmente presenti. Dio non lo è, e quindi nes­suna scoperta della scienza è in qualche modo rilevante sulla sua esistenza o inesistenza » .
La teoria della secolarizzazione sosteneva che la società occi­dentale sarebbe diventata meno interessata a Dio più cresceva la capacità della tecnica. Oggi ve­diamo che, pur aumentando il peso della scienza, permane vi­va la questione religiosa. Come spiega tale paradosso?
« A mio giudizio il declino del cristianesimo istituzionale nelle democrazie industriali è dovuto più al benessere che ad ogni al­tra causa. Tale flessione non è certamente dovuta ad alcun trionfo della scienza e della ra­gione. Resta valida la celebre battuta di Gilbert K. Chesterton: ' Quando la gente smette di cre­dere in Dio, non inizia a non cre­dere più in niente; finisce che crede a tutto'. L’Islanda è l’unica nazione un tempo cristiana ora praticamente scristianizzata, ma l’ 80% degli islandesi credono nella reincarnazione e molti cre­dono negli elfi. Chi abbandona il cristianesimo non inizia a crede­re solo in quello che viene indi­cato dalla scienza; crede piutto­sto in ' valori' come la Razza, la Rivoluzione o l’Età dell’Acqua­rio » .
«Avvenire» del 10 dicembre 2009

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