13 novembre 2009

Studiare le date a scuola fa capire l'identità del Paese

Una pedagogia copiata dagli Usa annulla le radici
di Francesco Alberoni
Negli ultimi quarant'anni i pedagogisti hanno quasi distrutto le basi del pensiero razionale e i fondamenti della nostra civiltà. L'hanno fatto con una sola decisione: eliminando le date, togliendo dalle scuole l'obbligo di mettere i fatti in ordine cronologico. Ormai è normale sentirsi dire che Manzoni è vissuto nel 1500. Ma non c'e da meravigliarsi, perché nella scuola non si insegna più a porre gli accadimenti nel loro ordine temporale dicendo, per esempio, che Alessandro Magno è vissuto prima Cesare, questo prima di Carlo Magno e solo dopo viene Dante e, in seguito, Cristoforo Colombo. Questa pedagogia è stata copiata dagli Stati Uniti, un Paese senza storia che cerca di annullare le radici storiche dei suoi abitanti per farne dei cittadini. Ma applicarla all'Italia, che è il prodotto di una stratificazione storica di 3000 anni e all'Europa che ha radici culturali greche, romane e giudaico-cristiane, vuol dire distruggerne l'identità. Al contrario di noi la civiltà Islamica e quella Cinese studiano accanitamente la propria storia per conoscersi e rafforzarsi. Ma perdere la capacità di porre gli accadimenti in ordine cronologico vuol dire perdere anche la propria identità personale. Quando domandiamo a qualcuno «Chi sei?», ci racconta cosa ha fatto e sta facendo. Quando cerchiamo lavoro presentiamo il nostro curriculum. Quanto ci innamoriamo raccontiamo al nostro amato la nostra vita. Oggi c'e molta gente che non sa più mettere in ordine ciò che ha vissuto, e vede il proprio passato come un insieme caotico di accadimenti. Il disordine del modo di pensare si riflette nella lingua. Nelle scuole non si insegnano più la grammatica, l'analisi logica e la «consecutio temporum». Diversi ragazzi non distinguono il passato prossimo da quello remoto, non capiscono la logica del congiuntivo e del condizionale e alcuni confondono addirittura il presente con il futuro. E' il disfacimento mentale, la demenza. Caro ministro Gelmini, la prego, mi ascolti, mandi via tutti i pedagogisti di questa nefasta corrente; poi faccia fare un corso di storia con le date e uno di grammatica italiana a tutti gli insegnanti. Infine imponga ai presidi di mettere in ogni aula un grande poster orizzontale in cui sono segnati in ordine cronologico tutti gli episodi significativi della storia, in modo che i nostri ragazzi possano abituarsi alla loro successione temporale. Una stampella per il loro cervello.
«Corriere della Sera» del 2 novembre 2009

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