I rapporti tra potenti e giornalisti sono burrascosi in molti Paesi
di Pierluigi Battista
Forse un'insofferenza così aspra, un'insopportazione così acuta per i media da parte del potere politico non si era mai conosciuta. In tutto il mondo, però, non solo in Italia. «Farabutti»: così Berlusconi considera i giornali e i giornalisti che a suo avviso tramano per sabotarne l'immagine. Ma perché tensioni tanto virulente si manifestano in Spagna come in Francia, in Argentina come negli Stati Uniti, e senza tanto sottilizzare con il colore politico di chi considera suoi acerrimi nemici televisioni e quotidiani? In Francia Nicolas Sarkozy chiede la testa del responsabile dell' emittente Canal+ che aveva osato mettere alla berlina il figlio Jean, 23 anni, destinato, ma poi costretto a rinunciare a causa delle ovvie accuse di nepotismo piovute sul padre, alla presidenza dell' Epad, l'ente pubblico cui è affidata la gestione di una gigantesca e ricchissima area metropolitana. Che il nuovo motto francese sia diventato «Liberté, Egalité, Censuré», come ironizza in Italia il Foglio? In Spagna il premier Zapatero (di sinistra) ha sferzato il quotidiano El País (di sinistra), reo a suo dire di aver messo in atto «un vero e proprio ricatto» e colpito di conseguenza con una legge sulla comunicazione destinata a colpire l'impero televisivo controllato dal gruppo editoriale del giornale messo sotto accusa. Sorte molto simile tocca al gruppo del Clarin, il giornale argentino che aveva avuto l'ardire di criticare il governo di Cristina Kirchner e la cui proprietà è stata ricambiata con una legge, la «Ley de Medios», che l' opposizione ha già ribattezzato «Ley de Miedos»: la «Legge per Mettere Paura». E negli Stati Uniti il presidente Obama ha dichiarato che d' ora in poi sarà il caso di trattare l'emittente televisiva di Murdoch «Fox News» non come un gruppo che fa informazione ma come un partito di «avversari politici» da combattere con ogni arma. Un partito occulto e irresponsabile: ricordano qualcosa, per assonanza e affinità, queste accuse? Certo, i rapporti tra stampa e potere sono sempre stati tormentati e fonte di epici duelli e la potenza del «quarto potere» è già stata denunciata da Orson Welles in tempi lontanissimi. Ma c'è una nota di rancore supplementare che forse spiega l'intensità di un conflitto troppo esteso e diffuso per non lasciar immaginare il nuovo terrore che la politica sta sviluppando nei confronti dei media. Trattati oramai come pericolosi concorrenti, come giocatori di una partita politica e non più solo come agenzie di informazione che con la politica intreccia rapporti, ma tenendosene pur sempre separata. Sanno ormai, i potenti della terra, che la loro immagine e la loro stessa sorte politica dipende da quegli altri, dai «farabutti». Una paradossale dichiarazione di debolezza, una implicita confessione della relazione di dipendenza che la politica subisce nei confronti dei media. Un paradosso. Ma forse anche la nemesi della storia.
«Corriere della Sera» del 2 novembre 2009
Raccomandata dal Rappresentante delle Nazioni Unite per la Libertà di espressione e informazione, la Legge argentina e un esempio per paesi come l'Italia.
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