14 novembre 2009

Hai l’acqua addosso, Luna antichissima ragazza

Ciò che la Nasa ha scoperto i poeti già sapevano
di Davide Rondoni
Parlaci ancora, Luna. Di quel che sappiamo e che non sappiamo. Luna di Omero sospesa sui campi prima dei grandi scontri guerrieri, di Dante in viaggio, di Ariosto rapito. Luna di Leopardi che sa certo a « qual suo dolce amore rida la primavera » ... Parlaci ancora dai radar che ti analizzano e sondano. Parlaci dal tuo silenzio.
Mandaci ancora segnali dalle scoperte entusiasmanti: nei tuoi cunicoli serbi il segreto della vita, l’acqua. Luna evidente, sempre esibita nei cieli e però sempre segreta. Antichissima ragazza.
Parlaci ancora di quel che non sappiamo e che pure confidiamo a te da sempre, luna odiata e amata da Marinetti, da Majakovskij… Luna degli artisti, dei cuori solitari o innamorati. Luna dei viaggiatori sperduti nei boschi. Parlaci della vita. Del suo mistero e della sua biologica effusione. Parlaci di noi dai luoghi più lontani del nostro cielo. Da quel cielo che ti trattiene e ti offre a noi.
C’è acqua, ghiaccio, dicono dalla Nasa. La scienza progredisce. Svela.
E c’è chi pensava e ancora pensa che la scienza procedendo tra i segreti svelati, metta a tacere via via il mistero dell’esistenza. Invece no, solo i babbei lo pensano. Solo quelli che non hanno più occhi, né cuore, né ragione. Ancora lei, la Luna, da più di quarant’anni raggiunta, sondata, percorsa dalla febbrile curiosità umana, ci parla svelando e comunicando nuovo mistero. C’è l’acqua. Cambia tutto, dicono. E contemporaneamente aumenta il mistero. Non solo intorno ad altre cose possibili, ad altre notizie, alle nuove implicazioni. Cresce il senso del mistero intorno alla vita, alla sua presenza. Parlaci ancora, Luna.
Proprio ora, mentre siamo giustamente preoccupati di tante cose quaggiù. Ad esempio del fatto che l’acqua, sì proprio l’acqua che tu custodisci nei tuoi crateri, qua manca in troppi luoghi. Parlaci ancora, facci rialzare la testa, mentre ci preoccupiamo a volte ingiustamente di giardinetti di potere e orticelli di interessi personali. La notizia corre il mondo: c’è l’acqua sulla luna. Non è più una ragazza bella e sterile. Non è più la deserta e irraggiungibile, la fredda e impassibile ragazza dei cieli lontani.
No, ha acqua addosso, nelle pieghe delle mani, nelle rughe del sorriso degli occhi. Ha vita. anche lei ce ne parla. Non più solo con la lingua dei poeti. Ma anche con la lingua degli scienziati. Come sempre la poesia arriva prima. Da sempre ci si rivolgeva a lei come a una presenza viva, e ora la analisi degli scienziati confermano lo sguardo dei poeti. E quello che sembrava un miraggio o una cosa da mezzi matti, si rivela un punto precisissimo di svolta nello studio scientifico dell’universo.
Parlaci ancora, Luna. Parlaci della vita, del mistero stupefacente.
Poteva non esserci nell’universo. E invece c’è. Ci siamo, e la vita ci parla da altri luoghi. Così la mente si riempie di stupori, di domande. Ci saranno scienziati bravi e scrupolosi che ci spiegheranno le curiosità. Ma lo stupore resterà e sarà sempre più grande. Ancora una volta ci hai sorpresi, Luna. In un tempo in cui è perfino troppo facile guardare il mondo e avvilirsi, e sentire il peso del vivere, ancora una volta ci regali l’ammirazione, la vera benzina della ragione e del sentire. Perché senza ammirazione per la vita si vive male. E tu, ragazza dei cuori che ammirano, sei venuta, sei ancora una volta entrata in scena, passando per mille cannocchiali, mille video, mille radar. Ora di fronte ai nostri occhi che tremano, ci ricordi che punto sperduto siamo nell’universo, e però che punto privilegiato: visitato dalla vita, cosciente e commosso del proprio mistero.
«Avvenire» del 14 novembre 2009

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