07 novembre 2009

Al liceo: «Il Muro? Fatto dagli americani...». Quando l'attualità irrompe tra i banchi di scuola

Da Berlino alle Torri Gemelle
di Viviana Daloiso
I giovani italiani tra ignoranza e desiderio di conoscere. In molte scuole sono nati progetti per approfondire un evento di cui gli studenti sanno poco o nulla. O che conoscono in maniera clamorosamente distorta. E così la storia diventa più affascinante e «vicina».
Quelli che pensano che a costruirlo siano stati gli americani. E poi quelli che lo hanno buttato giù in un videogioco, lo hanno visto in un film, ne hanno sentito parlare sull’autobus o a casa, davanti alla cena e al tg della sera. Se (e come) gli studenti italiani conoscano la storia del Muro di Berlino e, in generale, degli eventi più vicini ai giorni nostri come i fatti di piazza Tienanmen, l’attacco alle Torri, la guerra in Iraq e in Afghanistan, è argomento spinoso: perché sì, i libri di testo ne parlano, e accanto alla storia condensata in qualche colonna esibiscono anche fotografie e volti. Ma a guardar fuori, su Youtube o nell’album di famiglia, il Muro e i grattacieli di New York hanno molto altro da dire.
Capita così che in Veneto una sola studentessa – Elisabetta Luckinska, quarta superiore di un istituto tecnico-commerciale di Padova – compia un "miracolo" didattico. Di origini polacche, ha sempre sentito raccontare la storia del Muro di Berlino dai genitori, che quella notte erano là, appena oltre la cortina, per trovare la libertà, e qualche mese dopo emigrati in Italia. Lei voleva viverla in prima persona, quell’emozione. Così ha organizzato una riunione in classe, poi con quelle vicine, finché il suo desiderio ha contagiato insegnanti, presidi e una rete di 10 scuole in regione: da Padova a Vicenza, Castelfranco Veneto, Monfalcone. Oggi – dopo mesi di approfondimenti, lezioni, ricerche, dibattiti, partono per Berlino. Tre giorni al cuore della storia, per arrivare là dove la sera del 9 un altro piccolo muro – simbolicamente – sarà buttato giù. Una gita di cui sono entusiasti anche Burgutt e Chang, la prima una studentessa marocchina, la seconda cinese: che del Muro hanno imparato attraverso le storie di Elisabetta e che della storia d’Europa si sono sentite anche loro – arrivate da così lontano – piccola parte. «Misurarci con la richiesta di storia che veniva dai ragazzi è stato affascinante – spiega Giulio Zennaro, che insegna la materia nel liceo classico Marchesi di Padova –. Abbiamo capito che era necessario farli entrare in quelle vicende in prima persona, fargliele vivere».
Lo stesso con gli altri eventi che bussano alla quotidianità: il terrorismo, le problematiche del Medio Oriente, l’Unione europea con le sue istituzioni e i suoi trattati: «I ragazzi fanno domande su questi eventi perché interessano il loro presente e anche il futuro – spiega Zanotto –. Penso per esempio alla crisi economica: hanno molto da chiedere, e molto si è dibattuto su quello che è successo negli ultimi mesi a partire dal crac delle banche americane». Argomenti che i ragazzi non trovano sui libri di testo, certo. Ed ecco entrare in scena Internet, giornali e tv, che sempre più spesso supportano lo studio tradizionale sui libri: «Si può partire da un articolo o da un fatto di cronaca raccontato al tg – spiega Mariano Vezzali, che insegna storia e filosofia al liceo Romagnosi di Parma –. E poi li si può stimolare a cercare informazioni, ad approfondire gli argomenti utilizzando vari strumenti. Sono interessati a ciò che interroga la loro vita, a ciò che sentono contemporaneo». Al Romagnosi per arrivare al Muro di Berlino si è partiti dalle badanti moldave, numerose in città: dov’è la Moldavia, perché è un Paese da cui si fugge ancora, e via – cartina alla mano – fino a capire come si viveva nell’Europa dell’Est ieri, cosa è cambiato dopo quella notte del 1989, e perché mai oggi a Parma e in Italia ci sono così tante donne che arrivano da uno staterello nel cuore dell’ex Urss.
Gli studenti, per parte loro, sembrano avere le idee chiare. Se non su alcuni argomenti, almeno sul fatto che vorrebbero fossero trattati più di altri: «La storia mi piace se mi fa capire dove vivo io – spiega Alice, del Liceo Linguistico Marcello Candia di Seregno –. Queste in generale sono le lezioni che mi appassionano di più». Nell’istituto la storia della Germania è stata studiata in tedesco, e non sempre con facilità: «A me è servito, e piaciuto – continua Alice –. A scuola però è facile anche incontrare ragazzi a cui questi argomenti non interessano. Forse perché i professori rimangono troppo attaccati ai libri, alle lunghe spiegazioni o alla memorizzazione delle date. Ma secondo me anche per disinteresse loro: sembra che basti la tv, a volte, e i pettegolezzi sui personaggi famosi per capire la realtà che ci circonda».
Il rovescio della medaglia, insomma: quello dei ragazzi che non sanno chi è Benladen, che faticano a individuare la Cina su una cartina geografica, che non saprebbero dir nulla su Gandhi, Kennedy o Falcone, e tutto su Paris Hilton: «Non abbiamo pensato progetti specifici sul Muro – dice Licia Morra, storia e filosofia allo scientifico Righi di Bologna –. Ricordo anche di aver fatto un sondaggio tra gli studenti delle mie classi: ho scoperto che molti pensavano che il Muro fosse stato eretto dagli americani». Eppure la vicenda del Muro, la vittoria delle ragioni della vita delle persone contro quella del potere, assomiglia tanto alle rivendicazioni che spesso gli studenti avanzano: «È fondamentale intrecciare la loro vita alla storia, e farli sentire protagonisti», aggiunge la Morra. Come Paolo, studente del Righi, che dell’attentato alle Torri Gemelle ha cominciato a interessarsi giocando a "New York Defender", sulla playstation, in cui doveva difendere i grattacieli dai terroristi: «Avevo sentito della notizia, avevo visto qualche immagine, ma non mi ero molto interessato. Quando mi hanno passato il videogioco ho saputo degli aerei impazziti, l’ho come vissuta in prima persona. Ho cominciato anche a fare domande al prof. Oggi la storia la studio di più».
«Avvenire» del 7 novembre 2009

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