29 settembre 2009

Alle Scuderie del Quirinale la pittura dell'antica Roma si scopre moderna

di Emanuele Bigi
Le Scuderie del Quirinale compiono dieci anni e per festeggiare omaggiano Roma allestendo una mostra sull'arte pittorica di un Impero, quell'arte colorata in bilico tra realtà e sogno che ha per maestri autori anonimi capaci però di mettere in comunicazione l'antica Grecia con la cultura figurativa moderna. Lo affermava anche Giorgio De Chirico: "Quella tendenza alla pittura chiara e al colore trasparente, quel senso asciutto di materia pittorica che chiamo olimpico e che ebbe la sua più alta affermazione nell'opera di Botticelli e in quella di Raffaello peruginesco erano tali già in Grecia, come provano le pitture parietali di Pompei". I lavori di Polignoto, Parrasio, Zeusi e Apelle, per citare alcuni dei maestri greci, sono andati perduti, colmano il vuoto i successori romani capitanati da Studius o Ludius di cui ci parla Plinio il Vecchio: "colui che per primo inventò le leggiadre pitture delle pareti raffigurandovi ville, portici, boschi sacri, colline, canali, fiumi e spiagge". L'esempio della sua arte (gli studiosi sono quasi certi) è mostrata al primo piano delle Scuderie dove sono esposte le decorazioni della Villa Farnesiana a Roma e di quella di Boscotrecase presso Pompei. Il lungo "fregio" affrescato è dominato dal bianco dello sfondo attraversato verticalmente da candelabri ornati di cariatidi femminili, mentre in alto si sviluppa la decorazione composta di nature morte e paesaggi idillico-sacrali. La parete della Villa di Pompei invece è rossa, macchiata di riquadri chiari in cui si innestano paesaggi agresti e santuari abitati da sacerdoti, pastori con greggi e mendicanti. Il piano è definito appunto "delle decorazioni", qui si entra in contatto con il contesto domestico delle dimore romane. "Non conosco forse nulla di più interessante – scriveva Goethe - le case sono piccole e strette, ma nell'interno tutte adorne di graziosissime pitture". Il colore riprende la sua rivincita sui marmi monocromi, quel biancore delle statue che erroneamente ha definito l'estetica della classicità viene scansato dalla policromia, capostipite della realtà antica. A riflettere la magnificenza dei colori è l'allestimento perfetto di Luca Ronconi (e Margherita Palli) che risalta l'oggetto esposto, lo rende "luminoso e non illuminato", dichiara lo stesso Ronconi, sembrano quasi fotografie retro-illuminate. Il moderno si inchina all'antico come per sdebitarsi dell'eredità. Roma. La pittura di un Impero, curata da Eugenio La Rocca, Serena Ensoli, Stefano Tortorella e Massimiliano Papini, raccoglie circa cento opere databili tra il II secolo a. C e il IV d. C provenienti dai più importanti siti archeologici e musei del mondo, dal Louvre, al British Museum, dagli scavi di Pompei ai Musei Vaticani, al Liebighaus di Francoforte. Un viaggio nell'arte durante i regni di Domiziano, Adriano, Traiano, Costantino e Teodosio. Il secondo piano è caratterizzato da un'ottica prettamente tematica, qui i soggetti si allontanano dal contesto decorativo, si fanno ammirare a mo' di quadri. Spazio allora alle immagini mitologiche, ecco Polifemo e Galatea, Zefiro e Venere, Le tre Grazie "fluide come il pensiero…sembrano fatte con un sol colpo di pennello", le descriveva l'archeologo Winckelmann. E ancora le nature morte che nell'antichità erano chiamate Xenia, i paesaggi da sogno, le scene di vita quotidiana e di otium e poi i ritratti su legno e lino (detti a "encausto") dell'oasi egiziana di El Fayyum, o su vetro, alcuni dei quali prefigurano l'affacciarsi dell'iconografia cristiana.

Roma. La pittura di un impero
Fino al 17 gennaio 2010
Scuderie del Quirinale, Roma
Orari: dom-gio 10.00-20.00; ven-sab 10.00-22.30
Prezzi: Intero € 10; Ridotto € 7,50
www.scuderiequirinale.it
www.mondomostre.it

«Il Sole 24 Ore» del 24 settembre 2009

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