28 giugno 2009

Condom nelle scuole? Scorciatoie

L’educatrice Rosangela Carù: «I distributori automatici sono una falsa risposta Serve più relazione con l’adulto»
di Antonella Mariani
Il distributore di merendine e bibite calde, almeno, risponde a un bisogno elementare, quello di soddisfare la fame. Ma il distributore di preservativi, a quale bisogno risponde? Al di là di facili risposte, la domanda di Rosangela Carù è provocatoria: a lei, che di professione tiene corsi di educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole pubbliche, la 'trovata' della Provincia di Roma – installare distributori automatici di condom negli istituti superiori – appare come una risposta sbagliata (e anche un po’ triste) a un bisogno dei giovani che pure esiste. «Ci chiedono ascolto, attenzione; vanno alla ricerca del senso delle cose e noi adulti gli rispondiamo con una macchinetta automatica. Gli neghiamo, ancora una volta, una relazione umana, un confronto, un affiancamento. È come se gli dicessimo: vuoi fare sesso? Bene, non ho tempo di parlare con te di questa tua scelta; allora in cambio del mio tempo ti do un oggetto. Allunga la mano, prendi ciò che ti serve senza pensarci troppo. Avvilente». La Carù, che lavora per il Consultorio per la famiglia del decanato di Gallarate e opera in tutta la provincia di Varese, critica la decisione della Provincia di Roma, «perché distribuire preservativi in un ambiente che per sua natura è educativo non risponde affatto a un bisogno di educazione sessuale e in certo senso legittima e incoraggia all’uso indiscriminato della sessualità anche a scuola».
Insieme alle colleghe Monica Pinciroli e Luisa Santoro, Rosangela ha scritto un libro appena edito da In dialogo (la casa editrice dell’Azione cattolica ambrosiana) Amore, sesso & Co, per vivere al top la tua adolescenza (pagine 88, euro 7,90): un volume rivolto ai ragazzini delle medie che hanno già cercato di capire qualcosa di amore, sessualità, emozioni, magari sfogliando libri o riviste o navigando in rete, o forse hanno provato a chiedere agli adulti, ricevendo risposte vaghe o imbarazzate. «La richiesta dei nostri corsi è in crescita continua. Negli ultimi tre anni delle elementari proponiamo 5 incontri con gli alunni e uno con i genitori. In prima e seconda media gli incontri sono due e in terza media sono tre. Il nostro metodo è interattivo quindi incoraggiamo gli studenti a porre domande. Le mie conclusioni? Loro operano una netta distinzione tra fare sesso e fare l’amore. L’atto sessuale in sé è considerato un divertimento e un piacere legato alla corporeità, la prova di una competenza, di cui parlare poi con i compagni. 'Fare l’amore' invece è completamente diverso, assume significati affettivi e sentimentali; è, in fondo, una cosa che sembra riguardare il futuro, l’essere adulti».
« Nei limiti del possibile – continua Rosangela Carù – cerchiamo di aiutarli ad andare oltre, a capire che la persona non è fatta solo di corpo ma di sentimenti, emozioni, interiorità. Qualcuno ci dice: ho paura di fare il grande passo. E allora spieghiamo che la paura del primo rapporto sessuale è un segnale da ascoltare: è la prova che non sono pronti, che non è ancora tempo. Aggiungiamo che non devono aver fretta di prendere dal mondo degli adulti quello che ancora non gli appartiene e che la vita è fatta di tappe, una dopo l’altra, senza accelerazioni brusche... ».
Se invece di parlare di sentimenti, Rosangela offrisse la moneta per acquistare il preservativo, sarebbe la giusta risposta alla loro domanda? «No, assolutamente. E non sarebbe nemmeno educazione alla contraccezione perché non c’è la mediazione di un adulto. Il distributore di preservativi è un modo per fare ancora più in fretta, coerente con la cultura del 'tutto e subito'. Il preservativo, in questo caso, è l’oggetto che sostituisce il dialogo e la relazione con l’adulto educatore».

«Avvenire» del 25 giugno 2009

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