22 gennaio 2008

Il Papa: discutere dell’aborto come si è fatto per la pena di morte

Il discorso del Pontefice per gli auguri agli ambasciatori accreditati in Vaticano
Mastella: la 194 si può ripensare ma no a scontri. Critiche da sinistra
Di Luigi Accattoli
Dopo la mozione dell’Onu sulla moratoria per la pena di morte si affronti il tema del «carattere sacro» della vita umana: l’ha detto il Papa al corpo diplomatico. Non ha fatto riferimento alla proposta di una moratoria dell’aborto, ma ha sollecitato il dibattito sul rispetto della vita mettendolo in connessione a quello sulla pena di morte, cioè con la stessa concatenazione logica di cui si è avvalso Giuliano Ferrara per la proposta della moratoria per l’aborto. In un paragrafo dedicato ai diritti umani, Benedetto XVI ha deplorato «gli attacchi continui perpetrati in tutti i continenti contro la vita umana», ha invitato a «un uso morale della scienza» e ha così continuato: «Ricordando l’appello del Papa Giovanni Paolo II in occasione del Grande Giubileo dell’anno Duemila (appello con cui chiedeva la moratoria della pena di morte, ndr), mi rallegro che lo scorso 18 dicembre l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite abbia adottato una risoluzione chiamando gli Stati a istituire una moratoria sull’applicazione della pena di morte e faccio voti che tale iniziativa stimoli il dibattito pubblico sul carattere sacro della vita umana». Per il ministro della Giustizia Clemente Mastella «la 194 potrebbe essere ripensata ma non deve portare a nessuno scontro tra laici e cattolici». Secondo Pier Ferdinando Casini, Udc, «le parole del Santo Padre sono uno stimolo per tutti, credenti e non credenti». «Il richiamo del Papa va recepito senza distinguo» dice Paola Binetti del Partito democratico. Quella di Benedetto XVI «è una crociata mondiale contro le libertà» afferma il presidente di Arcigay Aurelio Mancuso. La 194 non si tocca per il ministro delle Pari Opportunità, Barbara Pollastrini: «Non mettiamo la legge in discussione, ma impegniamoci tutti nella sua applicazione integrale». Oltre che dei diritti umani Papa Benedetto nel discorso ai 176 ambasciatori accreditati in Vaticano - ricevuti per gli auguri di «buon anno» - ha parlato in dettaglio dei mali del pianeta. Ha denunciato «i preoccupanti attacchi all’integrità della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna». Ha sollecitato «uno sforzo congiunto da parte degli Stati per impedire l’accesso dei terroristi alle armi di distruzione di massa». Sul nucleare iraniano ha esortato a «seguire la via della diplomazia», adottando misure «destinate ad aumentare la trasparenza e la fiducia reciproca». Ha affermato che in Iraq «gli attentati terroristici, le minacce e le violenze continuano, in particolare contro la comunità cristiana». Ma ha precisato che in tema di libertà religiosa, che nel mondo «è spesso compromessa», la Santa Sede «è preoccupata per le discriminazioni sia contro i cristiani sia contro i seguaci di altre religioni». Agli israeliani e ai palestinesi ha chiesto di «concentrare le proprie energie» nell’«applicazione degli impegni presi» ad Annapolis. Per il Libano ha auspicato «dialogo e riconciliazione» perché possa tornare a costituire «un esempio di convivialità tra le comunità». Ha sollecitato i responsabili perché «lo statuto definitivo del Kosovo prenda in considerazione le legittime rivendicazioni delle parti in causa e garantisca sicurezza e rispetto dei diritti a quanti abitano questa terra»: non solo, dunque, alla maggioranza musulmana, ma anche alla minoranza serba. Per l’insieme dell’Europa, ha riaffermato la speranza che il continente «non rinneghi le radici cristiane».
«Corriere della sera» dell’8 gennaio 2008

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