I versi inediti dello scrittore. Un inno all’amore, il ricordo del figlio Uri
Di Davide Frattini
Di Davide Frattini
«Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con cui frugo dentro me stesso». Nel buio del sottoscala più alternativo di Tel Aviv, David Grossman fruga nelle tasche dei pantaloni di cotone. Tira fuori i fogli con le poesie scritte negli ultimi tre anni, versi creati scavando dentro se stesso anche con il coltello del dolore. Il dolore per la morte di un figlio. Non nomina mai Uri, ucciso a vent’anni nella guerra libanese dell’estate scorsa, solo alla fine, in qualche modo, gli dedica questo pomeriggio underground. «In questi giorni commemoriamo i nostri caduti e viste le circostanze sento il bisogno di chiudere con una pagina di Vedi alla voce: amore, quella che rappresenta per me il tema del romanzo». Legge del piccolo Kasik e di quando la Brigata dei Ragazzi di cuore si raccoglie attorno a lui che dorme: «Sapete che cosa mi auguro? Che viva in questo mondo tutta la sua vita, dal principio alla fine, senza mai conoscere la guerra». Guerra. Prima era stato solo amore. «La (ri)scoperta dell’amore durante la mezza età», come spiega il critico letterario Nissim Calderon. E’ lui che ha convinto lo scrittore, 53 anni, a scendere da Gerusalemme verso il mare e a presentare per la prima volta queste poesie. «Canzoni» le chiama Grossman, nelle poche parole di introduzione. E in canzoni si trasformano subito: le legge con la sua voce timida, poi va a sedersi sul fondo del mini-palco e ascolta i versi diventare musica, con il pianista Yoni Rechter e la giovane cantautrice Rona Kenan. Tra il pubblico del Levontine 7, oltre duecento persone, c’è Avraham B. Yehoshua, che accompagna l’amico non solo negli appelli politici e che nei fine settimana lascia Haifa per venire a trovare i nipotini a Tel Aviv. Nel nuovo libro, anche il terzo boss dell’oligarchia letteraria israeliana affronta l’erotismo a cinquant’anni passati. Amos Oz dedica dieci pagine di Rhyming Life and Death a un incontro tra il protagonista (l’Autore) e Ruchele Reznick. «E’ la scena intima più lunga che io abbia mai scritto - ha raccontato al quotidiano Haaretz -, la più dettagliata descrizione sessuale mai apparsa in un mio romanzo. La definirei al microscopio». L’idea di mettere insieme poeti e cantanti è di Calderon, che insegna letteratura ebraica all’università Ben Gurion. Sul legame tra versi e musica sta scrivendo un libro. Grossman aveva già composto il testo per The Sticker Song del gruppo hip-hop Hadag Nahash. Le parole sono saccheggiate dagli slogan politici impressi sugli adesivi da paraurti che qua nessuno rinuncerebbe a esibire. Uno dopo l’altro, i motti della destra e della sinistra si sovrappongono: «Tutta una generazione vuole la pace / Che il nostro esercito vinca / Mi sento sicuro con la pace di Sharon / Hebron per sempre». Oltre alle poesie inedite, Grossman legge alcuni passaggi selezionati tra i suoi libri più popolari. Da Che tu sia per me il coltello sceglie la lettera in cui Yair svela a Miriam il suo amore e le dice di essere pronto ad accettare le banalità della vita quotidiana con lei: un vestito che non le sta bene, le pulizie in casa. Qualche mese fa, sulle pagine di Haaretz, Calderon aveva definito «un testo fondante» l’orazione recitata da Grossman al funerale di Uri («israeliani e non israeliani la rileggeranno per molti anni a venire. Gli allievi la studieranno, i teorici la analizzeranno»). Il critico letterario la paragona a un altro discorso funebre che considera alla base del sionismo, quello pronunciato da Moshe Dayan davanti alla tomba dell’amico Roi Rutenberg, caduto nel 1956 al confine con Gaza. «L’orazione di David Grossman è un testo fondante perché non raffigura un giovane ucciso circondato dalla cultura del consenso, ma piuttosto da una cultura del dibattito e della controversia. Non una cultura della certezza ideologica, piuttosto una cultura delle ideologie frammentate. Una cultura che chiede ai suoi figli di fare molte scelte e prendere molte decisioni per maturare e qualche volta anche di scegliere di rischiare le loro vite».
LIRICHE Gli incontri le gioie il dolore David Grossman è sceso dalla sua Gerusalemme a Tel Aviv per presentare in pubblico una serie di poesie inedite, composte negli ultimi tre anni. Sono scritte in un ebraico molto ricercato, che recupera parole dall’aramaico e dall’Antico Testamento. Versi d’amore, che raccontano la riscoperta del sentimento. Come in quelli letti assieme a un’attrice, che rappresenta la voce femminile. Un uomo e una donna si incontrano «a metà delle loro vite». Sono stanchi, forse non si aspettano che l’eccitazione possa ricomparire («Ci siamo trovati, quando eravamo già abbastanza indifferenti»). Eppure l’incontro si realizza: «Ti sei avvicinata a me con cautela e mi hai sorriso». In un’altra poesia, l’autore cerca un’alleanza, ancora una volta «qualcuno con cui correre», come in uno dei suoi romanzi più noti: «Quando vado contro me stesso, non mi abbandonare». Una richiesta di sostegno e fedeltà: «Amami malgrado tutto, malgrado me stesso».
« Corriere della Sera » del 22 Aprile 2007
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