04 luglio 2007

Cari aspiranti scrittori, fate attenzione al correttore automatico

di Paolo Di Stefano
Lo sapete come si chiama il paese raccontato da García Márquez in Cent’anni di solitudine? Si chiama Facondo. Ce lo rivela Il libro dello Scrittore, appena pubblicato da Gremese in collaborazione con l’Ansa, in un passo che riassume il capolavoro di García Márquez: «Nel paese di Facondo la memoria sta per sparire ( ) Facondo viene così tappezzato di piccoli pezzi di carta (...)». L’esercito dei «manoscrittari» in Italia rischia di diventare un problema sociale su cui si avventano avvoltoi di vario genere (editori a pagamento, agenti fantasma, premi bufala): dunque benissimo che qualcuno se ne prenda cura. Come fa il volume in questione, che contiene una prima parte di servizio ad uso dell’autore esordiente con i recapiti di case editrici, istituzioni e periodici culturali, premi e appuntamenti e una seconda parte di «Approfondimenti» con una serie, più o meno utile, di istruzioni sull’editoria e dintorni. Fra i consigli utili: come presentare un manoscritto alle case editrici, che cos’è un agente letterario, a cosa serve una scuola di scrittura, che cos’è un editor, in cosa consiste il diritto d’autore, eccetera. Fra i suggerimenti sbagliati c’è quello di telefonare personalmente al recensore perché si occupi del tuo libro una volta raggiunta la pubblicazione: e di richiamarlo (il recensore) se non succede nulla e di ri-richiamarlo se tutto tace ancora. Fra i suggerimenti variamente inutili, le «letture consigliate» per chi si accinga a scrivere un romanzo: gli interpellati sono per lo più editori, con tutto il rispetto, semisconosciuti (da Alacrán ad Alberti Libraio Edizioni, da Creativa a Statale 11) che sparano i loro nomi molto liberamente. Chi consiglia di leggere Hemingway a prescindere, chi Calvino, chi Eco, chi intima di «astenersi rigorosamente dalle opere di Baricco» (giudicate «come la Coca-Cola per un assaggiatore di vini pregiati»: ma che idea di letteratura si nasconde dietro questa aristocratica similitudine?). I più ragionevoli sollecitano il potenziale scrittore a leggere «di tutto» e basta. Un’intervista a Carlo Lucarelli ci informa, a scanso di equivoci, che scrivere stanca, come lavorare. Presentato in quarta di copertina come «la Bibbia che non dovrebbe mancare sullo scaffale di ogni professionista o amante della scrittura», questo vademecum, che aspira a diventare un annuario, omette di ricordare allo scrittore in erba che il correttore automatico può giocare brutti scherzi. Per esempio, può «correggere» Macondo in Facondo. E, oltre a dare un pessimo esempio di come si allestisce una bibliografia (vedi pagg. 21-32, dove i libri sono disposti in ordine alfabetico, per titolo!, e sotto la I si trovano quelli che cominciano con l’articolo «Il» e sotto la U quelli che cominciano per «Un» ), omette anche di ricordare che i nomi andrebbero sempre rigorosamente verificati: e che Alda Merini non deve diventare Ada (come accade nella didascalia alla copertina). A pagina 385 per fortuna non ci sono errori: vi compare il bando del concorso letterario «L’esordiente alla ribalta», organizzato da chi? Dall’editore Gremese (che il correttore automatico si ostina a trasformare in «gremisse», voce del verbo «gremire»: si sarà accorto anche lui che questa «bibbia» è «gremita» di troppi materiali inutili?). Insomma, finite le istruzioni su come confezionare un bel libro, si istigano i potenziali scrittori a delinquere, dando prova di sé e mandando a Gremese il proprio «elaborato» entro fine anno con, allegata, «la presente scheda di partecipazione, tratta in originale dal Libro dello Scrittore edizione 2007 (non sono ammesse fotocopie o riproduzioni)». Un modo neanche tanto obliquo per promuovere la «bibbia». Premio? L’uscita nell’edizione 2008 del Libro dello Scrittore. Speriamo che prima dell’anno prossimo qualcuno disinnesti il correttore automatico.
«Corriere della sera» del 1 maggio 2007

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