07 aprile 2007

Sull'isola di Afrodite, la fabbrica di profumi di 4.000 anni fa

di Matteo Metta
"Eau de parfum, Paris". No, di certo. Un gran dama di quattromila anni fa avrebbe ordinato al suo profumiere di fiducia "olio di profumo, di Cipro". Sì, perché l'olio di oliva, lungi dall'essere utilizzato solo per scopi alimentari, era la base di quella soluzione più o meno concentrata di essenze odorose variamente combinate che chiamiamo profumo. E la capitale dei prodotti cosmetici a quei tempi non poteva essere che l'isola consacrata ad Afrodite, dea della bellezza e dell'amore, appunto Cipro. Un motivo ci sarà se al più antico e utilizzato prodotto cosmetico è stato dato il nome di cipria. Del resto, più che gli archeologi, sono più i profumieri e da storici del costume a insegnarci che il primo profumo creato da Guerlain nel 1850 si chiamava proprio Chypre. E che a Caterina di Russia, Eugene Rimmel nel 1880 ne presentò uno dello stesso nome, cui fecero eco il Chypre de Tentation (1893) di Roger et Gallet e tantissimi altri ancora. Finché nel 1917, il grande profumiere François Coty annunciò al mondo quello che sarebbe diventato uno dei profumi più noti del secolo scorso, "Chypre de Coty", ancora oggi la base di centinaia di eau de parfum in circolazione: da Dior a Givenchy, da Bulgari a Versace.
Cipro nell'antichità era famosa anche per le preziose stoffe intrecciate di fili d'oro, nella cui produzione veniva utilizzato ancora una volta l'olio di oliva. Quindi una vera capitale della moda e delle bellezza. Niente di più probabile che si trovasse proprio lì, se è vero che la storia non è fatta solo di coincidenze, una fabbrica di profumi. Le ricerche archeologiche non hanno deluso e dagli scavi del sito di Pyrgos, lungo la costa meridionale dell'isola, sono emersi i resti del più antico "profumificio" del Mediterraneo: un impianto industriale costituito da un vasto edificio di almeno 4.000 metri quadri che risale all'inizio del II millennio a.C. L'affascinante scoperta si deve a gruppo di ricerca italiano, la Missione archeologica del CNR diretta da Maria Rosaria Belgiorno, che dal 1998 a oggi ha messo in luce il circa il 30% dell'intero complesso architettonico. Ma basta e avanza per organizzare un'esposizione come quella in corso ai Musei Capitolini di Roma, a Palazzo Caffarelli, "I profumi di Afrodite e il segreto dell'olio. Scoperte archeologiche a Cipro", fino al 2 settembre 2007. Una mostra sensoriale, da visitarsi anche con il naso, dal momento che il Centro di archeologia sperimentale Antiquitates di Blera ha ricreato le fragranze di 4 dei profumi preistorici rinvenuti nelle bottiglie portaprofumi di Pyrgos, utilizzando oltre all'olio d'oliva, foglie, fiori e frutti di alloro, cannella, finocchio, terebinto, lavanda, rosa, prezzemolo, mirto, coriandolo, bergamotto, origano anice, mandorla amara e pino d'Aleppo.
Il metodo descritto da Plinio per la fabbricazione dei profumi ha trovato conferme nelle scoperte cipriote. Come spiega la ricercatrice Belgiorno: "Le brocche contenenti in parti eguali, acqua, fiori (o parti di pianta) e olio di oliva erano poste per alcuni giorni in una fossa mantenuta a bassa temperatura (circa 60° C), finché l'acqua non evaporava del tutto e l'olio aveva totalmente assorbito gli oli essenziali liberati dalle piante durante la macerazione. A Pyrgos sono state trovate 14 brocche, ognuna in una fossa diversa, sopra un letto di cenere".
Ma com'è stato possibile fare questa scoperta? Le vicende del villaggio di Pyrgos ricordano quelle di Pompei, anche se risalgono a quasi duemila anni prima. Intorno al 1850 avanti Cristo gli abitanti del villaggio furono sorpresi da un violento terremoto, in seguito al quale crollarono le mura della fabbrica di profumi, ricoprendo laboratori e officine. I ricercatori non escludono che la totale distruzione dell'edificio e la decisione da parte degli abitanti di abbandonare l'insediamento siano dovute, più che al terremoto, a un violento incendio scoppiato in seguito all'evento sismico e alimentato dall'enorme quantità di olio fuoriuscito dalle giare travolte dal crollo. Eventi drammatici sì, ma che hanno sigillato il complesso industriale mentre era in piena attività nella produzione di profumi, consegnandoci la strumentazione completa a disposizione della fabbrica: anfore, imbuti, brocche, pissidi, bacili, attingitoi, incensieri, bracieri, miscelatori e mortai, molti dei quali prestati dal museo di distrettuale di Limassol. Ma tra tutti spicca per importanza storica, l'apparato distillatorio, composto da 4 grandi vasi in terracotta. È infatti il più antico esempio di alambicco finora scoperto, fatto che retrocede di oltre 2600 anni la pratica della distillazione ritenuta un'invenzione araba del VII secolo.




I profumi di Afrodite e il segreto dell'olio
Fino al 2 settembre 2006
Roma, Musei Capitolini (Piazza del Campidoglio), Palazzo Caffarelli
Ingresso: intero 8,00 euro, ridotto 6,00 euro
Da martedì a domenica ore 9.00 - 20.00


«Il Sole 24 ore» del 5 aprile 2007

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