di Francesco Alberoni
Ho visto alla televisione Erika. Una bella ragazza alta, calma, sorridente, sicura di sé, contenta di essere fotografata. Fra qualche anno, quando uscirà, l' inviteranno nei principali talk show televisivi per discutere dei difficili rapporti fra gli adolescenti e i loro genitori. Lei se ne intende. A diciassette anni ha ucciso sua madre con più di cento coltellate e poi il fratellino che la scongiurava di non fargli del male. Già allora era una diva, aveva realizzato quello che molte adolescenti, in un momento di collera, possono pensare quando dicono alla madre: «Ti odio, vorrei che fossi morta». E infatti aveva ricevuto lettere di ammirazione e d' amore. Erika può diventare un mito, perché dentro ciascuno di noi cova, come una belva incatenata, la violenza. Se non fosse così nessuno andrebbe a vedere i film horror o «Il Padrino». Una violenza che nelle società antiche si manifestava apertamente. Gli assiri tagliavano le mani e i piedi ai prigionieri, li scuoiavano vivi. Attila, Gengis Khan e Tamerlano lasciavano sul loro cammino piramidi di crani. Ma basta poco per far riemergere la stessa violenza scostando la fragile barriera costituita dalla morale cristiana. Pensiamo alle crudeltà compiute pochi anni fa nella ex Jugoslavia. Noi siamo affascinati da chi sa violare impunemente la morale e la legge. I grandi criminali hanno sempre fanatiche ammiratrici. E il mito ci racconta di Medea, la figlia del re della Colchide, che aiuta Giasone a rubare il vello d' oro. Ma quando a Corinto lui sta per lasciarla per sposare la figlia del re, fa morire la rivale nel fuoco e poi uccide i figli avuti con lui. Non sarebbe diventata un mito se fosse stata presa e impiccata. Lo diventa perché torna a regnare sulla sua terra. Il vincitore ha sempre ragione. E' questo il vero motivo per cui chi ha violato la legge è sempre stato duramente punito. Per dare un esempio, per far capire a tutti coloro che volessero comportarsi nello stesso modo quale spaventosa sorte li aspetta. E prima di essere ucciso doveva dimostrarsi pentito e invitare tutti a non seguire il suo esempio. Oggi perciò gli esperti aspettano che Erika si penta. Speriamo bene. Una cosa però è certa. Se riuscirà a uscire presto, ancora giovane e bella, Erika diventerà una diva. I mezzi di comunicazione già aspettano l' eroina che è riuscita ad ammazzare la madre e il fratello e ad andarsene libera.
«Corriere della sera» del 5 giugno 2006
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