di Massimiliano Papasso
Sarà anche la prova più importante della vita, quella più difficile, il primo vero ostacolo da superare ma alle università italiane l'esame di maturità continua proprio a non piacere. Lo dimostra il fatto che anche quest'anno moltissimi atenei italiani non terranno conto per selezionare le loro future matricole dell'esito dell'esame di stato. Meglio i risultati dei test d'ammissione (che in alcuni casi si sono già svolti) e, perché no, una media dei voti che lo studente ha raccolto durante il penultimo e terzultimo anno di scuola superiore, piuttosto che quel voto espresso in centesimi. Un numero però che nonostante tutto tra qualche settimana terrà comunque con il fiato sospeso più di quattrocentomila studenti italiani alle prese con la Maturità 2006. La lista degli atenei che "snobbano" la maturità si arricchisce ogni anno di qualche elemento e racchiude al suo interno sia grandi che piccoli atenei, università pubbliche che private. Dalla Luiss alla Bocconi, passando per Pavia e il Politecnico di Milano il coro è unanime: per capire se un maturando è pronto per iscriversi all'università, il voto dell'esame di stato non basta. Vuoi perché nonostante la riforma del 1999 che ha rivoluzionato l'esame introducendo nuove prove, la Maturità è rimasta comunque troppo "generica". Vuoi perché la composizione della commissione (formata da docenti interni e un solo membro esterno, il presidente) non sarebbe garanzia di un giudizio molto oggettivo. In poche parole i voti più alti, ma anche quelli più bassi, devono tutti essere presi con le molle quando si parla di università.
"Ormai da qualche anno nei nostri test teniamo esclusivamente conto della prova svolta - spiega il professor Mauro Santomauro, delegato del rettore per la didattica e l'orientamento al Politecnico di Milano -. In oltre 15 anni che effettuiamo test d'ingresso abbiamo notato che sebbene ci sia una forte correlazione tra l'esito del test d'accesso e la carriera universitaria delle matricole, questa è molto minore quando si tiene conto del voto di maturità. Ecco perché preferiamo valutare le potenziali capacità necessarie per un determinato corso di studi solo in base alle prove d'accesso". Ed è seguendo lo stesso principio che anche due atenei d'eccellenza come la Bocconi di Milano e la Luiss di Roma, da ormai qualche anno di maturità non ne vogliono nemmeno sentir parlare. Tanto da aprire e chiudere il periodo delle immatricolazioni molti mesi prima dell'inizio dell'esame. Se infatti alla Luiss la maturità non ha più valore dallo scorso anno accademico (dal 2003 contava solo per chi si iscriveva a settembre), anche alla Bocconi da qualche anno preferiscono puntare oltre che sui propri test d'ingresso anche sui voti che gli studenti hanno conseguito al terzo e quarto anno delle superiori. "Quella di non tenere conto del voto di maturità - spiega il professor Andrea Beltratti, prorettore dell'area under graduate dell'ateneo milanese - è un'esigenza soprattutto tecnica legata al fatto che le prime immatricolazioni si chiudono in primavera. In ogni caso crediamo che valutare le matricole su un test specifico che riguarda un singolo corso di laurea sia uno strumento più affidabile del voto di maturità". Stesse considerazioni all'Università di Pavia, dove il voto di maturità ha un valore solo per l'accesso ai quattro collegi dell'ateneo ma non per l'iscrizione ai corsi di laurea a numero chiuso: "Anche noi ci basiamo solo sui test d'ingresso per selezionare le matricole - confessa il professor Giampaolo Azzoni, presidente dei corsi di laurea in Comunicazione - in modo tale da superare eventuali disparità che ci possono essere nei giudizi della maturità. Non essendoci una commissione unica che giudica gli studenti, il voto finale dell'esame di stato può dipendere da molte variabili. Spetta a noi dunque azzerare queste differenze e assicurare ai ragazzi una equivalenza nel giudizio". E se in mezza Italia la maturità fa il pieno di bocciature, sono davvero pochi gli atenei in cui i suoi voti valgono ancora qualcosa. È il caso del Politecnico di Torino dove per i corsi di laurea in Ingegneria del Cinema ed Ingegneria dell'Automazione le matricole vengono selezionale oltre che con test attitudinale anche attraverso al voto all'esame di stato, che può "pesare" anche fino al 50% del giudizio finale. "Da nostre statistiche - dice Susanna Onnis dell'ufficio d'orientamento dell'università torinese - è evidente come chi ha ottenuto un buon voto alla maturità riesca anche a fare bene qui da noi. Certo il test preliminare rimane lo strumento più affidabile per capire le competenze dei ragazzi, e far comprendere a loro le proprie conoscenze: a anche qui da noi non sono mancati i casi di studenti che iscritti con ottimi voti al test d'ingresso hanno combinato un vero e proprio disastro".
« La Repubblica » del 22 maggio 2006
è tutta 'na farza...
RispondiEliminaviva la pelata
RispondiEliminasempre meglio pelati che rosci
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