02 novembre 2017

Dalla culla alle elementari, la vita interrotta delle favole: «Continuate a leggerle ai bimbi»

di Enrica Roddolo
Ammetto di essere (un po’) di parte avendo scritto alcuni libri: amo scrivere, amo la lettura e non mi sorprende che il mio piccolo adori ascoltare storie e fiabe, specie alla sera prima di addormentarsi. Adesso stiamo leggendo Viola Giramondo (Piemme, Il Battello a Vapore). Però confesso che quando, tempo fa, mi ritrovai fra le mani una ricerca che costruiva l’identikit del «lettore più vorace», e gli assegnava età anagrafica tra i 2 e 3 anni, la prima reazione fu di sorpresa. Ovviamente si tratta di libri letti ai piccoli dai genitori. Adesso Oxford University Press ha messo sotto la lente un campione di mille genitori con figli tra i 5 e gli 11 anni e ha scoperto che il 44% smette di leggere libri ai bambini al settimo anno di età. La ricerca del Book Trust britannico per il varo nel 2016 della Time to Read campaign aveva già fotografato i piccoli «lettori»: l’86% dei genitori legge ai propri figli di 5 anni ogni notte un libro, mentre a 11 anni la percentuale scende al 38%. Giungendo a una conclusione: i bimbi non sono mai troppo grandi per leggere loro le pagine di un libro. La lettura ha un riscontro positivo sul rendimento scolastico. E aiuta l’autostima come spiega France Frascarolo-Moutinot ne L’autostima nei bambini (Vallardi).
«Perché le fiabe parlano più al cuore che alla ragione e il loro impatto sul bambino è reale: attraverso la fiaba si possono far passare messaggi molto positivi, evitando di avventurarsi in lunghe spiegazioni». Quali fiabe per l’autostima nei piccoli? «Le Mille e una notte e Il brutto anatroccolo, per esempio». Ma il piacere della lettura va di pari passo con la facoltà di autodeterminazione, o meglio la possibilità di scegliere da sé il libro. «Sono rimasto colpito, leggendo una ricerca del grande editore americano di libri per la scuola, Scholastic, che il 90% dei bimbi intervistati avesse risposto che le letture preferite erano quelle scelte senza la mediazione di genitori o insegnanti», dice al Corriere Luigi Spagnol, l’editore italiano, con Salani, dell’ultimo grande bestseller internazionale della letteratura per ragazzi, Harry Potter. Dunque, giusto leggere ai bambini dei libri, ma anche lasciarli liberi di scegliere. «Le interferenze dei genitori sono motivate dalla sensazione che un libro sia più educativo dell’altro. Ma attenzione, così si compromette la passione per il libro dei piccoli lettori», nota Spagnol. E aggiunge: «Ero a Londra per il lancio del nuovo romanzo di Philip Pullman (Il libro della Polvere. La Belle Sauvage ultima fatica dell’autore con un passato da maestro, ndr.), e sono stato colpito dal suo j’accuse alla scuola che carica troppo di compiti, che affida libri da leggere e puoi vuole commenti, spiegazioni. I bambini hanno bisogno di sole 3 cose: storie, tempo e silenzio per gustare la lettura». Ma nel 2017 sono tempestati anche dallo schermo di iPad e smartphone.
«E gli schermi producono dipendenza — scrive il pedagogista Daniele Novara in Non è colpa dei bambini (Bur Rizzoli Parenting) —. Nella fase evolutiva lo sviluppo motorio è intrecciato a quello cognitivo». A quale età iniziare a leggere ai piccoli? «Persino i neonati ne beneficiano», scrive il New York Times. «E potete leggere di tutto, dai libri di cucina ai manuali, perché non è il contenuto che conta ma la voce, la cadenza del testo». Le ricerche dimostrano che più è alto il numero di parole, vocaboli, ai quali un bebè è esposto, più alto sarà l’impatto sullo sviluppo del linguaggio. Con una precisazione: devono essere veicolate dalla voce umana, non da tv o audiolibri. E quando crescono invogliateli a girare le pagine, tenere il segno della lettura: aiuterete le capacità motorie.
«Corriere della sera - suppl. La lettura» del 28 ottobre 2017