13 marzo 2014

Inutilità dello Spionaggio Universale: cosa (non) ci ha insegnato il comunismo

Ieri e oggi. Metà dei cittadini controllava l'altra metà. Anche per questo la Ddr è crollata
di Claudio Magris
La reazione più appropriata sembra quella del Vaticano:non abbiamo nulla da nascondere
Quand'era in una prigione comunista a Praga, Havel scrisse che ciò che accadeva in quei Paesi e regimi dell'Est era pure un memento per l'Occidente, perché mostrava a quest'ultimo il suo latente destino. Speriamo che l'intrepido campione di libertà si sia sbagliato e che, se il comunismo - straordinariamente capace di vincere le guerre e disastrosamente votato a perdere le paci - è andato a gambe all'aria l'Occidente non lo segua in questa caduta libera, come ogni tanto la durissima crisi economica, effetto e causa a sua volta di crisi politica, potrebbe indurre a temere.
La recente vicenda, offensiva e pasticciona, dello spionaggio universale potrebbe essere un indizio preoccupante. Se i regimi comunisti sono andati a rotoli, ciò è accaduto non soltanto ma anche perché, come scriveva Cesare Cases riferendosi alla Ddr, metà dei cittadini era impegnata a spiare l'altra metà e a riferire minuziosamente e macchinosamente i risultati quasi sempre nulli di tali spiate, anziché essere impegnata a produrre, a lavorare, a fornire servizi. Se non si zappa la terra né si mungono le mucche né si fanno correre puntuali i treni, pane latte e altre merci e cose necessarie non arrivano nei negozi, nelle case e negli stomaci.
Certo i servizi segreti e le loro spiate e intercettazioni svolgono in molti casi una funzione utile e necessaria; possono aiutare a smascherare associazioni criminali, prevenire delitti, scoprire truffe e furti eclatanti, segnalare preparativi di ostilità e di guerra, combattere il terrorismo.
L'utilità di tali risultati spesso però annega in un oceano di inutilità e perdita di tempo. Se preparassi un attentato, difficilmente darei per telefono, per lettera o per email, precise ed esplicite indicazioni sul luogo e l'ora in cui collocare gli ordigni micidiali e sugli esecutori della strage; parlerei, secondo un codice, di mia zia a letto col raffreddore o delle giornate che si fanno più brevi. Il messaggio criminoso può essere nascosto in centinaia di migliaia di messaggi di auguri e saluti e per individuarlo occorrono legioni di esperti decifratori, chiamati a scoprire se veramente andrò a New York per il compleanno di mio cugino.
Quando viaggiavo per la Romania di Ceausescu, le persone con cui facevo amicizia mi pregavano di non scrivere loro una volta tornato in Italia, anche se non avrei certo scritto cose più delicate di «buon Natale» o di «carissimi saluti e spero a presto». Immaginavo l'inutile e lungo lavoro che l'interpretazione di quelle mie banalità avrebbe procurato agli agenti segreti.
Non credo che i vari 007, specialmente americani, che hanno ficcato il naso nelle case altrui e soprattutto dei loro alleati abbiano scoperto granché. Si ha l'impressione, in generale, che abbiano scoperto soprattutto l'acqua calda, cosa certo disdicevole se l'hanno scoperta spiando dal buco della serratura Capi di Governo e di Stato mentre facevano la doccia in costume adamitico. La reazione più appropriata sembra quella bonaria e in realtà tagliente del Vaticano, il cui attuale Pontefice dimostra di possedere mirabilmente la grande ironia cattolica. Alla notizia che i servizi segreti americani avrebbero intercettato pure le telefonate di Papa Francesco, la risposta è stata «Non ci risulta e comunque non abbiamo nulla da nascondere». A questa faccenda che ha fatto tanto chiasso la Chiesa ha dedicato pochi secondi. Certo, purtroppo neanche un Papa ardito e originale come Francesco può permettersi un linguaggio più colorito e che sarebbe ancora più appropriato; ad esempio quello di una vecchia storiella triestina, che racconta di un tale il quale riteneva che le sue telefonate venissero origliate e registrate e allora, ogniqualvolta sollevava la cornetta, diceva per prima cosa: «Mona chi scolta».
«Il Corriere della Sera» del 3 novembre 2013

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