11 marzo 2014

Ancien Régime

di Massimo Gramellini
L’altra sera in televisione è accaduto qualcosa di inedito. Un premier apparentemente di sinistra, ma di sicuro installato da elettori di sinistra al vertice del principale partito della sinistra, attaccava i sindacati su una rete di sinistra, tra gli applausi incontenibili del pubblico in studio. Ascoltati dal retropalco, quegli applausi erano ancora più impressionanti: molti spettatori battevano addirittura i piedi. E non si trattava di una feroce setta di capitalisti o del fan club di Brunetta, ma di persone normali che avevano appena chiesto l’autografo a Sorrentino e un’ora dopo si sarebbero messe in coda col telefonino per farsi immortalare accanto alla Littizzetto. La cordiale ostilità verso i sindacalisti ricorda quella verso i giornalisti, gli uni e gli altri assimilati ai politici per varie ragioni. Intanto perché li frequentano assiduamente, al punto che talvolta diventano politici anche loro. E poi perché, a torto o a ragione, vengono considerati collusi col potere anziché suoi fieri contraltari.
La difesa dei garantiti ha tolto autorevolezza ai sindacati, vissuti dalle fasce sofferenti della popolazione come una forza conservatrice e ostile al merito, in nome di un concetto asettico di uguaglianza che finisce sempre per deprimere i più volenterosi. L’altro applauso, domenica sera, Renzi lo ha incassato quando ha detto che i cassintegrati andrebbero impiegati nelle biblioteche. A qualcuno sembrerà incredibile, ma a molti italiani persino un cassintegrato sembra un privilegiato. E la Cgil - come Confindustria, del resto - un simbolo dell’ancien régime che ha arrugginito il Paese.
«La Stampa» dell'11 marzo 2014

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