19 febbraio 2014

Sei nei casini? Prendi lezioni da Dante

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita... Come ha fatto Dante a tirarsi fuori dai casini? Ce lo spiega Matteo Rampin, autore di un libro che paragona i gironi infernali della Divina Commedia ai problemi quotidiani, proponendo soluzione concreta a tutti i vizi che ci complicano l'esistenza
di Paola Scaccabarozzi
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita. Come ha fatto Dante a tirarsi fuori dai casini? Si può leggere la "Divina Commedia" come un trattato di psicologia moderna? Sì, se i gironi danteschi diventano metafora della nostra psiche. Questa l'idea di Matteo Rampin, psichiatra e psicoterapeuta, autore del libro Nel mezzo del casin di nostra vita? Indizi e tracce per trovare la via d'uscita (Ponte alle Grazie, 12 euro). Il proposito: risolvere trentatré problemi infernali, "i più frequenti intoppi, intralci e inghippi che sorgono nelle relazioni umane, analizzando come si formino e come possano prendere sembianze mostruose ingigantendosi, nonostante i nostri sforzi contrari, fino a renderci la vita un inferno". Il presupposto: la similitudine tra i gironi dell'inferno di Dante e le trappole che noi stessi ci costruiamo nella vita di tutti i giorni: "Come i gironi dell'inferno vedono le anime dei peccatori condannate al contrappasso (al colpevole viene inflitta una pena uguale o simile a quella commessa), noi siamo spesso tormentati proprio da quelle cose che avevamo creduto capaci di renderci felici. Queste trappole perverse funzionano così: ciò che proviamo a fare per uscire dalla trappola è ciò che ci conficca ancora più in fondo a essa. È la teoria delle "tentate soluzioni che mantengono il problema", codificata negli anni '60 dal celebre Mental Research Institute californiano", spiega Rampin. Vediamo qualche esempio pratico:

SESSO, O IL GIRONE DEI LUSSURIOSI
Il primo capitolo/girone si apre con un tema importante: "Del senso del sesso. Dove si scopre a che scopo si scopi". Al centro dell'analisi ci sono i problemi nelle relazioni sentimentali che secondo l'autore hanno matrice biologica, sono cioè legati alla sopravvivenza della specie (corteggiamento, riproduzione, allevamento della prole...). Una delle situazioni più classiche è infatti la crisi di coppia, causata da lui che va in cerca di avventure. Tipica reazione femminile è attaccarsi ancor più al fedifrago manifestando, in alcuni casi, comportamenti di sottomissione che possono sortire effetto opposto a quello desiderato: lui si allontana sempre più, seguendo l'istinto che dice di continuare a rincorrere la preda che fugge. La soluzione, per lei, è quindi smettere di inseguirlo e giocare d'anticipo: se vuole che l'uomo le sia fedele deve rendergli le cose difficili sul piano sessuale, cioè evitare di accontentarlo sempre perché l'uomo è attratto da ciò che non conosce, e perde interesse rapidamente dopo una volta soddisfatta la sua curiosità. "E se lui mi lascia?" chiedono alcune. Succede raramente, e se succede, significa che lui era un inetto, incapace di tollerare la minima frustrazione. Dunque, meglio perderlo che trovarlo.

CARNE & CORPI, O IL GIRONE DEI GOLOSI
Sotto analisi, le inutili fissazioni riguardo al corpo. Un problema frequente di molti è il fallimento sistematico delle diete. Questo accade perché la proibizione di un certo cibo aumenta il desiderio di quell'alimento. Alla fine, il desiderio del proibito si trasforma in una vera e propria ossessione, un tarlo che farà perdere il controllo e riacquistare tutti i chili faticosamente perduti. La soluzione? Inserire regolari momenti di perdita volontaria del controllo, cioè ogni giorno concedersi delle piccole infrazioni alla dieta, per mettersi al riparo da improvvise, ma inevitabili e ben più problematiche perdite soverchianti del controllo.

SANGUE, O IL GIRONE DEGLI IRACONDI
Tema: i problemi connessi all'aggressività. Un esempio noto a tutti è l'escalation di aggressività che si produce quando si discute partendo da posizioni contrapposte. Ma è proprio il voler avere ragione a tutti i costi ciò che ci rende ciechi riguardo alle cose che noi stessi stiamo sostenendo. A un certo punto della discussione ci interessa di più che si dica che abbiamo ragione, rispetto all'avere ragione per davvero. In questo modo, però, ci si irrigidisce sempre più, si perde di vista l'obiettivo della disputa e si arriva allo scontro. L'unico risultato è l'insoddisfazione di tutti i contendenti. L'escalation, invece, si risolve arretrando di un passo, dicendo "hai ragione tu" anche se in quel momento non lo pensiamo, e osservando come, di conseguenza, l'interlocutore cambia prospettiva o atteggiamento. In questo modo riusciamo a smontare anche la nostra aggressività e rabbia con l'enorme vantaggio di ottenere una prospettiva più equilibrata.

SOLDI, O IL GIRONE DEGLI AVARI
Quella che un tempo veniva denominata "avarizia" oggi è la smania di possedere, lo shopping compulsivo, le condotte fanaticamente volte all'accumulo di beni materiali. Si tratta di una trappola perché avere una cosa ci spinge a desiderarne subito un'altra. Evidentemente, il possesso di un bene non rende felici, mentre il desiderio di possederlo dà un'eccitazione che a volte viene scambiata come benessere. Soluzione: essere avari nel concedersi le cose, così le si apprezzerà di più.

DORMIRE, MORIRE FORSE SOGNARE, O IL GIRONE DEGLI ACCIDIOSI
L'accidia è una specie di pigrizia o inerzia che si manifesta sotto forma di disimpegno, sfiducia rinunciataria, o nell'abitudine a rimandare sempre le cose da fare. A proposito di quest'ultima abitudine, la trappola più frequente consiste nel prendersi molto tempo per fare le cose che non si sono fatte quando era il momento. Ma non funziona, anzi: più tempo uno si concede, e meno combina. Il discorso vale anche nello studio. Soluzione: autoimporsi pochissimo tempo a disposizione, meno di quello realmente necessario per portare a termine le cose programmate. Così facendo si riesce finalmente a giungere al dunque.

GLI ALTRI, O IL GIRONE DEGLI INVIDIOSI
Chi prova invidia se ne vergogna e non ammetterà mai di appartenere a questa categoria. In realtà è molto diffusa. Spesso nasce dall'errore di paragonarsi agli altri per avere un metro della propria felicità. Logico che, se ci si guarda attorno, si troveranno sempre persone che sembrano più felici, è una spirale senza fine. Soluzione: rendersi conto che molto spesso le persone che a prima vista sono invidiabili (i ricchi, chi "ha successo") a ben guardare sono anch'essi vittime delle trappole che abbiamo appena elencato perché perennementi insoddisfatti e alla ricerca di una felicità che sfugge loro continuamente di mano. Invidiarle, quindi, non ha senso.

D'IO, O IL GIRONE DEI SUPERBI
Il vizio più "luciferino" è la superbia, l'orgoglio, in termini moderni. Consiste nel prendere il nostro "io" e farne un "dio", sacrificare qualsiasi altra cosa (e persona!) al soddisfacimento delle nostre esigenze. Oggi è molto in voga lo slogan "fai quello che ti senti di fare". Peccato che sia un'illusione pericolosa, perché le cose che ci piacciono e che possiamo fare sono pochissime, dal momento che anche gli altri vogliono fare quelle che piacciono loro. Inseguire se stessi a tutti i costi porta all'egoismo, o al culto dell'ego, che è la fonte di ogni infelicità, perché l'unica cosa che rende felici è liberarsi dalla schiavitù dell'ego. Come farlo? Dandosi da fare per migliorare il mondo: dare una mano agli altri, occuparsi degli altri invece che preoccuparsi di se stessi. Rendere felici, rende felici.
«La Repubblica» del 19 febbraio 2014

Nessun commento: