15 novembre 2012

Scuola, la pace è salva: si taglia l’innovazione

Conti pubblici, l’istruzione
di Raffaello Masci
L’orario non si tocca, risparmi concentrati sui fondi per la ricerca
E’ possibile che il rimedio sia peggiore del male, ma certamente salva la pace sociale. Almeno ora. Almeno prima delle elezioni. Stiamo parlando della scuola e di come la vertenza sull’aumento dell’orario di lavoro degli insegnanti è stata risolta, con un arretramento del ministero che aveva proposto un innalzamento dell’orario da 18 a 24 ore, e un corrispettivo taglio - per far fronte alle economie richieste - a danno di ricerca, innovazione, nuove tecnologie. E’ del tutto evidente che il ministro Francesco Profumo non aveva in mente questo, lui che è stato rettore del Politecnico di Torino e presidente del Cnr, ma la maggioranza ha diversamente deciso. Il ministero dell’Economia aveva chiesto a quello dell’Istruzione un piano di risparmi di almeno 600 milioni in tre anni. Il ministro aveva avanzato al proposta sull’orario degli insegnanti che, a regime, avrebbe fruttato quasi un miliardo, generando risorse da reimpiegare nella scuola. La cosa è andata come è andata ma poiché l’imperativo era quello di modifiche a saldi invariati, il ministero ha presentato un nuovo e accettato il piano di «economie». Intanto si è voluto intervenire sul fenomeno dei distacchi «non sindacali», cioè su quella massa di docenti dislocata in altri comparti della pubblica amministrazione. Il risparmio da questa voce di spesa sarà di 1.8 milioni di euro per l’anno venturo e 5,4 sia per il ‘14 che il ‘15. Per tutti e tre gli anni verranno tagliati anche 20 milioni l’anno per i piani Prin e First: si tratta di due azioni di grande rilievo per l’innovazione dell’Italia. I Prin sono i Progetti di rilevante interesse nazionale, cioè quei campi di ricerca - definiti al tempo della ministra Moratti - su cui l’Italia deve puntare per la competitività del suo sistema produttivo. I First sono i fondi di intervento per la ricerca scientifica e tecnologica: entrambi perdono in totale 60 milioni nel triennio. Poi c’è un altro acronimo caro al mondo della scuola: Mof, cioè miglioramento dell’offerta formativa. E’ un generoso capitolo di spesa ricco di quasi un miliardo l’anno, che viene però tosato di quasi 50 milioni l’anno (47,5) nel triennio. I corsi Mof sono tutti quelli attraverso cui vengono immessi nuovi insegnamenti nella scuola: educazione ambientale, stradale, alla legalità e simili. Si taglia! Per il solo 2013 è previsto il taglio di 30 milioni per il programma Smart City, che dovrebbe rendere più vivibili e tecnologiche le città e che coinvolge anche le tecnologie scolastiche. Una generosa economia riguarda anche il fondo valorizzazione della scuola e dell’università, che era stato istituito ai tempi della ministra Gelmini e consentiva di reinvestire nella scuola il 30% di tutti i risparmi imposti dalle varie manovre correttive degli ultimi anni. Nel triennio questo fondo sarà prosciugato di oltre 328 milioni. Per il solo 2015, infine la rimodulazione della spesa ordinaria consentirà delle economie di ulteriori 58 milioni (57,9). «L’Italia dovrebbe capire che si possono fare tagli su tutto, ma non sulla ricerca che è elemento essenziale su cui si basa la crescita economica, culturale e sociale di ogni Paese - è stato il commento inascoltato del presidente del Cnr, Luigi Nicolais, in relazione ai tagli sui fondi First e Prin - il problema del nostro Paese è aver perso di vista l’obiettivo primario, la crescita che non si ottiene senza investire in ricerca e formazione». Quanto ai sindacati, lamentano i tagli in quanto tali, ma la sorte dei docenti è salva e loro gongolano. «Non esiste che si possa toccare l’orario degli insegnanti che è materia contrattuale - commenta il leader della Cgil scuola Mimmo Pantaleo - ma il ripristino della legalità contrattuale non ci fa perdere di vista i tagli che comunque si sono abbattuti sulla scuola». Quanto alla coperta corta, Pantaleo ricorda che «la scuola negli ultimi anni è passata dall’11 al 9 per cento della spesa pubblica, ha subito solo tagli e se la coperta è corta va tagliata ad altre voci di bilancio».
«La Stampa» del 13 novembre 2012

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