15 novembre 2012

Scuola, la pace è salva: si taglia l’innovazione

Conti pubblici, l’istruzione
di Raffaello Masci
L’orario non si tocca, risparmi concentrati sui fondi per la ricerca
E’ possibile che il rimedio sia peggiore del male, ma certamente salva la pace sociale. Almeno ora. Almeno prima delle elezioni. Stiamo parlando della scuola e di come la vertenza sull’aumento dell’orario di lavoro degli insegnanti è stata risolta, con un arretramento del ministero che aveva proposto un innalzamento dell’orario da 18 a 24 ore, e un corrispettivo taglio - per far fronte alle economie richieste - a danno di ricerca, innovazione, nuove tecnologie. E’ del tutto evidente che il ministro Francesco Profumo non aveva in mente questo, lui che è stato rettore del Politecnico di Torino e presidente del Cnr, ma la maggioranza ha diversamente deciso. Il ministero dell’Economia aveva chiesto a quello dell’Istruzione un piano di risparmi di almeno 600 milioni in tre anni. Il ministro aveva avanzato al proposta sull’orario degli insegnanti che, a regime, avrebbe fruttato quasi un miliardo, generando risorse da reimpiegare nella scuola. La cosa è andata come è andata ma poiché l’imperativo era quello di modifiche a saldi invariati, il ministero ha presentato un nuovo e accettato il piano di «economie». Intanto si è voluto intervenire sul fenomeno dei distacchi «non sindacali», cioè su quella massa di docenti dislocata in altri comparti della pubblica amministrazione. Il risparmio da questa voce di spesa sarà di 1.8 milioni di euro per l’anno venturo e 5,4 sia per il ‘14 che il ‘15. Per tutti e tre gli anni verranno tagliati anche 20 milioni l’anno per i piani Prin e First: si tratta di due azioni di grande rilievo per l’innovazione dell’Italia. I Prin sono i Progetti di rilevante interesse nazionale, cioè quei campi di ricerca - definiti al tempo della ministra Moratti - su cui l’Italia deve puntare per la competitività del suo sistema produttivo. I First sono i fondi di intervento per la ricerca scientifica e tecnologica: entrambi perdono in totale 60 milioni nel triennio. Poi c’è un altro acronimo caro al mondo della scuola: Mof, cioè miglioramento dell’offerta formativa. E’ un generoso capitolo di spesa ricco di quasi un miliardo l’anno, che viene però tosato di quasi 50 milioni l’anno (47,5) nel triennio. I corsi Mof sono tutti quelli attraverso cui vengono immessi nuovi insegnamenti nella scuola: educazione ambientale, stradale, alla legalità e simili. Si taglia! Per il solo 2013 è previsto il taglio di 30 milioni per il programma Smart City, che dovrebbe rendere più vivibili e tecnologiche le città e che coinvolge anche le tecnologie scolastiche. Una generosa economia riguarda anche il fondo valorizzazione della scuola e dell’università, che era stato istituito ai tempi della ministra Gelmini e consentiva di reinvestire nella scuola il 30% di tutti i risparmi imposti dalle varie manovre correttive degli ultimi anni. Nel triennio questo fondo sarà prosciugato di oltre 328 milioni. Per il solo 2015, infine la rimodulazione della spesa ordinaria consentirà delle economie di ulteriori 58 milioni (57,9). «L’Italia dovrebbe capire che si possono fare tagli su tutto, ma non sulla ricerca che è elemento essenziale su cui si basa la crescita economica, culturale e sociale di ogni Paese - è stato il commento inascoltato del presidente del Cnr, Luigi Nicolais, in relazione ai tagli sui fondi First e Prin - il problema del nostro Paese è aver perso di vista l’obiettivo primario, la crescita che non si ottiene senza investire in ricerca e formazione». Quanto ai sindacati, lamentano i tagli in quanto tali, ma la sorte dei docenti è salva e loro gongolano. «Non esiste che si possa toccare l’orario degli insegnanti che è materia contrattuale - commenta il leader della Cgil scuola Mimmo Pantaleo - ma il ripristino della legalità contrattuale non ci fa perdere di vista i tagli che comunque si sono abbattuti sulla scuola». Quanto alla coperta corta, Pantaleo ricorda che «la scuola negli ultimi anni è passata dall’11 al 9 per cento della spesa pubblica, ha subito solo tagli e se la coperta è corta va tagliata ad altre voci di bilancio».
«La Stampa» del 13 novembre 2012

07 novembre 2012

Testo dell'ultimo interrogatorio del film La Rosa Bianca (2005)

A parlare sono Robert Mohr, l'investigatore, e la protagonista, Sophie Scholl
Testo del film da 1h 02’ a 1h 07’
Robert Mohr (investigatore): «Voi tenete all'incolumità del popolo tedesco?»
Sophie Scholl (protagonista):«Sì».
- Non avete mai piazzato una bomba come Eiser nella distilleria. Avete usato gli slogan sbagliati, ma i vostri mezzi sono pacifici.
Sophie Scholl: - Allora perchè volete punirci?
- Così prevede la legge. Senza legge non c'è ordine.
Sophie Scholl: - La legge tutelava la libertà di parola prima dell'arrivo dei nazisti. Oggi Hitler punisce quella libertà con la prigione e la morte. Questo lo chiamate ordine?
- A cosa dovrei attenermi se non alla legge?
Sophie Scholl: - Alla coscienza.
- Sciocchezze! Questa è la legge e queste sono le persone. Come investigatore devo verificare se coincidono ... oppure trovare il punto marcio.
Sophie Scholl: - Le leggi cambiano, la coscienza no.
- Dove finiremmo se ognuno decidesse cos'è giusto o sbagliato? Se permettessimo ai criminali di destituire il Führer, resterebbe solo il caos. Libertà di pensiero, federalismo, democrazia... li abbiamo già visti. Sappiamo dove conducono.
Sophie Scholl: - Senza Hitler avremmo giustizia e ordine. Tutti saremmo difesi dal dispotismo, non solo gli opportunisti.
- Dispotismo, opportunisti? Usate termini offensivi.
Sophie Scholl: - Voi definite me e mio fratello "criminali" per dei volantini. Abbiamo cercato di convincere la gente con le parole.
- Voi e tutti quelli come voi abusate senza vergogna di ogni privilegio. Studiate a nostre spese in tempo di guerra. Io ero solo un sarto durante la vostra democrazia e sono diventato poliziotto grazie ai francesi dei territori occupati, non ai tedeschi democratici. Senza il nazionalsocialismo sarei solo un poliziotto di campagna. Quel vergognoso patto di Versailles, l'inflazione, la povertà ... Hitler ci ha salvato da tutto.
Sophie Scholl: - Ci ha trascinato in una guerra sanguinaria dove ogni vittima muore invano.
- La guerra è una lotta eroica. Voi ricevete gli stessi viveri degli uomini contro cui vi schierate, state anche meglio di me. Come osate criticare il nostro operato? Il Führer e il popolo tedesco vi proteggono.
Sophie Scholl: - E dove? In questo palazzo, forse? O arrestando tutta la mia famiglia?
- I nostri soldati stanno liberando l'Europa dalla plutocrazia e dal bolscevismo. Nessuno occuperà più il suolo tedesco.
Sophie Scholl: - Dopo la guerra, arriveranno le truppe straniere e gli altri Paesi diranno che non ci siamo opposti a Hitler.
- Cosa direte quando giungerà la vittoria finale? Quando arriveranno la libertà e il benessere che voi sognavate con la lega ?
Sophie Scholl: - Ormai nessuno crede più alla Germania di Hitler. Se finisse come dico io?
- Vi dichiarate protestante?
Sophie Scholl: - Sì.
- La Chiesa chiede assoluta devozione ai suoi fedeli.
Sophie Scholl: La Chiesa dà libertà di scelta, Hitler non ci lascia decidere.
- Perché, così giovane, correte simili rischi per idee che non hanno fondamento?
Sophie Scholl: - Io seguo la mia coscienza.
- Siete intelligente, perchè non condividete il nazionalsocialismo? Libertà, benessere, onore, un governo moralmente responsabile, in questo crediamo.
Sophie Scholl: - Dopo il bagno di sangue in cui avete trascinato l'Europa in nome di libertà e onore, non avete ancora aperto gli occhi. La Germania è disonorata per sempre, a meno che i giovani non fondino una nuova Europa.
- La nuova Europa è nazionalsocialista.
Sophie Scholl: - Se il Führer fosse pazzo? Pensate solo all'odio razzista. A Ulm avevo un insegnante ebreo, ma un giorno le SA Io fermarono... e lasciarono che tutti gli sputassero in faccia a turno. Scomparve quella stessa notte, come le migliaia di ebrei del '41, deportati nei campi di lavoro.
- Credete a queste sciocchezze? Gli ebrei emigrano.
Sophie Scholl: - I soldati che tornano da Est hanno visto i campi di sterminio. Hitler vuole eliminare tutti gli ebrei d'Europa, lo dice da 20 anni. Come potete credere che gli ebrei non sono diversi da noi?
- Portano soltanto problemi. Voi siete una generazione confusa e non capite. Forse la colpa è nostra, io vi avrei educato in un altro modo.
Sophie Scholl: - I nazionalsocialisti uccidevano i bambini ritardati con il gas o il veleno. Me lo hanno detto le amiche di mia madre. Le camionette prendevano i bambini negli ospedali psichiatrici. Gli altri bambini chiedevano dove andassero e le infermiere rispondevano che andavano in Paradiso. I bambini salivano sulle camionette cantando. Sono stata educata male perchè provo pena per questa gente?
- Si tratta di esseri inferiori. Voi avete studiato da infermiera e avrete visto dei bambini ritardati.
Sophie Scholl: - Si e sono convinta che nessuno possa arrogarsi il diritto di un giudizio che spetta solo a Dio. Nessuno sa cosa accade nell'anima di un ritardato, e la saggezza che può derivare dalla sofferenza. Ogni singola vita è preziosa.
- Dovete abituarvi all'idea che una nuova era è cominciata. Quanto voi sostenete è avulso da qualsiasi realtà.
Sophie Scholl: - Invece riguarda la realtà, la decenza, la morale e Dio.
- Dio! Dio non esiste. Dite la verità. Vostro fratello vi ha convinto dicendovi che era giusto ciò che stava facendo e voi lo avete solo aiutato. Dobbiamo scrivere così nel protocollo?
Sophie Scholl: - No, perchè non è vero.
- Io ho un figlio, ha un anno meno di voi. Anche lui aveva strane idee, ma ora è al fronte perchè ha capito che deve compiere il suo dovere.
Sophie Scholl: - Voi credete ancora nella vittoria finale?
- Se aveste riflettuto bene non vi sareste fatta coinvolgere in questa brutta storia. Rischiate la vita. Secondo il protocollo, vi leggo la seguente domanda. "Ammettete che le attività svolte insieme a vostro fratello possano essere considerate un crimine contro la comunità e contro i nostri soldati che combattono duramente e che meritino il massimo della pena?".
Sophie Scholl: - Dal mio punto di vista non è così.
- Ammettere il vostro errore non significa tradire vostro fratello.
Sophie Scholl: - Ma tradirei le mie idee e io non rinnego nulla. Siete voi ad avere una visione sbagliata del mondo. Sono convinta di avere agito nell'interesse del mio popolo. Non mi pento di questo e ne accetterò tutte le conseguenze.
Postato il 7 novembre 2012

La Rosa Bianca - Sophie Scholl (2005)

La Rosa Bianca - Sophie Scholl (Sophie Scholl - Die letzten Tage) è un film del 2005 diretto da Marc Rothemund.
Narra, in maniera aderente alla realtà dei fatti accaduti, la cattura, la breve prigionia, il processo e la condanna alla pena capitale subìti da Sophie Scholl e da suo fratello, oltre che da un loro amico, accusati di cospirazione contro il regime di Adolf Hitler perché facenti parte del gruppo clandestino di opposizione denominato Rosa Bianca.

Trama
Sophie Scholl è una studentessa universitaria che vive con il fratello Hans in un appartamento di Monaco di Baviera durante la seconda guerra mondiale. La disfatta di Stalingrado ha dato un brusco scossone al consenso nazista, e sono in molti ora tra la popolazione tedesca a desiderare la resa.
Sophie aderisce all'associazione studentesca La Rosa Bianca, per la quale, nottetempo, scrive sui muri frasi contro il nazismo e la guerra, insieme al fratello e altri membri dell'organizzazione. Nel tentativo di distribuire volantini all'università per diffondere le idee del gruppo, viene notata e condotta in una caserma della Gestapo assieme al fratello, dal quale viene peraltro subito separata.
In caserma Sophie viene interrogata dall'investigatore Robert Mohr che, malgrado le resistenze della ragazza, riesce a farle confessare - anche grazie ad una perquisizione nel suo appartamento - la sua appartenenza alla "Rosa Bianca", ma non i nomi degli altri membri dell'organizzazione clandestina.
Poco dopo la firma della confessione, la giovane viene condotta in tribunale, presieduto da Roland Freisler, noto giurista del Reich. Il processo si rivela una farsa. Condannati a morte, i tre vengono giustiziati con la ghigliottina lo stesso giorno, dopo un ultimo saluto ai genitori, sconvolti ma fieri dell'operato dei figli.
Wikipedia (7 novembre 2012)

Sofocle, Antigone, Le leggi umane e le leggi divine (vv. 441-525)

Brani tratti dall'Antigone
di Sofocle
Leggi umane e divine (vv. 441 - 496)

Creonte - A te mi rivolgo, a te che rivolgi la testa a terra, affermi o neghi di aver fatto queste azioni?
Antigone - Affermo di averle fatte e non lo nego.
Creonte - Tu dunque vai dove vuoi, libero da una pesante accusa; tu invece, dimmi non per le lunghe ma in breve, sapevi che era stato ordinato di non fare queste cose.
Antigone - Lo sapevo: come potevo (non saperlo)? Infatti era noto a tutti.
Creonte - Eppure hai osato oltrepassare queste leggi?
Antigone - Sì, infatti non è stato Zeus ad ordinarmele, né Dike che vive con gli dei dei morti ha sancito leggi di tal genere tra i mortali, né pensavo che i tuoi ordini avessero tanta forza che tu riuscissi, pur mortale, a superare le leggi non scritte eppure sicure degli dei. Infatti esse non vivono da oggi o da ieri, ma da sempre, e nessuno sa da quando apparvero. Io non potevo, non temendo il pensiero di nessun uomo, scontare una pena davanti agli dei per queste: sapevo infatti che sarei morta (cosa credi?), anche se tu non l’avessi decretato. Se dunque morirò prima del tempo, io dico che questo è un guadagno. Chi, infatti, vive fra molti mali come me, come fa a non ritenerlo un guadagno se muore? Così, per me avere in sorte questa fine non è per nulla un dolore: ma se avessi permesso che il mio fratello morto rimanesse cadavere insepolto, di quello mi sarei afflitta. Di questo, invece, non mi affliggo. Se poi ti sembra che io forse commetta azioni da folle, è probabile che io sia accusata di follia da un folle.
Coro - L’indole della ragazza rivela di essere l’indocile prodotto di un indocile padre: e non sa cedere ai mali.
Creonte - Ma sappi che gli animi eccessivamente duri molto spesso cadono, e potresti vedere il ferro più robusto, cotto nel fuoco per diventare saldissimo, molto facilmente fatto a pezzi e frantumato. So che i cavalli impetuosi vengono domati con un piccolo freno. Non è infatti possibile che chi è schiavo dei vicini sia arrogante. Ella sapeva di commettere un atto di tracotanza, violando le leggi in vigore. Ma se ha commesso quello, questo è il secondo atto di tracotanza, vantarsi di queste cose e ridere dopo averle commesse. Certo non sono io un uomo, è lei un uomo, se questi atti di violenza rimarranno senza punizione per lei. Ma sia pure figlia di mia sorella, sia pure più parente di tutti coloro che nella nostra casa (venerano) Zeus protettore della casa, tuttavia lei e sua sorella non sfuggiranno alla morte più tremenda. Ed infatti la accuso allo stesso modo, dunque, per aver deciso questa sepoltura. E chiamatela: io infatti l’ho vista che smaniava all’interno un momento fa, non più padrona di sé. Il pensiero di coloro che tramano qualcosa di male nell’oscurità di solito viene colto in fallo prima (di compiere il fatto). Sono preso dall’odio anche quando appunto uno, sorpreso a fare il male, vuole poi magnificare il suo gesto


Il rispetto dei morti (vv. 497 - 525 )
Antigone - Desideri forse farmi qualcosa di peggio che uccidermi, ora che mi hai presa?
Creonte - Proprio no. Se ho questo, sono soddisfatto.
Antigone - Allora cosa aspetti? Nulla mi è gradito, infatti, del tuo discorso, né mai mi potrebbe piacere. Così dunque anche le mie parole sono lontane dal piacerti. Eppure come avrei potuto acquistare fama più gloriosa che dando sepoltura a mio fratello? Tutti costoro direbbero che questa azione piace loro, se la paura non chiudesse loro la bocca. Ma la tirannide ha molti altri vantaggi, e le è possibile compiere e dire ciò che vuole.
Creonte - Solo tu fra tutti i Cadmei la pensi così. Antigone - Lo pensano anche costoro, ma per te tengono la bocca chiusa.
Creonte - Tu invece non hai rispetto, se la pensi diversamente da costoro?
Antigone - Non è una vergogna venerare i consanguinei.
Creonte - Forse non era un consanguineo anche colui che è morto davanti a lui?
Antigone - Consanguineo nato dalla stessa madre e dallo stesso padre.
Creonte - Come fai allora a rendergli un empio onore?
Antigone - Il morto non ti darà ragione su queste cose.
Creonte - E certo tu gli rendi onori alla stessa stregua dell’empio.
Antigone - Non è morto uno schiavo, ma suo fratello.
Creonte - Ma distruggendo questa terra: l’altro gli si era opposto per questa terra.
Antigone - Ugualmente Ade pretende queste leggi giuste.
Creonte - Ma il buono non deve essere pari al malvagio nel ricevere (onori).
Antigone - Chi sa se sotto terra queste disposizioni sono pure?
Creonte - Mai il nemico, neppure quando è morto, è un amico.
Antigone - Sono nata non per odiare, ma per amare.
Creonte - Allora amali, se devi amarli, dopo essere scesa nel regno dei morti: nessuna donna mi comanderà mentre sono in vita.
Postato il 7 novembre 2012

Sinossi dell'Antigone di Sofocle

Edipo si è accecato ed è stato esiliato dalla città di Tebe allorché ha appreso di aver commesso incesto e parricidio. Suo figlio più giovane, Eteocle, briga per avere il potere ed esilia il fratello maggiore Polinice. Questi attacca Tebe con un potente esercito, ma né l'uno né l'altro l'hanno vinta perché entrambi cadono in battaglia. Il nuovo re di Tebe, Creonte, dichiara che Eteocle sarà sepolto e onorato come eroe, mentre il corpo di Polinice resterà insepolto a decomporsi e preda dei cani, nel disonore. La pena per chiunque proverà a seppellirne il corpo è la morte. Apprendendo questa notizia, un' infuriata Antigone - sorella di Polinice -, nonostante il consiglio prudente dell'altra sorella, più giovane, Ismene, si ostina a pretendere che il corpo del fratello venga sepolto al fine che il suo spirito possa riposare in pace.
Antigone contravvenendo al divieto va dunque al campo di battaglia davanti a Tebe, copre di sabbia il corpo di Polinice ed effettua i riti di sepoltura. Si lascia quindi docilmente arrestare da una guardia uscita da Tebe ed insospettita dal sollevarsi della polvere. Una fiera Antigone è portata davanti a Creonte. Al cospetto del rappresentate dello Stato Antigone attesta la propria condotta. Non alle leggi scritte lei ha inteso obbedire, ma alle leggi degli dèi, alle norme non scritte e indistruttibili dettate dalla natura e dalla propria coscienza. Incredulo che una donna abbia osato disobbedire ai suoi ordini, Creonte decide l'imprigionamento sia di Antigone che di Ismene come complice, e decreta l'esecuzione d'entrambe. Subito Emone, il figlio di Creonte, supplica il padre in favore di Antigone della quale è promesso sposo. Ma Creonte, arrogante, lo deride e ignora le sue suppliche. Furente Emone si ritira stravolto, non dandosi pace che il padre abbia trattato così i suoi sentimenti.
Allora Creonte cambia idea bruscamente, decidendo l'esecuzione della sola Antigone poiché riconosce l'innocenza di Ismene. E pertanto la sorella maggiore è condotta fuori da Tebe in una caverna ad attendervi la morte. Mentre Antigone sta soffrendo questo destino atroce, l'indovino cieco Tiresia avverte Creonte che gli dèi sono molto adirati per aver egli rifiutato la sepoltura a Polinice, poiché gli stessi uccelli che mangiano la sua carne saranno successivamente usati per i sacrifici. Di conseguenza - vaticina Tiresia - il figlio di Creonte morirà per castigo. Ma, Tiresia deridendo, Creonte non ascolta questa profezia, credendo che l'indovino desideri solo spaventarlo. Tuttavia, acconsente infine a seppellire Polinice e solo dopo che il coro dei cittadini di Tebe gli ricorda che Tiresia non ha mai errato nelle profezie.
Adesso preoccupato per il figlio, Creonte lava il corpo di Polinice, effettua i riti di sepoltura e crema i resti del corpo. Va dunque a liberare Antigone dalla caverna in cui è imprigionata, ma è troppo tardi per evitare la tragedia: Antigone si è appesa ad una corda ed Emone sta ai suoi piedi in lacrime. Dopo avere provato ad assalire Creonte, Emone si trafigge e muore abbracciando il corpo di Antigone. Uomo distrutto, Creonte, ritorna al palazzo per apprendere che anche la moglie Euridice s'è tolta la vita dopo esser stata colpita dalla notizia della morte del figlio. Creonte è condotto via dai suoi cittadini, che in coro, deplorano le sue azioni, auspicando che solo la morte possa liberarlo da tanta sofferenza.
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Il nucleo del dramma sofocleo risiede nello scontro fra due volontà e due concezioni del mondo: quella di Antigone, fanciulla fragile fisicamente ma fortissima moralmente, di rispettare le leggi non scritte della natura (phùsis) e quella di Creonte tesa a imporre la forza dello Stato e della legge (nomos).
«Neppure pensavo - dice Antigone a Creonte - i tuoi decreti avere tanta forza che tu uomo potessi calpestare le leggi degli dèi, quelle leggi non scritte e indistruttibili. Non soltanto da oggi né da ieri, ma da sempre esse vivono, da sempre: nessuno sa da quando sono apparse». Per parte sua Cleonte adduce la ragione del diritto positivo, della disposizione di legge, e verso il figlio venuto a perorare la causa di Antigone ha queste parole: « Ubbidire, ubbidire, e nel molto e nel poco, nel giusto e nell'ingiusto, sempre e comunque, all'uomo che sia posto al timone dello Stato. È l'anarchia il pessimo dei mali: distrugge le città e sconvolge le case, mette in fuga e fa a pezzi gli eserciti in battaglia. Ma è l'ubbidienza, l'ubbidienza ai capi la fonte di salvezza e di vittoria. Noi dobbiamo ubbidire alle leggi, alle leggi scritte». Così posta, non è men vera la preoccupazione di Creonte.
Creonte ed Antigone cercano di portare, nel loro braccio di ferro, le divinità dalla loro parte. Ciascuno dà ai suoi principî (diritto del ghenos per Antigone che esige di compiere il rituale funebre per garantire la coesione della famiglia nelle sue relazioni con gli dei, contro il diritto della polis attestato da Creonte che esige che le decisioni dell'autorità politica siano rispettate per garantire la coesione civica) un valore assoluto ben oltre il dato contingente della vicenda che li vede contrapposti. Come sempre - o meglio da quando abbiamo appreso ciò dagli antichi tragici greci - le tragedie deflagrano non quando la ragione sta da una parte o dall'altra - chiara, ben definita, che possa metterci al riparo di una difficile scelta - ma quando tutti hanno ragione, la propria ragione, soggettivamente ed oggettivamente, e, come in questo caso, il diritto non riesce a cogliere due ordini morali entrambi legittimi.
Dal punto di vista strutturale Antigone è un tragedia compatta, stringata, condotta in spazi drammaturgici coesi e ristrettissimi. Il dramma si svolge in brevi e concisi dialoghi di alto contenuto drammatico (agon) Ismene-Antigone, Antigone-Creonte, Creonte-Emone, Tiresia-Creonte inframezzati da interventi del coro (stasimon). Nessuna parola è superflua nel dramma di questo principe dei drammaturghi che è Sofocle. Scienza del comportamento sociale sia pubblico che privato; virtuosità retorica; sensibilità estetica e pensosa sapienza (racchiusa in frasi dotate di una disperata poesia piena di senso ancora sotto il nostro cielo dopo il fluire di tanti evi) fanno tutt'uno. Non c'è una sola parola uscita dalla bocca degli eroi di Sofocle che non faccia vibrare qualche corda segreta della nostra anima.
Questa tragedia ha avuto vasta eco nella cultura occidentale. Molte le opere che ad essa si sono ispirate, tra le altre:
- La Tebaide di Jean Racine
- Antigone di Jean Anouilh
- Antigone di Vittorio Alfieri
Postato il 7 novembre 2012

L'italiano rischia la scomparsa su Internet

Il problema riguarda la maggior parte degli idiomi europei
di Carolina Saporiti
La percentuale di chi parla l'italiano è destinata a calare. Necessari investimenti sostanziali in tecnologie linguistiche
Investire o scomparire. È questo il futuro della lingua italiana su intenet. A dirlo è il rapporto La lingua italiana nell’era digitale, condotto dall’Istituto di linguistica computazionale del Cnr di Pisa (Ilc-Cnr). La percentuale delle pagine web in italiano a livello mondiale è raddoppiata passando dall’1,5% nel 1998 al 3,05% nel 2005 ed è stato stimato che nel 2004, in tutto il mondo, fossero 30,4 milioni le persone che parlavano italiano online.
I NUMERI - Oggi, secondo i ricercatori, la penetrazione del web in Italia si attesta al 51,7%, pari a 30 milioni di internauti su 58 milioni di cittadini (circa il 6,3% di quelli dell’Ue), registrando una crescita del 127,5% tra il 2000 e il 2010. Inoltre al di fuori dei confini dell’Unione Europea, parlano la nostra lingua 520 mila americani, 200 mila svizzeri e 100 mila australiani. Il numero di «navigatori» italiani però è rimasto stabile negli ultimi cinque anni mentre è aumentato il numero di quelli dei Paesi in via di sviluppo. In qualche anno la proporzione di coloro che parlano la nostra lingua subirà dunque una forte diminuzione.
RISCHI - Il rischio? Subire una sotto-rappresentazione, specialmente in confronto all’inglese. Il problema non riguarda solo l’Italia ma la maggior parte degli idiomi europei, specialmente quelli dei Paesi con pochi abitanti. Spiega Claudia Soria dell’Ilc-Cnr: «Il nostro Paese non è tra i peggiori e d’altra parte nessuna nazione dell’Ue ha supporti eccellenti. La situazione è però preoccupante perché le tecnologie linguistiche usate in Internet si basano su approcci statistici e quindi se i dati messi a disposizione in un idioma sono pochi, si innesta un circolo vizioso: pochi dati, tecnologie di bassa qualità, ulteriore limitazione dell’uso di quella lingua».
TECNOLOGIE - L’Italia ha a disposizione buone tecnologie, ma affinché un dispositivo possa riconoscere un idioma sono necessari investimenti sostanziali in tecnologie linguistiche. Al momento, invece, in Europa la maggior parte dei Paesi sta investendo poco o niente. L’ultimo programma di questo tipo promosso dall’Italia risale al 2000-2002. L’italiano come lingua non corre nessun rischio, ma in un futuro prossimo gli italiani potrebbero trovarsi nella situazione di dover usare due linguaggi differenti a seconda che si tratti di comunicazione quotidiana o digitale. «Se l’italiano non viene sostenuto, il suo utilizzo online rischia di atrofizzarsi, dal momento che la nostra vita si svolge sempre di più attraverso la rete», spiega Soria.
STUDIO - Lo studio, condotto dall’Istituto Cnr e dalla Fondazione Bruno Kessler, fa parte della ricerca Meta-Net a cui hanno lavorato più di 200 esperti. Il rapporto valuta il supporto delle tecnologie linguistiche per ogni lingua in quattro aree diverse: la traduzione automatica, l’interazione vocale, l’analisi del testo e la disponibilità di risorse linguistiche. Il 70% si colloca al livello più basso, con «supporto debole o assente» per almeno una delle aree considerate. L’islandese, il lituano, il lettone e il maltese ottengono questo voto per tutte le aree. All’estremo opposto si trova l’inglese, seguito da olandese, francese, tedesco, italiano e spagnolo. Lingue come basco, bulgaro, catalano, greco, ungherese e polacco si collocano nell’insieme «ad alto rischio». «Sono risultati allarmanti», conclude Hans Uszkoreit, coordinatore di Meta-Net. «La maggior parte delle lingue europee non dispone di risorse sufficienti e alcune sono quasi completamente ignorate. Molte di esse non hanno futuro».
«Corriere della sera» del 28 ottobre 2012