07 ottobre 2011

Sessi separati a scuola?

Secondo alcuni, migliori insegnamento e rendimento. Ma molti lo bocciano: si alimentano gli stereotipi
di Margherita Fronte

MILANO - L’intenzione è buona. Chi propone che a scuola le classi siano divise per sesso – i maschietti da una parte e le femminucce dall’altra – ritiene che in questo modo l’insegnamento sia più efficace, che la personalità si sviluppi in modo più armonico e che il rendimento scolastico sia migliore, e lo sarà anche in futuro. Ma un articolo pubblicato su Scienceboccia senza appello questa idea, bollando come pseudoscientifiche le ricerche che la supportano e accusando il separatismo scolastico di alimentare, negli studenti, stereotipi sull’altro sesso.

IL DIBATTITO - L’articolo si inserisce in un dibattito che negli Stati Uniti è infervorato, da quando, nel 2006, il Dipartimento per l’educazione ha stabilito che anche le scuole pubbliche possono adottare la politica della separazione dei sessi. E a firmarlo non è esattamente un gruppo di ricerca neutrale, ma i fondatori dell’American Council for CoEducational Schooling, associazione no profit che si batte per mantenere il sistema misto. Gli autori sono però anche psicologi ed esperti in materia, che afferiscono a importanti università (la prima firmataria è Diane Halpern, già presidentessa dell’American Psicological Association) e la loro posizione è supportata da numerose ricerche, che scardinano i capisaldi degli “avversari”.

APPROCCIO DIFFERENZIATO? - Primo fra tutti, quello sulla presunta diversità fra il cervello dei bambini e quello delle bambine, che determinando un diverso “stile di apprendimento” giustificherebbe un approccio educativo differenziato. In realtà, spiegano Halpern e colleghi, «i neuroscienziati hanno trovato poche differenze fra bambini e bambine, se si esclude un volume un po’ maggiore del cervello maschile, e una maturazione più precoce di quello femminile, ma nessuna delle due caratteristiche è legata alla capacità di apprendere. Alcune differenze sessuali sono state riportate negli adulti, ma anche in questo caso non sono tali da legittimare un diverso approccio nei metodi educativi».

IMPORTANTE È IL CONTESTO «In effetti – conferma Antonella Costantino, responsabile dell’unità operativa di neuropsichiatria infantile al Policlinico di Milano – i geni (maschili o femminili) concorrono a determinare differenze, che però sono molto influenzate dal contesto in cui si cresce. Questo però non è sufficiente a giustificare la separazione fra i sessi a scuola, anche perché sono ormai numerose le ricerche che dimostrano che qualsiasi sistema educativo che tende a escludere e separare gli studenti – per sesso, per razza o per altre caratteristiche – è meno efficace di quelli che, invece, si basano sull’inclusione, che favoriscono la flessibilità, danno maggiori strumenti per affrontare situazioni diversificate e, sul lungo periodo, rendono meglio anche sotto il profilo più strettamente scolastico». Cade così il secondo caposaldo, in base al quale chi proviene da una scuola a sessi separati avrebbe poi voti migliori all’università e più successo nella vita.

RAMPOLLI E TEST -L’articolo di Science sottolinea, al contrario, che le numerose ricerche che sembrano dimostrare la superiorità del metodo educativo basato sulla separazione dei sessi trascurano due aspetti importanti, che di fatto le invalidano. Il primo è che nella maggior parte dei casi, si tratta di scuole private, frequentate dai rampolli delle upper class, il cui successo dipende molto dalla posizione sociale, oltre che dai bei voti. Il secondo fattore è che spesso per accedere a queste scuole bisogna superare un test di ingresso che esclude a priori gli studenti meno dotati.

STEREOTIPI SESSISTI - Fra gli studi che hanno esaminato gli effetti del separatismo scolastico, sarebbero invece molto più convincenti quello che lo bocciano. «È provato che la separazione dei sessi aumenta gli stereotipi sull’altro sesso, legittimando gli atteggiamenti sessisti» si legge su Science. «In un mondo in cui i ruoli maschile e femminile tendono a confondersi, estremizzare la separazione non può che essere controproducente» conferma Antonella Costantino. «La collaborazione fra i sessi andrebbe invece incentivata e favorita, fin dall’infanzia». Negli Stati Uniti le scuole pubbliche con classi omogenee per sesso sono circa 500; in Gran Bretagna sono in tutto un migliaio (di cui circa 400 pubbliche), mentre in Italia soltanto pochi istituti privati hanno finora adottato la separazione dei sessi.
«Corriere della Sera» del 7 ottobre 2011

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