21 gennaio 2011

Arthur Rimbaud (1854-1891), Vocali (1874)

Sul più ampio argomento del Decadentismo può esserti utile una serie di mie videolezioni

A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali, io dirò un giorno i vostri ascosi nascimenti: A, nero vello al corpo delle mosche lucenti che ronzano al di sopra dei crudeli fetori, golfi d'ombra; E, candori di vapori e di tende, lance di ghiaccio, bianchi re, brividi di umbelle; I, porpore, rigurgito di sangue, labbra belle Che ridono di collera, di ebbrezze penitenti; U, cicli, vibrazioni sacre dei mari verdi, quiete di bestie ai campi, e quiete di ampie rughe che l'alchimia imprime alle fronti studiose. O, la suprema Tromba piena di stridi strani, silenzi attraversati dagli Angeli e dai Mondi: - O, l'Omega, ed il raggio violetto dei Suoi Occhi!

A noir, E blanc, I rouge, U vert, O bleu: voyelles, Je dirai quelque jour vos naissances latentes: A, noir corset velu des mouches éclatantes Qui bombinent autour des puanteurs cruelles, golfes d'ombre; E, candeurs des vapeurs et des tentes, lances des glaciers fiers, rois blancs, frissons d'ombelles; I, pourpres, sang craché, rire des lèvres belles dans la colère ou les ivresses pénitentes; U, cycles, vibrement divins des mers virides, paix des pâtis semés d'animaux, paix des rides que l'alchimie imprime aux grands fronts studieux; O, suprême Clairon plein des strideurs étranges, silences traversés des Mondes et des Anges: - O l'Oméga, rayon violet de Ses Yeux!

Analisi del testo (Santagata 729-730) 1. U: si ricordi che nella pronuncia francese il suono della U è ben diverso da quello della u italiana, ma corrisponde alla cosiddetta "u turbata" (che si indica col segno ú), presente in alcuni dialetti settentrionali italiani (ad es. lombardi e piemontesi). 2. nascite latenti: 'origini nascoste', quindi 'caratteristiche profonde'. 3-5. delle... ombra: 'mosche dalle nere corazze pelose che ronzano, splendenti, su puzzo-lenti fetori (crudi fetore), macchie oscure (golfi d'ombra)'; la vocale A evoca, a partire dal suo colore nero, immagini di oscurità e di morte. 5-6. candori... bianchi: 'tende e fumi (vapori) candidi, sporgenze di imponenti ghiacciai che somigliano a lance, ombrelle di fiori bianchi che si agitano al vento (fremiti), re bianchi'; la E è associata al bianco, e quindi a immagini lega-te per Rimbaud al candore. 7-8. porpore... furori: 'tessuti di porpora, sputo di sangue (come quello emesso dai malati di tisi). labbra belle che ridono nel ricordo di sregolatezze di cui poi ci si è pentiti (espiate ebbrezze) o quando esprimono la rabbia (a furori)'. 9-10. U... campi: la U è associata a immagini di pace: il verde, colore tradizionalmente riposante, i movimenti ritmici in generale (cicli) e il moto ritmico e tranquillo – e tanto bello da essere sovrumano – del mare (di mari verdi divine fughe), la tranquillità di animali al pascolo. 10-11. pace... saggio: altra immagine di pace, cioè il viso calmo degli uomini di cultura, dei dotti in generale (ampio viso saggio) solcato da rughe serene (pace di rughe) provocate dallo studio profondo (alchimia: letteralmente, nella cultura del Rinascimento, la pseudoscienza – tra magia e occultismo – che mirava a trasfor- mare i metalli in oro; ma qui il termine significa in generale gli studi approfonditi e difficili, che richiedono profonda meditazione). 12. O. fondi: la lettera O evoca, probabilmente per la sua forma, l'apertura di una tromba: in questo caso la tromba degli angeli del giudizio universale nella religione cristiana, dalla quale escono profondi (fondi) suoni stridenti (stridori). 13. silenzi... Mondi: la O è associata, sempre per la forma, all'immensità dell'universo, silenzioso e attraversato (silenzi solcati) dagli angeli (nelle religioni monoteistiche) e dai corpi celesti. 14. O l'Omega: l'Omega, ultima lettera dell'alfabeto greco, allude nei Vangeli al giudizio uni-versale. – dei... raggio: sempre per la forma, la O evoca il cerchio degli occhi di qualcuno sul-la cui identità non c'è certezza interpretativa. Lettura guidata UNA POESIA OSCURA
Vocali, benché scritto nel. 1871 da un poeta diciassettenne, può essere considerato soprattutto per la sua oscurità un testo esemplarmente moderno, quasi novecentesco. La sua oscurità non dipende dalla struttura, che è molto semplice (una invocazione alle vocali è seguita dall'illustrazione delle loro caratteristiche distintive) e neppure dalla sintassi, paratattica ed elencativa, seppure complicata da qualche inversione. Il vero ostacolo, spesso insormontabile, alla comprensione è rappresentato dal fatto che ogni vocale è assodata a una serie di immagini del tutto arbitrarie. Il sonetto dunque è intraducibile, nel senso che non può essere trascritto in una "versione in prosa", cioè non può essere parafrasato, come è possibile fare quasi sempre con la poesia dell'Ottocento. Ciò significa che questa poesia si differenzia in modo radicale dalle forme dell'ordinaria comunicazione: può prendere lessico e sintassi della lingua comune, ma per costruire frasi che, se giudicate con il metro della comunicazione razionale, appaiono prive di senso. Insomma, questa e altre poesie di Rimbaud padano un linguaggio radicalmente soggettivo, irriducibile al linguaggio degli altri, e quindi incomprensibile ai profani. Potremmo dire che tale meccanismo linguistico ha molte analogie con quello che di lì a pochi decenni la psicanalisi di Sigmund Freud attribuirà all'inconscio. IL POETA-VEGGENTE
Questo modo di scrivere si comprende meglio se tiene presente la concezione della poesia e del poeta che Rimbaud enuncia in una lettera del 15 maggio 1871 all'amico Paul Demeny, divenuta celebre come "lettera del veggente": «Io dico che bisogna essere veggente, farsi veggente. Il Poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato sgretolamento di tutti i sensi. [...] Egli giunge infatti all'ignoto!». Nell'attribuire questo ruolo al poeta Rimbaud riprende e porta alle estreme conseguenze le idee dei Romantici (esplicitamente richiamati nella lettera) sulla natura del poeta e sul compito della poesia: il Poeta (l'uso della maiuscola non è casuale) è una creatura superiore, non tanto per un dono di natura, ma per una sorta di esercizio personale, di applicazione profonda e dolorosa, che gli fa vivere esperienze ignote alla gente comune e forma in lui una nuova sensibilità, lo dota di una nuova vista e di un nuovo linguaggio. Secondo Rimbaud il poeta è una sorta di profeta: ampliando e sconvolgendo le sue capacità sensoriali, infatti, egli acquisisce il dono della visionarietà. Questa qualità eccezionale gli permette di accedere all'ignoto e di descriverlo, di vedere ciò che è invisibile ai "sensi" normali e di dire ciò che non è dicibile con la lingua ordinaria. DALLE "CORRISPONDENZE" AL TRIONFO DELLA SINESTESIA
In un suo famosissimo sonetto, Corrispondenze Baudelaire aveva affermato che nel mondo della natura «i profumi, i colori e i suoni si rispondono», cioè che esistono rapporti segreti, analogie profonde tra dimensioni diverse della realtà. Rimbaud si spinge più lontano: non si limita, infatti, a sostenere che esistono delle corrispondenze tra i fenomeni naturali, ma, dando per acquisita questa idea, istituisce esplicite corrispondenze tra fenomeni naturali e altri eminentemente culturali, come i segni grafici e la loro resa fonica. A livello retorico, ciò si traduce nel predo-minio della sinestesia, cioè della figura che associa in una sola immagine o definizione elementi tratti da campi sensoriali differenti: sinestetica è la mossa fondamentale sulla quale è costruito l'intero sonetto, basata sull'associazione di una vocale (nello stesso tempo un suono e una forma grafica, che stimolano l'udito e la vista) a un colore e poi a una serie di immagini che mescolano esperienze e percezioni diverse. Ma sinestetico in senso più generale è l'occhio di Rimbaud, un occhio che distingue, ma associa, confonde, sintetizza. ___________________________
Analisi (tratto da Panebianco-Pisoni, Testi e scenari, vol. 5, pp. 360-361) Nel testo, tratto da Poesie, Rimbaud applica la poetica delle corrispondenze e delle libere associazioni analogiche: suoni, colori e forme creano immagini legate dalla musicalità del verso più che da uno sviluppo logico-razionale. Il metro dell’originale francese è di due quartine e due terzine secondo lo sch. ABBA, BAAB, CCD, EED 2. le vostre nascite latenti: le vostre origini misteriose. 3. corsetto villoso: manto peloso che ricopre il corpo di un animale. 3. delle mosche lucenti: mosche dalle ali cangianti. 5. golfi d’ombra: conche oscure. 6. lance... umbelle: lance di ghiaccio, re dai candidi mantelli,fiori dai petali a forma di ombrelli. 8. ebbrezze penitenti: deliri mistici. 9. cicli: cerchi. 11. l’alchimia: l’indagine prescientifica dei segreti della natura. Nell’antichità gli alchimisti credevano di poter trasformare in oro i metalli, il che evoca un’operazione quasi magica nella ricerca della verità. Si noti che cicli del v. 9 allude alla conoscenza dell’uomo lungo i cieli infiniti della storia e della vita, cui lo studioso ricerca il segreto. 12. suprema Tuba: la suprema tromba del giudizio universale; strani: mai uditi prima. 14. l’Omega: l’ultima lettera dell’alfabeto greco. Analisi e interpretazione Sinestesie e fonosimbolismo Il poeta accosta al suono di ogni vocale - unità minima della parola - un colore (la A è nera, la E è bianca...), che a sua volta rinvia a immagini che nascono misteriosamente, per processi inconsci, e diventano simboli di altrettanti stati d’animo. L’accostamento proviene non dall’osservazione della realtà, ma dal semplice fatto di pronunciare le vocali e dalla forza visionaria del poeta, che intende così esprimere il sorgere dal profondo delle analogie fra lettere, colori e immagini (nascite latenti), come forse avveniva all’alba dell’umanità, quando ancora le parole non erano caricate del loro valore logico. Il sonetto, suggerendo l’idea di una corrispondenza tra tutti i sensi, costituisce un classico esempio di sinestesia e di fonosimbolismo: la parola, più che per il significato, è usata per il suono che crea determinate sensazioni acustiche o visive, ovvero evoca nuovi simboli e significati che travalicano il tradizionale codice comunicativo. Il lettore è quindi catturato dalla suggestione degli elementi fonici e musicali, e dalle immagini che ne scaturiscono. L’alchimia La valenza magica della poesia emerge, anche dall’elemento, carico di suggestione storica e mistica, dell’alchimia, con cui si chiude la terza strofa. L’alchimista è rappresentato come un uomo le cui rughe sulla fronte indicano lo studio costante e ininterrotto alla ricerca della verità: per analogia, esso evoca il poeta che, tramite le sue visioni, dovrà essere capace di scoprire le sensazioni irrazionalie le realtà nascoste dietro alle apparenzee alla fenomenologia del mondo. Il suono delle vocali, la loro forma, i colori Il nero della A Il nero della vocale A richiama il corpo scuro e peloso delle mosche (sensazione visiva), la mosca richiama il ronzio (sensazione uditiva) su un corpo putrefatto (sensazione olfattiva), che suscita paura (stato d’animo) con quei golfi d’ombra evocanti il mondo delle ombre dei morti. Il bianco della E Al nero e ai toni cupi della A si contrappone il bianco della E che richiama una serie di immagini di vibrante freschezza: vapori, tende di un accampamento, cime alpestri acuminate come lance, petali leggeri che ondeggiano al vento quasi percorsi da una sensibilità umana (brividi). Il rosso della I Invece la forma sottile della I è associata dal poeta al colore rosso e a immagini di violenza (il fiotto di sangue), di splendore (le stoffe di color porpora) e di voluttà (le labbra di una donna che ride per la collera o per l’estasi della penitenza). Il verde della U La forma a cerchio della U e il colore verde evocano oggetti circolari, simbolo di perfezione, e immagini rassicuranti come la calma solennità dei golfi marini, i riflessi dei pascoli, la quiete che l’alchimia genera sulla fronte degli scienziati alla ricerca della verità. Il blu della O Infine, la O evoca la tromba del giudizio finale e il suo colore blu rinvia al silenzio celeste del moto dei pianeti o del volo degli angeli. Essa corrisponde all’ultima lettera dell’alfabeto greco ed evoca la luce degli occhi della morte (Suoi occhi), qualificati con l’aggettivo violetto, a sua volta simbolo di penitenza: come alla A e all’inizio della vita è associato il mistero della morte, così, la O chiude circolarmente il componimento nel mistico finire delle cose. Il processo associativo delle vocali A proposito di questa poesia Rimbaud stesso scrisse «... Io credevo in tutti gli incantesimi. Inventai il colore delle vocali!». La chiave per comprendere questa lirica - scrive Ivos Margoni (Margoni,1964) - «è probabilmente questa, ed è una chiave fantastica, poetica. Partendo dalle vocali come spunto e dai colori che gli suggeriscono, Rimbaud si abbandona alle associazioni icastiche (evidenti)». L’influenza delle corrispondenze di Baudelaire è particolarmente evidente e ancora fortemente sentita da Rimbaud in questa lirica. Ma se Baudelaire si limitava a constatare l’idea che colori, suoni e profumi si rispondessero all’interno dell’esperienza sensibile, Rimbaud va oltre, e sceglie di non motivare le relazioni tra parole ed evocazioni sonore e visive, in un processo del tutto personale e magico che porterà lui e la sua poetica allo «sregolamento di tutti i sensi». Solo accettando queste coordinate è «possibile essere sensibili alle misteriose connivenze psicologiche che le immagini tradiscono, ai cromatismi che impongono, alla sapiente musicalità delle frasi; altrimenti il sonetto si trasforma in un rebus fastidioso e inutile».
Postato il 21 gennaio 2011

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