09 ottobre 2010

Ai dissidenti il Nobel per la pace, ma la Cina protesta

Ecco chi è Liu Xiaobo, intellettuale del movimento Carta 08
s. i. a.
Il Nobel della Pace è stato assegnato al dissidente cinese Liu Xiaobo. Lo scrittore cinese sta scontando una condanna ad 11 anni di carcere per "istigazione alla sovversione". Liu, che già aveva trascorso lunghi periodi in galera, è stato accusato di essere tra i promotori di Carta 08, il documento favorevole alla democrazia e contrario al regime cinese, firmato da oltre duemila cittadini.
Liu era stato arrestato alla fine del 2008 ma la condanna gli fu inflitta nel giorno di Natale del 2009, probabilmente nella speranza di ridurre la copertura dei mezzi d'informazione occidentali.
Mentre l'accademia di Oslo annunciava l'assegnazione del premio, la trasmissione in diretta della rete televisiva Bbc è stata interrotta in Cina.
Subito dopo, su Twitter si è diffusa la notizia secondo la quale alcuni poliziotti cinesi si sarebbero recati nell'abitazione di Liu Xiaobo a Pechino. I poliziotti starebbero discutendo con Liu Xia, la moglie del premio Nobel, per stabilire se Liu Xiaobo potrà rilasciare dichiarazioni alla stampa. Internet è il principale mezzo di comunicazione tra i dissidenti cinesi, e spesso subisce la censura del regime.
Il governo cinese ha parlato di scelta "oscena" e "contraria ai principi del Nobel" e ha avvertito che "danneggerà i rapporti cino norvegesi". L'ambasciatore norvegese è stato convocato per protesta al ministero degli Esteri e ora Oslo teme ritorsioni economiche.
Liu Xiaobo, 54 anni, era stato condannato a undici anni di carcere il 25 dicembre scorso per "incitamento a sovvertire il potere dello stato". La moglie, Liu Xia, si è detta "orgogliosa" del premio che considera "un riconoscimento" del lavoro svolto a difesa dei diritti umani, e ha riferito che domani glielo comunicherà di persona raggiungendo il carcere della provincia di Liaoning in cui è rinchiuso. La consorte ha auspicato che il premio favorisca il rilascio di Liu Xiabao. A questo riguardo, Ue, Francia, Germania e Usa hanno chiesto alla Cina di scarcerare il premio Nobel per la pace Liu Xiaobo.
Il presidente americano, Barack Obama, ha affermato che questo premio "ci ricorda che le riforme politiche non sono andate di pari passo" con quelle economiche e che "i diritti umani fondamentali di ogni uomo, donna e bambino devono essere rispettati". Soddisfazione è stata espressa anche da Amnesty International ("siamo felicissimi") e da Human Rights Watch che la considera una vittoria per i diritti umani. Il Dalai Lama si è congratulato con Liu e ha chiesto a Pechino di rilasciarlo. Il leader spirituale tibetano insieme a Vaclav Havel e Desmond Tutu aveva sponsorizzato il premio al dissidente cinese.

Ecco la motivazioni dell'Accademia di Oslo:

"Il Comitato norvegese per il Nobel ha deciso di assegnare il premio Nobel per la pace 2010 a Liu Xiaobo per la sua lunga e non violenta battaglia in favore dei diritti umani fondamentali in Cina. Il Comitato norvegese per il Nobel ritiene da tempo che ci sia uno stretto legame tra i diritti umani e la pace. Tali diritti sono un prerequisito per la "fratellanza tra le nazioni" della quale Alfred Nobel scrisse nel suo testamento.
Nei decenni passati, la Cina ha raggiunto risultati economici difficilmente eguagliabili nella storia. Il Paese è oggi la seconda economia più grande del mondo; centinaia di milioni di persone sono state sottratte alla povertà. Anche le possibilità di partecipazione politica sono state ampliate.
Il nuovo status della Cina deve comportare una maggiore responsabilità. La Cina viola diversi accordi internazionali dei quali è firmataria, così come la sua stessa legislazione in merito ai diritti umani. L'articolo 35 della Costituzione cinese sancisce che "i cittadini della Repubblica popolare cinese godono della libertà di espressione, di stampa, di assemblea, di associazione, di corteo e di manifestazione". In pratica, è dimostrato che queste libertà sono chiaramente limitate per i cittadini cinesi.
Da oltre due decenni, Liu Xiaobo è un forte portavoce della battaglia per l'applicazione dei diritti umani fondamentali anche in Cina. Prese parte alle proteste di Tienanmen nel 1989; è stato uno degli autori promotori della Carta08, il manifesto di tali diritti in Cina che è stato pubblicato nel 60/o anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti umani, il 10 dicembre 2008. L'anno successivo, Liu è stato condannato a undici anni di prigione e a due anni di privazione di diritti politici per "aver incitato alla sovversione contro lo Stato". Liu ha ripetutamente sostenuto che questa sentenza viola sia la Costituzione cinese che i diritti umani fondamentali.
La campagna per promuovere i diritti umani universali anche in Cina è stata intrapresa da molti cinesi, sia nella stessa Cina che all'estero. Attraverso le severe punizioni inflittegli, Liu è diventato il principale simbolo dell'intera battaglia per i diritti umani in Cina".
«Il Foglio» dell'8 ottobre 2010

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