09 settembre 2010

Se vostra figlia diventa una Scene Queen

Spopolano sui social network. Esagerate e ingenue. L'ultima evoluzione dell'“emo”. Siamo andati a scoprirle all’elezione della miss più alternativa d’Italia
di Maria Egizia Fiaschetti
Scettro e diadema, sul podio della provocazione: sono le scene queen in lizza per la finalissima nel club milanese Le Quinte, dell’evento “After Skull”. Sono le reginette “emo”, tribù neo-alternativa che – nel panorama underground – sta conquistando i giovani. Proprio così: e per i genitori, basta dare un’occhiata alle foto di queste pagine – quelle della serata per la scene queen più “forte” d’Italia – per capire che stiamo parlando di una tendenza che va oltre il modo di vestire. E che incombe sui figli quando uno meno se lo aspetta. “Le regine della scena”- l’espressione più vistosa della generazione “emo”, che fonde look eccentrico e pose neo-dark da teen-ager depressi – spiccano per la cura quasi maniacale dell’immagine. Lunghi capelli ultra lisci – biondo platino, rosa fragola o con ciocche multicolori – trucco sensuale, vezzosi fermagli e accessori di ogni tipo. Il guardaroba mescola capi da groupie (le ragazze che accompagnavano le rockstar) anni '80 – leggings, mini, collant smagliati, zeppe vertiginose – sdrammatizzati con un tocco d’ingenuità: sia il peluche o l’occhialone da nerd, lo stivale modello Yeti o la treccina innocente. Insomma: se vostra figlia somiglia a un ibrido tra la Madonna di Cercasi Susan disperatamente e una bambola Winx, è molto probabile che sia proprio una scene queen. Sexy lolita formato social network? Non è questo: se la seduzione è parte del gioco, tutto si riduce – il più delle volte – al piacere del travestimento. Modelle controcorrente, a caccia di consensi tra i coetanei: a scuola e nei luoghi dello struscio, in discoteca e sul Web. Avatar di se stesse, in un certo senso, vuoi per il gusto dello sdoppiamento, vuoi per scivolare con nonchalance da un’identità all’altra. Oggi strega, domani Cappuccetto Rosso con un’unica regola: farsi notare.

SCELTE DALLE WEB-CELEBRITY - Alla finale del concorso, a Milano, otto erano le concorrenti, selezionate nelle varie tappe regionali: Ellie Rapent, Enid Raven, Putty Smile, Mara Carrion, Nemi Core, Lu The Riddle, Kleo Odd, Dynamic Pussycat. Una gara simile alla kermesse di Salsomaggiore. Ben diversa per nomi bizzarri, mise eccentriche, piglio disinibito. È toccato a una “commissione” di web-celebrity, cliccatissime sui siti di riferimento, assegnare l’ambita fascia tricolore. A indossarla, alla fine, è stata Ellie Rapent – 16 anni, meneghina – dai lunghi capelli platino, lisci all’inverosimile: un po’ parrucca, un po’ rockeuse anni Ottanta. Fascino ambiguo – grandi occhi da cerbiatta e mimica sensuale – difficile da etichettare. Ed è ancora più sfuggente il suo identikit sul social network di riferimento, Netlog, che conta 3.800 contatti e 35 mila visitatori: dall’onirico (elfi, farfalle) al pulp (l’immagine di un cuore sanguinante). Biografia lapidaria, con sferzata ai detrattori che la bollano come “just a human case”, ovvero un caso umano. «Chi lo dice», annota piccata, e in modo quasi infantile, la neo-miss, «sa di esserlo cento volte più degli altri».

ROMANA GOTICA E ROMANTICA - Ondeggia tra il gotico e il romantico – chioma rosa fragola in tono con l’abito plissé – Enid Raven, 17 anni, romana. Tra le favorite al contest, ripercorre le battute finali: «Ci hanno fatto domande di musica, sui nomi dei piercing... Ellie ha meritato la vittoria, e del resto un po’ me l’aspettavo...». Verdetto scontato? «Essere di Milano è stato un vantaggio», la sfidante ne è certa, «oltre al fatto che in giuria c’era una sua cara amica...». Dispiaciuta? «Macché! Mi sono divertita, ho ballato e stretto amicizia con le altre ragazze».
Clima disteso, insomma, tranne una nota dissonante: l’eterna rivale, Vicky Moss, promossa giurata dopo il tripudio su Internet (1.500 gli iscritti al suo fan club su Netlog, con una media di 20 mila visitatori l’anno). La scene queen lombarda – 20 anni, di “Bratzwood” (toponimo fantasioso, coniato dalle bambole Bratz) – ha fama di femme fatale. Merito della notorietà – si definisce “la ragazza italiana più popolare di Internet” – e del carattere grintoso. Guai a spodestarla, siano il trono mediatico o i favori di Cupido. «Mi ha rubato il ragazzo, così sul mio profilo ho pubblicato una foto contro di lei», racconta Enid. Timida vendetta, se non fosse che la pasionaria – nomen omen, come la ribelle top model britannica, Kate Moss – si è inviperita. «Ha minacciato di picchiarmi, per cui mi aspettavo il benservito», sostiene la quasi coetanea, che fino all’ultimo ha temuto il colpo basso.

IL PIACERE DELL’ECCESSO - Invece tutto è filato liscio: se la ruggine rimane, almeno l’apparenza è salva. Niente accapigliamenti o graffi ferini, nonostante la tempra esplosiva: sì, perché l’emo-girl non teme gli eccessi. Noncurante delle critiche, sfoggia ciocche fluorescenti, collant smagliati, piercing e tatuaggi. Silfide sexy-noir e icona di ambiguità: un po’ maliarda, un po’ cartoon. Trasformista dell’immagine, oggi peluche domani dark lady. Modella sopra le righe, in posa sul Web: défilé virtuale, book fotografico, community adorante. A dettare lo stile, come sempre, sono i social network: Netlog, Facebook, Myspace, Buzznet. Dall’olimpo digitale al sottobosco underground, la scene queen rivoluziona l’estetica: angelica e luciferina. L’importante è che sia fuori dai canoni. Ed è con una buona dose di audacia che le otto finaliste sono approdate a Milano: tempestate di battute spesso pruriginose, come nella tappa romana di “After Skull”.
Sul palco si sono affrontate, senza censure, Chris Smoke, Enid Raven, Kira Heroine, Material Meddy, Shonny Luxury: nomi equivoci, dall’aroma zuccheroso con retrogusto al veleno. «Heroine come la droga?», è la domanda a bruciapelo urlata dal pubblico. «No, mi piace come suona...», la replica suggeritale dal pierre smaliziato, «questione di assonanza...». Più difficile districarsi con il “question time” a sfondo sessuale, votato con applausometro. Bando ai tabù e outing a scena aperta. «Sei etero, gay o bisex?». «Etero, ma dopo l’ultimo tradimento ho pensato di diventare omosessuale... », è la candida confessione dell’aspirante miss.
A microfono spento, però, Enid non è poi così sfrontata. Look da lolita rétro – abito di chiffon acquistato su eBay, tacco quindici, viso incipriato – sogna un futuro da modella ma coltiva interessi paralleli: «Sono appassionata di lingue orientali, suono la chitarra, la batteria e canto in un gruppo». Eclettica come Princy Lust – 23 anni, di Lugano – che studia teologia e filosofia all’università. «Non amo pavoneggiarmi, ostentare», assicura, «e non sono tra quelle che si vantano di essere odiate».

C’è CHI CONTA 37MILA “AMICI” - Diva per caso, 37mila amici su Netlog, oltre 500mila visitatori, ammette: «Mi sono iscritta due anni fa e il successo è stato casuale, forse piaccio perché non sono il clone di nessuno ». Inviti come ospite televisiva, sfilate e una linea di abbigliamento tutta sua: «Il ricavato andrà al Wwf per la salvaguardia degli oranghi». Camaleontica – rosa shocking o total black – spazia dal (quasi) fetish all’eleganza anni 50. Il suo mito? «Coco Chanel». E sulle fogge iperboliche di molte adolescenti avverte: «L’esibizionismo può essere un modo per nascondere l’insicurezza». Barbie Xanax, ventiduenne romana, ironizza sulla nevrosi da “più bella del reame” rispolverando il marchio di un noto ansiolitico. Opinionista nel programma Vite Reali su Rai4, interpreta così l’exploit del fenomeno scene queen: «È un’evoluzione del genere lolita. Bellezze acerbe, pre-adolescenziali, con caratteristiche femminili esasperate». Per la serie: piccole donne crescono, tra maschere d’irriverenza e disperata ricerca di attenzione.
«Corriere della Sera» dell'8 settembre 2010

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