27 settembre 2010

L'apparenza non inganna

di Massimo Gramellini
Noi cultori della davantologia - convinti che la verità non si nasconda in un cassetto ma, come la lettera rubata di Edgar Allan Poe, sia in bella vista sulla scrivania - salutiamo con un ghigno di malcelata soddisfazione l’arresto dell’ex arbitro ecuadoriano Byron Moreno, pizzicato all’aeroporto di New York con sei chili di eroina nelle mutande. Quando Moreno apparve nella nostra vita, ai Mondiali coreani del 2002, ci bastò la sua faccia porcina via satellite per capire che avrebbe espulso Totti e annullato agli azzurri un gol regolare. Il resto fu una conseguenza inesorabile: la crociera-premio, l’improvvisa agiatezza culminata nel ripianamento di debiti ancestrali e nell’acquisto di una Chevrolet particolarmente sgargiante, i 12 minuti di recupero regalati alla squadra della città di cui intendeva diventare sindaco, l’ospitata triste in uno show di Raidue con Carmen Russo. E adesso le mutande strafatte. Uno così non poteva che finire così. O vi immaginavate di trovarlo in qualche baracca di Haiti a espiare i suoi peccati soccorrendo terremotati?
L’apparenza non inganna. Bisogna imparare a darle retta. Hitler, per dire, aveva già raccontato lo sterminio degli ebrei nel Mein Kampf. Troppo spesso mettiamo la sordina al nostro intuito infallibile per smarrirci fra le trappole della dietrologia. Invece le cose e le persone sono come appaiono. Quel politico, capufficio o aspirante fidanzato che vi sembra un bugiardo, mentre gli altri vi dicono che è un sognatore, fidatevi, novantanove volte su cento è un bugiardo. La centesima anche peggio.
«La Stampa» del 23 settembre 2010

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