10 luglio 2010

«Tolleranza zero per i sacerdoti Ma papà e nonni?»

«Chi ha sbagliato deve pagare Certo, se si tratta di un prete, il delitto risulta ancora più odioso. Ma quando tutto ciò avviene in famiglia, vorrei vedere la stessa indignazione»
s. i. a.
Don Di Noto: contro l’orrore fermezza per tutti
«Questi sacerdoti che si sono macchiati del gravissimo rea­to di pedofilia hanno reso ver­gogna a se stessi e alla Chiesa tutta». Non prova a giustificare, don Fortu­nato Di Noto, parroco in Sicilia, da vent’anni 'cacciatore' di pedofili e sostegno per le vit­time con la sua associazione Meter. «Qual­cuno ha provato a minimizzare, ha parlato di 'scivoloni' o di 'debolezze': no, sono fatti gravissimi. Chi ha sbagliato deve prendersi le sue responsabilità e pagare, prima di tutto davanti a Dio e alla propria coscienza, poi davanti alla giusti­zia, ai bambini e alle loro famiglie, ma in­fine anche davanti alla Chiesa, che ­non dimentichia­molo - è parte lesa».
Lo si dimentica spesso, invece: la Chiesa, l’istituzione che nel Dna porta scritta la difesa dei più piccoli e dei fra­gili, fondata sui se­veri dettami d’amo­re di Gesù (Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina..., Matteo 18,6), «è preoc­cupata del danno ai bambini, prima che ai preti - sottolinea don Di Noto - , ovviamente a maggior ragione quando l’abuso avviene da parte di un sacerdote. Il concetto che og­gi si fatica a far passare è proprio questo: la Chiesa sta rispondendo con energia non per il fatto che esistono i sacerdoti pedofili, ma perché ha sempre lottato per proteggere l’in­fanzia e in generale i bisognosi».
Quando il reato avviene al suo interno, dun­que, la ferita sanguina più copiosa. Facile immaginare, ad esempio, quanto una co­munità parrocchiale soffra quando il suo parroco viene accusato di un crimine così orrendo, nel caso risulti davvero colpevole.
«Per questo non chiedo sconti, anzi, penso che, come ha detto il Papa, i vescovi debba­no essere fermissimi nel portare alla luce con verità e coraggio questi casi e reagire con decisione nella loro azione pastorale ­continua Di Noto - , però pretendo che lo stesso sforzo, urgentissimo e necessario, ri­guardi tutto l’orrore della pedofilia, non solo la minima percentuale che coinvolge i pre­ti ». Invece quale Stato ha fatto altrettanto e con la forza del Papa? Quale altra confessio­ne religiosa? Tenuto conto che in Italia si re­gistrano circa 21mila casi di pedofilia ogni anno e che nell’ultimo decennio i casi di a­busi da parte di preti italiani sono un centi­naio, è chiaro che la piaga è dilagante altro­ve.
Premesso che per la Chiesa anche un solo prete colpevole è un abisso di sconforto e grida giustizia, lo strazio delle vittime non guarda da dove venga l’abuso: sarebbe ora che la tolleranza zero imposta con forza straordinaria dal Papa trovasse pari vigore nelle istituzioni laiche e nei governi. «Ogni mese Meter denuncia alle procure italiane e straniere in media seicento siti che, alla luce del sole, svendono un vero inferno senza che nessuno faccia niente - dice don Di No­to - . Vi si vedono adulti che stuprano e sevi­ziano a volto scoperto anche neonati, persi­no padri che violentano le proprie figlie. Ab­biamo chiesto che vengano ufficialmente divulgati i volti degli aguzzini con la scritta 'wanted', ma nessuno si muove». E i me­dia?
Nessuno scandalo, nemmeno una 'bre­ve' sui giornali, come se dei bambini in realtà non interessasse poi tanto. Quello che interessa è l’abusatore, sempre che sia prete. Anche se, da recenti approfondimenti basati sui fatti, nel grande gorgo della pedofilia mondiale i religiosi sarebbero responsabili al 3%. L’altro 97% è 'derubricato', non si ne parla affatto. «È grave perché quando nella lotta alla pedofilia subentra una lotta ideolo­gica, la prima è sconfitta. E meno male che è venuto fuori questo scandalo tra noi preti ­sorride Di Noto - così chi fino a oggi legitti­mava la pedofilia come un diritto ora invece grida a gran voce...». Non occorre andare lontano, basta sfogliare i giornali di dieci an­ni fa per leggere ad esempio che 'in uno Sta­to di diritto essere pedofili o sostenerne la legittimità non può essere considerato rea­to' e la pedofilia è solo 'una preferenza ses­suale' (1998, documento del Partito Radica­le contro la legge 269). O per ritrovare politi­ci e intellettuali di spicco, oggi giustamente severissimi, ma che pochi anni or sono par­lavano della pedofilia come del 'diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad a­vere rapporti tra loro, o con gli adulti'.
E a proposito di leggi, «aspettiamo ancora la ratifica delle norme che puniscono l’istiga­zione e l’apologia della violenza sui bambi­ni », ricorda Di Noto. C’è una proposta di leg­ge firmata da 160 deputati bipartisan che giace dimenticata, così come la Convenzio­ne di Lanzarote, che chiede pene più aspre: «Nell’attesa la Polizia delle Comunicazioni ha già le indagini impacchettate ma non può agire».
«Ogni mese denunciamo 600 nuovi siti con immagini spaventose. Ma troppo spesso sui giornali non compare neppure una 'breve'» «Nessuno sconto nella Chiesa, ma anche le istituzioni laiche e i governi dovrebbero mostrare lo stesso impegno per arginare questa piaga dilagante»
«Avvenire» del 10 luglio 2010

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