16 luglio 2010

Al via il progetto "Qualità e merito": così Gelmini dà i voti ai docenti

Pagelle in arrivo per scuole e insegnanti. Borse di studio al merito e studenti sottoposti a test per valutare l'operato dei prof. Il ministro illustra la strada che la scuola percorrerà nei prossimi anni. Per arrivare a una classifica delle medie e delle superiori
di Salvo Intravaia
Pagelle in arrivo per scuole e insegnanti. Ma non solo: borse di studio in base al merito, e non più in base al reddito, e studenti sottoposti a test oggettivi standard due volte all'anno, per verificare proprio l'operato degli insegnanti. Insomma: niente più fannulloni dietro la cattedra. Il tutto sarà accompagnato da un (probabile) ulteriore taglio alle ore di lezione. Nel presentare oggi il progetto "Qualità e merito", il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ha indicato la strada che percorrerà la scuola italiana nei prossimi anni. E cioè: più qualità e meno quantità e, soprattutto, largo al merito. Ad affiancare la Gelmini in futuro ci sarà Roger Abravanel, autore del saggio Meritocrazia. Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto.
Per fare questo, già dal prossimo mese di settembre gli alunni delle scuole medie verranno sottoposti a due diversi test Invalsi standardizzati: il primo in ingresso (all'inizio dell'anno scolastico) e il secondo a fine anno. Il progetto è alle sue battute iniziali, ma è chiaro l'obiettivo del governo: tra pochi anni, sarà pronta la classifica delle scuole medie e anche quella delle scuole superiori. "Da settembre - fa sapere il ministro - con il nuovo anno scolastico (2010/2011), il progetto coinvolgerà mille scuole medie e, dal 2011/2012, anche la scuola superiore. Entro il 2013 il 50% delle scuole medie sarà interessato dai test. Dal 2013 in poi - aggiunge - il Piano sarà esteso gradualmente a tutte le scuole medie italiane".
Ma di che cosa si tratta? "Conclusa la prima fase del processo di riforma della scuola - spiega il ministro - il prossimo obiettivo da raggiungere è migliorare la qualità del sistema educativo". E lo strumento principe per fare decollare il nostro sistema-scuola sarà il test. "I test - sostiene Gelmini - permetteranno di rilevare le carenze di ogni singolo studente e di pianificare azioni mirate per colmare le lacune dimostrate". E in più "sarà possibile iniziare a valutare oggettivamente i rendimenti delle singole classi" in modo da "valorizzare l'autonomia scolastica, poiché darà agli istituti la possibilità di valutare i propri risultati e avviare un processo di miglioramento della qualità dell'insegnamento". Ma che consentiranno anche di promuovere la meritocrazia. "L'erogazione di borse di studio - fa notare la Gelmini - da assegnare agli studenti particolarmente meritevoli non può prescindere da una valutazione imparziale e credibile delle competenze dei ragazzi".
Un primo passo per creare "un sistema nazionale di valutazione che sarà pienamente attivo con il completamento del corpo ispettivo, previsto nei prossimi mesi". E alla fine le "scuole saranno finalmente valutate su base oggettiva e sarà costituito un ranking nazionale degli istituti migliori". Un po' come avviene per gli atenei. Al centro del processo saranno ovviamente gli insegnanti, che dovranno sbracciarsi per rendere efficace la loro azione educativa. "Quest'anno - prosegue la Gelmini - i test hanno impegnato 17.600 studenti, verificando le competenze solo per quanto riguarda la Matematica. Dall'anno prossimo i ragazzi interessati saranno 50 mila e verranno esaminati anche sull'Italiano. I docenti coinvolti aumenteranno da 770 a 2 mila, assistiti da 200 tutor rispetto ai 68 dell'anno scorso".
Secondo la coppia Gelmini-Abravanel dirottare il sistema scolastico verso la valutazione è necessario perché la "crisi che ha colpito l'economia mondiale ha evidenziato la necessità di un sistema d'istruzione in grado di fornire le competenze necessarie per affrontare la competizione internazionale e riprendere la strada della crescita". Obiettivo che non può essere raggiunto "senza l'introduzione di meccanismi e prove di valutazione oggettive elaborate sulla base di parametri standard ed internazionali: l'Italia è ormai l'ultimo paese in Europa nel quale la valutazione degli apprendimenti rappresenta esclusivamente un "fatto interno", che si realizza cioè tra l'insegnante e lo studente attraverso criteri del tutto soggettivi".
I paesi che nei test Ocse-Pisa, rivolti agli studenti delle scuole medie, raggiungono i migliori risultati, ricorda il ministro, hanno anche un Pil pro capite più alto. E non è una questione di ore passate a scuola: "l'Italia ha il maggior numero di ore di insegnamento e allo stesso tempo i risultati più scarsi". "In passato - conclude il ministro - il criterio privilegiato dal sistema educativo del nostro Paese è stato la quantità. Questa scelta non ha affatto contribuito al successo scolastico degli studenti. Non è importante dunque quanto tempo gli studenti trascorrono a scuola, ma come investono il proprio tempo tra i banchi. E' evidente dunque che l'unica strada percorribile è migliorare la qualità del sistema, attraverso meccanismi di valutazione oggettiva".
Ma l'opposizione dissente. "Prove standardizzate come quelle che l'Invalsi ha somministrato quest'anno all'esame di terza media - dichiara la senatrice del Pd, Mariangela Bastico - sono ampiamente estranee alle modalità della didattica d'aula volta alle conoscenze e non alle competenze misurate in queste prove. Quindi, questi test daranno sempre i risultati falsati". "Inoltre - aggiunge Bastico - credo che la valutazione debba far comprendere quali siano gli elementi di sistema per cui alcune scuole hanno una riconosciuta qualità e danno buoni risultati ed altre no".
Una valutazione che, secondo la parlamentare, "deve essere rivolta all'organizzazione nel suo complesso e non solo ai singoli ragazzi e ai singoli docenti". "Non vorrei - conclude - che questi test servissero per un altra campagna pubblicitaria del ministro Gelmini legata alla meritocrazia o un altra occasione per gettare fango sugli insegnanti e sulla scuola. Se così non è, allora il ministro venga nelle Commissioni parlamentari competi per un confronto approfondito e costruttivo".
«La Repubblica» del 15 luglio 2010

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