25 giugno 2010

"Per la mia generazione la privacy non è un valore"

Il fondatore di Facebook: "Abbiamo rimesso al centro del nostro lavoro il motivo stesso dell'esistenza di internet:, la connessione fra persone"

di Ernesto Assante
L'aria simpatica, a dire il vero, non ce l'ha. E non è nemmeno particolarmente affascinante, o carismatico. Mark Zuckerberg sembra un qualsiasi ragazzo di poco meno di trent'anni, leggero, semplice, imbarazzato, addirittura timido, non propriamente a suo agio in un'intervista. Eppure e a capo di un impero, quello di Facebook, che in soli sei anni ha cambiato le regole del gioco in rete, trasformando il suo piccolo social network universitario in una piattaforma di comunicazione planetaria.

Mr. Zuckerberg, pensava davvero di arrivare a tanto quando ha iniziato?
"Francamente no. Ma a ben guardare non credo ci sia nulla di particolarmente strano, perché faccio parte di una generazione diversa dalle altre, la prima ad essere cresciuta con Internet. Sono stato abituato fin da piccolo a vedere cose nuove, tecnologie interessanti, cresciuto con Napster, Wikipedia, Aol, e tutto il resto. Facebook è un' evoluzione naturale, perché non fa altro che rimettere al centro il motivo stesso della esistenza di Internet, la connessione tra persone. E si sta trasformando in altre cose. E' un momento fantastico, non credo che finirà presto".

Immagina un momento analogo nella storia?
"Forse quello che si è avuto quando è arrivata la televisione. Ma neanche questo è un paragone corretto, perché la tv è unidirezionale, mentre il web ti consente una forma di partecipazione assolutamente inedita, ti consente di entrare in contatto con tutti, partecipi alle discussioni anche con il governo, e questo non è mai accaduto prima. Ed è solo l'inizio di ulteriori cambiamenti perché man mano Internet diventa un esperienza sempre più personale".

E come si evolverà Facebook?
"Sarà l'evoluzione che i nostri utenti vorranno. La nostra filosofia è quella di costruire prodotti attorno ai desideri e le necessità della gente, non vogliamo imporre nulla. Ed in questo la personalizzazione sarà determinante, così come i social plugins"

Cosa sono?
"Sono dei widget che con un semplice "drag and drop" puoi aggiungere al tuo sito e ti consentono di interagire con i tuoi amici o quelli che frequentano il sito. I primi dati sono incoraggianti, potrebbero essere una novità interessante".

Il tema della privacy rivestirà un'importanza sempre maggiore.
"Certamente. Ma bisogna capire che le cose sono molto cambiate negli ultimi sei anni. E che il concetto di privacy che ho io non è lo stesso che ha mio padre ed è diverso anche da quello di una ragazzo di quattordici anni. Sei anni fa nessuno voleva che le proprie informazioni personali fossero sul web, oggi il numero delle persone che rende disponibile il proprio cellulare su Facebook è impressionante. Per i miei genitori la privacy era un valore, per i miei coetanei condividere è un valore. Per noi i controlli sulla privacy sono sempre stati importanti, fin dall'inizio, se abbiamo commesso quale errore lo abbiamo immediatamente corretto. Il dialogo con i nostri utenti è fondamentale, quello che è accaduto è che la gente ha posto delle domande giuste e che noi abbiamo raccolto il loro feedback rendendo tutto più semplice e comprensibile".

Quanto posso essere sicuro che quello che metto su Facebook resta mio?
"Tutto quello che la gente mette sul sito è suo. Ognuno decide liberamente cosa fare dei propri dati. Vogliamo che il nostro sia un ambiente sicuro, dove anche il rapporto con i partners e le aziende sia chiaro a tutti".

Il vostro sta diventando anche un business di successo.
"Siamo stati fortunati, molte aziende ci mettono anni per affermare il loro prodotto, noi ci abbiamo messo pochissimo, è esploso per suo conto. Negli ultimi anni molte aziende hanno sperimentato con Facebook, adesso non sono più sperimentazioni, le cose funzionano, e le aziende lavorano con noi su campagne particolari. Le dimensioni del mercato che serviamo sono molto ampie e possono diventarlo ancora di più. La pubblicità cambierà completamente in funzione dei social network, diventerà sempre più interattiva e personalizzata. Quello che possiamo fare non è cercare di fare più soldi oggi ma di costruire basi solide per i guadagni di domani, siamo in una ottima posizione per lavorare con le aziende e gli utenti nella maniera migliore".

C'è chi pensa che vi stiate trasformando in una media company...
"No, siamo un azienda di tecnologie. Ma è vero anche che siamo una cosa nuova rispetto alle aziende del passato. Siamo una "media technology company", costruiamo tecnologie ma vendiamo media. Del resto tutti stanno cambiando in questo senso, anche Apple e Microsoft".

A cosa è dovuto questo cambiamento?
"Al fatto che tutto si è frammentato. Sei anni fa era ragionevole partire costruendo un sito web, oggi devi pensare ai computer, ai tablet, agli smartphone, ai televisori digitali, alle console per giochi. Quando la gente pensa a una piattaforma la pensa ancora in maniera verticale, quella che noi cerchiamo di costruire e invece una piattaforma orizzontale, un ambiente in cui la gente può entrare da ogni terminale".
«La Repubblica» del 23 giugno 2010

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