22 giugno 2010

La nuova resistenza democratica inizia unendosi ai partigiani dell'Anpi

Mi sembra interessante segnalare quanto si sospettava da qualche anno: ormai di partigiani non ce ne sono quasi più. Che fare con una bella associazione? Semplice: da associazione storica, la facciamo diventare politica, per andare contro la destra.
E i partigiani? Ma chi se li ricorda più ...

di Stefania Scateni

Non è tempo di stare alla finestra. Non è tempo di indifferenza né di ignavia, tantomeno di accidia. E' tempo di trasformare lo sconcerto, la rabbia e la paura, di scegliere se continuare ad affannarsi per nuotare in una marmellata culturale e politica che confonde verità e menzogna, libertà e sopruso, sfigurando il tutto in un grande schermo azzurro e piatto, oppure tirarsi fuori dal blob e dare aria al cervello. In poche parole, prendere posizione. C'è bisogno di rivivere il significato morale, prima ancora che politico, dell'antifascismo e della nostra Costituzione democratica. La ricchezza dell'insegnamento che ci arriva dalle donne e gli uomini che si sono schierati e hanno combattuto per costruirla vanno coltivati e ripresi, insegnati, testimoniati di nuovo.
Molti ragazzi italiani (come ci ha raccontato il 9 giugno Gabriella Gallozzi su questo giornale) lo hanno fatto iscrivendosi all'Anpi: tanti nuovi “antifascisti”, “volontari per la democrazia” nell’Associazione nazionale dei partigiani che, negli ultimi anni, ha aperto le porte anche a chi la Resistenza non l’ha vissuta. I partigiani hanno passato così il testimone a 110mila nuovi resistenti per continuare a far vivere la memoria della lotta per la democrazia, messa a rischio dalla graduale scomparsa dei protagonisti e dal violento revisionismo di regime. L'Anpi lancia inoltre una campagna con il coinvolgimento di artisti, scrittori e intellettuali. Nata da un'idea di Concita De Gregorio e Dacia Maraini, l’iniziativa è stata presentata ieri nella sede nazionale dell'Associazione.
Dacia Maraini ha citato un discorso agli studenti milanesi di Piero Calamandrei (1955): “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione”. Concita De Gregorio ha spiegato quanto sia fondamentale parlare ai ragazzi di chi ha combattuto per le libertà di cui godono oggi, e spiegare loro la Costituzione: “Il futuro non è più quello di una volta, è necessario incarnare nel presente lo spirito della Resistenza. Una Resistenza personale, privata, che può coincidere con una forma di Resistenza pubblica, collettiva”. Non erano sole ieri mattina all'Anpi.
“Mi iscrivo all'Anpi perché la Resistenza non sia solo memoria del passato ma esercizio del presente”. Con questa motivazione, scelta per la campagna, si sono iscritti Andrea Camilleri, Giuliano Montaldo, Giancarlo De Cataldo, Romana Petri, Rosetta Loy, Fabrizio Gifuni, Simona Marchini, Sandra Petrignani, Fabio Bussotti, Simone Cristicchi, Fiorella Mannoia, Mario Monicelli, Neri Marcorè, Emma Dante, Marco Paolini, Gigi Proietti, Moni Ovadia, Ugo Gregoretti, Marco Bellocchio, Giorgia, Monica Guerritore, Sabrina Ferilli, Massimo Carlotto, Emma Dante, Roberta Torre, Irene Grandi, Matteo Garrone, Francesca Archibugi, Valentina Carnelutti, Emanuela Giordano, Beppe Sebaste, Lidia Ravera, Silvia Nono, Flavia Gentili, Italo Spinelli, Francesca Comencini, Cristina Comencini, ellekappa, Staino, Liliana Cavani, Serena Dandini, Riccardo Milani, Piera Degli Esposti, Vincenzo Cerami, Ascanio Celestini, Margherita Hack, Eugenio Finardi, Lucio Villari, Pierluigi Meneghetti, Mario Prosperi, Rossella Or, Lisa Ginzburg, Luca Archibugi, Nadia Urbinati, Roberto Citran.
Molti erano presenti, nella stracolma sala dell'Anpi dove a fare gli onori di casa c'erano due partigiani, i vicepresidenti dell'Associazione Armando Cossutta e Marisa Ombra. Non li citiamo tutti. Giuliano Montaldo ha raccontato quando, il 24 aprile 1945, a Genova stavano stampando la prima Unità del dopoguerra, e con altri fece da “spago” per portare l'edizione agli operai dell'Ansaldo: un solo foglio, titolo “Genova è libera”. Moni Ovadia ha ribadito come la Resistenza sia al di là di destra e sinistra: ha fondato e sancito la nostra democrazia, nata da valori eternamente laici, universali, eterni. “Bisognerebbe celebrare il 25 aprile cominciando il 24 con una cena in cui si spezzi il pane della libertà. Quella che ci aspetta è una battaglia di tipo sacrale, per ridare una sacralità laica alla democrazia, basata su valori non negoziabili ed eterni”. Sacro come la narrazione e come la testimonianza: Giancarlo De Cataldo lamenta come la sinistra abbia consegnato i simboli alla destra, e sottolinea l'importanza mitopoietica della Resistenza. Le storie sono necessarie, raccontano il mondo e noi stessi. Così Beppe Sebaste, figlio di partigiani di Parma, sottolinea l'importanza della narrazione e del suo tramandarsi: “la testimonianza è una grande responsabilità, tramite un racconto diventiamo testimoni, persone che hanno cioè il dono della presenza, che mantengono vivi eventi accaduti in altri luoghi e in altri tempi”. Quanta differenza ci sia tra lo ieri dei partigiani e l'oggi dei “nuovi resistenti” lo spiega Armando Cossutta, quando chiude la conferenza con un ricordo personale. “Oggi combattere per la Costituzione è più difficile di allora. Fui incarcerato, messo al muro insieme a dei compagni per essere fucilati, ma non avevo paura, non avevamo paura. Avevamo la certezza di contribuire a costruire un orizzonte visibile e giusto. Oggi non si vede questa luce all'orizzonte”.

«L'Unità» del 22 giugno 2010

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