22 giugno 2010

Alti e bassi dell'economia della felicità

Eurostat: anche se il reddito cresce tanto, la soddisfazione media resta stabile nel tempo
di Mauro Maggioni e Michele Pellizzari
Recentemente, grazie alla disponibilità di informazioni raccolte da sociologi e psicologi, alcuni economisti si sono interessati a studiare e comparare il benessere e la felicità degli individui. Uno dei risultati più interessanti che emerge dalle (poche) ricerche economiche sulla felicità rivela che nel lungo periodo mentre il reddito pro capite aumentava costantemente, la felicità è rimasta sostanzialmente invariata. I dati provengono dalle indagini Eurostat-Eurobarometro in cui si chiede: ''Nel complesso, considera la sua vita molto soddisfacente, abbastanza soddisfacente, non molto soddisfacente o per niente soddisfacente?''.
Le risposte sono ordinate da 1 a 4 (1: per niente soddisfacente; 4: molto soddisfacente) e coprono il periodo dal 1975 al 1992. Nonostante le molte oscillazioni, la soddisfazione media riportata dagli europei era, nel 1992, praticamente allo stesso livello di 20 anni prima, a fronte di un considerevole aumento del reddito pro capite nello stesso periodo. Risultati molto simili si ottengono anche per gli Stati Uniti. Questi dati sollevano naturalmente molti dubbi sulla loro qualità e tuttavia, senza entrare nel dettaglio, numerosi studi provenienti da altre discipline come la psicologia e la neurologia ne supportano l'attendibilità. Citiamo solo la critica che a noi pare più comune e che si potrebbe formulare come segue: in realtà ognuno si dichiara soddisfatto in relazione a ciò che può realisticamente ottenere, di conseguenza oggi siamo effettivamente più felici di 20 anni fa ma non ci riteniamo tali perche' le nostre aspettative sono cambiate, migliorate, e desideriamo sempre di più. Esistono diverse risposte a questa critica. In primo luogo, se così fosse, almeno persone nate negli stessi anni dovrebbero mostrare una crescita nel tempo della felicità riportata soggettivamente. I dati mostrano invece che, anche suddividendo il campione per coorti di nascita, la felicità riportata non cresce significativamente nel tempo. Inoltre, misure meno soggettive del benessere, come la percentuale di persone affette da depressione o il numero di suicidi, seguono andamenti molto simili alle risposte soggettive sulla felicità e sulla soddisfazione. Ma allora cosa ci rende felici? Studi che confrontano felicità e soddisfazione di persone simili indicano, con tutte le riserve del caso, che sono molte le fonti di felicità e infelicità: gli occupati sono molto più felici dei disoccupati, la sicurezza del posto di lavoro rende meno stressati e più felici, chi ha una famiglia stabile è più felice dei separati/divorziati, ma anche vivere in una città con poca povertà e poche disuguaglianze sembra rendere più felici. I soldi non danno la felicità? Forse è proprio così.
* ricercatori presso la Fondazione Rodolfo Debenedetti
«La Stampa» del 15 maggio 2003

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